tag:blogger.com,1999:blog-48398633851103160302024-02-21T03:58:38.717-08:00TeleRadioMaAdrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.comBlogger66125tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-40648626075991647482022-09-19T06:04:00.005-07:002022-09-21T12:47:07.089-07:00Arriva Paramount +. L'ennesimo streaming in un sistema che sta per esplodere<div><span style="font-family: arial;"><span style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvF-Fy1Rm5hGKghblKdxc6nbLFSVY8UAktl6KRRKbwK8IWkyEioyCubnVU_d9bzypmimMepxqBFyzGcjM8qEmQKTWVmXx4TvNhLj6kkTTw9GtXdhPKu8lDSyfNJd7x3YsKyIc5LwPW4Xru-zGwsJD2hdM7Ss9UQd2NgujytQ0IkAgsXjWG6pvz-UkV4A/s943/155414-tv-news-feature-paramount-plus-launch-date-cost-tv-shows-and-movies-image3-q6mv2jjfsb.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="943" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvF-Fy1Rm5hGKghblKdxc6nbLFSVY8UAktl6KRRKbwK8IWkyEioyCubnVU_d9bzypmimMepxqBFyzGcjM8qEmQKTWVmXx4TvNhLj6kkTTw9GtXdhPKu8lDSyfNJd7x3YsKyIc5LwPW4Xru-zGwsJD2hdM7Ss9UQd2NgujytQ0IkAgsXjWG6pvz-UkV4A/w397-h266/155414-tv-news-feature-paramount-plus-launch-date-cost-tv-shows-and-movies-image3-q6mv2jjfsb.jpeg" width="397" /></a></div><br />Siete pronti a sborsare 10 euro per l’ennesimo servizio di streaming che ci promette un ampio catalogo di film, telefilm e show di cui la maggior parte di questi neanche guarderemo?<br /><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"> </span></div></span><div style="text-align: justify;">Pochi giorni fa è arrivato anche in Italia Paramount +. L’ennesimo servizio di streaming dell'omonimo colosso statunitense, che per il lancio in Italia ha anche ingaggiato attori del calibro di Carlo Verdone e Roberto Benigni.</div><o:p><div style="text-align: justify;"> </div></o:p><div style="text-align: justify;">Fa impressione il fatto che in un paese relativamente piccolo come è l’Italia, i grandi colossi dell’intrattenimento si siano buttati a capofitto nel mercato dello streaming, portando ad un’eccessiva frammentazione del mercato con l’ormai serio rischio di far saltare in aria tutto (i conti di Netflix parlano chiaro).</div><o:p> <br /><div style="text-align: justify;">Ormai sono palesi agli occhi di molti numerose criticità su questi servizi e i dubbi sul fatto che un sistema del genere possa reggere a lungo anche in previsione dell’arrivo di ulteriori player.<span><a name='more'></a></span></div></o:p></span><div style="text-align: left;"><br /></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Frammentazione del mercato</span></h2><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;">Prima dell’arrivo di Netflix il mercato dello streaming in Italia era praticamente inesistente. C’erano le sperimentazioni di Rai (Rai.tv) ed Infinity (che inizialmente aveva un catalogo molto misero e dei prezzi poco competitivi). Al contrario le Pay tv Sky e Mediaset Premium andavano fortissimo.</div><div style="text-align: justify;">Netflix ha portato una rivoluzione. Un catalogo sterminato di titoli ad un prezzo contenuto. </div></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Col tempo arrivarono anche altre piattaforme ed il sistema sembrava davvero mettere a rischio il mercato della pay tv. Anche gli altri player hanno sentito il bisogno di aprire il loro servizio di streaming (su tutti Disney, che al suon di acquisizioni e di chiusure di canali lineari) ha creato il suo servizio di streaming.</span></div><div><span style="font-family: arial;"><br /><div style="text-align: justify;">Attualmente il mercato dello streaming in Italia è composto da più di una decina di player: Rai play, Infinity, Netfix, Now, DAZN, Prime video, Timvision, Chili, Pluto tv, Apple tv, Paramount +, Discovery + (per citare i più noti). Tanti attori significa un’eccessiva frammentazione dei contenuti. Maggiore concorrenza vuole dire contenuti disseminati qua e la (capita di vedere stagioni di un determinato serial distribuiti su più piaffaforme).</div><div style="text-align: justify;">Maggior quantità non vuol dire maggior risparmio.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></span><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Tutt’altro che economico</span></h2><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;">Quando i servizi di streaming sono arrivati nel nostro paese si è parlato di una riduzione dei prezzi rispetto al monopolio di Sky. Tutto vero, se solo il mercato dello streaming fosse dominato da 2 – 3 player massimo. Invece qualsiasi produttore e distributore ha aperto (o è in previsione di farlo) il suo servizio di streaming. Tutti vogliono una fetta di quella che è la moda televisiva del momento.</div></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Tuttavia, ipotizzando un costo medio di 10 euro mensili (alcuni portali costano meno, altri molto di più) per ogni abbonamento, l’utente medio dovrà sborsare una cifra che varia dai 50 euro ai 150 euro mensili: molto più di quanto costa un pacchetto completo di una pay tv. Costo a cui va abbinata una buona connessione in fibra ottica.</span></div></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">E per chi obietta che gli abbonamenti si possono comprare "in società" tra gli amici, dovrebbe sapere che quello tecnicamente sarebbe un'illecito al quale i player dello streaming stanno cercando di porre un limite.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Sconfiggono la pirateria? Una fesseria!</span></h2><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;">L'avvento di Netflix è stato salutato da molti come un <b>argine alla pirateria</b> così come è successo con lo streaming musicale di Spotify. </div><div style="text-align: justify;">Lo streaming video non è riuscito e non riuscirà nell’impresa a causa dell’eccessiva frammentazione e degli alti costi. Ragioniamo: Spotify contiene ad un prezzo irrisorio la maggior parte della produzione musicale mainstream e non esistente nella faccia della terra (oltre ad una serie di podcast prodotti per la piattaforma). Se ogni etichetta musicale si fosse creata il proprio servizio di streaming, magari distribuendo i contenuti di un determinato cantante su 10 o 15 piattaforme a pagamento, probabilmente ancora oggi la gente utilizzerebbe <b>eMule</b> per scaricare musica illegalmente. Invece (grazie anche ad un sistema terzo) il sistema della pirateria musicale è stato in parte arginato. </div></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Dal punto di vista dello streaming video la pirateria è stata rinvigorita, grazie alla vendita dei famosi decoder connessi alla rete con i quali vedere illegalmente i contenuti delle piattaforme in oggetto (i cosiddetti <b>pezzotti</b>).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Quantità non è uguale a qualità</span></h2><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;">La televisione in Italia ha avuto un grande successo fin dagli albori per essere stata una televisione pedagogica fino agli anni 70 e successivamente "un'amica" che ti accompagnava durante tutta la giornata. I palinsesti erano e sono organizzati secondo un determinato stile -o linea editoriale- con il quale lo spettatore medio poteva e può interfacciarsi: (Italia 1 è la rete dei giovani, La7 è la tv dell’informazione, Rai 3 quella di sinistra e culturale ecc.). I servizi di streaming no. Ogni qual volta che entri nella home sei immerso in una marea di titoli che non hanno coerenza tra di loro. Tolti i film e telefilm a basso costo che non considera nessuno, le serie che hanno solo 4 o 5 episodi che non creano fidelizzazione e prodotti che vengono seguiti solo per moda (come Squid game), questi servizi sono utili per fare il classico rewatch di film o telefilm visti in passato. </div><div style="text-align: justify;">Molte delle serie prodotte per queste piattaforme non sono di qualità eccelsa (nonostante si vantino di essere “le serie e gli show di cui tutti parlano”) non hanno una lunga serialità così come non hanno una grande fidelizzazione (una volta finita una serie si passa alla prossima).</div><div style="text-align: justify;">La grande differenza tra televisione lineare è streaming è che la televisione lineare quando ha per le mani un titolo degno di nota riesce a creare un evento attorno a quel film o telefilm. Lo streaming non ha questo know how.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></span><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Diretta? No grazie</span></h2><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;">Se per i film e serie tv questi servizi possono dare il meglio, lo streaming si sta dimostrando fallimentare negli eventi in diretta. La Lega Calcio ha deciso ormai 2 anni fa di affidare le trasmissioni integrali delle partite di Serie A di calcio a DAZN. Il prezzo degli abbonamento rispetto a Sky è tutt’altro che diminuito. Inoltre non dimentichiamo che a questo bisogna aggiungere il costo della connessione ad internet. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come con Sky, si è costretti ad acquistare l’intero pacchetto serie A, anche se si è interessati a vedere le partite di una sola squadra. Il potere delle televisioni negli anni ha portato anche a stravolgimenti degli orari delle partite (non si gioca più tutti assieme la domenica alle 15, ma su più turni). Il risultato è il vedere l’evento in differita (tra la registrazione e la messa in onda passa più di un minuto), problemi di buffering e connessioni. Le proteste sono all'ordine del giorno con tanto di interrogazioni parlamentari.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></span></div><div><h2><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Non è oro tutto ciò che luccica</span></h2><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;">Non si vuole demonizzare lo streaming e le piattaforme di streaming. Molte di queste piattaforme hanno offerto ed offrono degli ottimi titoli. Oltre tutto, lo streaming ha numerosi vantaggi: vedere un film senza interruzioni pubblicitarie è sempre positivo; si possono scoprire o riscoprire serie e film del passato (senza aspettare la messa televisiva). Inoltre la possibilità di poter disdire gli abbonamenti senza penali è ancora un grandissimo vantaggio.</div></span></div><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial;">La crisi dei conti di Netflix sta dimostrando che questo non è un mercato ampio: anche se in un terreno differente, valgono le regole del mercato televisivo tradizionale. </span></div><div><span style="font-family: arial;">La storia ormai trentennale della Pay tv in Italia ha dimostrato che: </span></div><div><span style="font-family: arial;">1) Due operatori sono già troppi;</span></div><div><span style="font-family: arial;">2) I prezzi devono essere il più possibile popolari.</span></div><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">In aggiunta a ciò, mi rifiuto di considerare i servizi di streaming come il futuro della televisione a scapito della televisione lineare. Sicuramente lo streaming sarà una parte fondamentale del sistema televisivo futuro, ma non riuscirà a soppiantare la televisione lineare: televisione di cui ne viene annunciata la morte da più di 10 anni. Morte non ancora arrivata perché ha dimostrato di essere ancor performativa. Tuttavia anche la televisione classica dovrà rinnovarsi e rivedere alcune sue strategie per poter sopravvivere. Ma questa è un altra storia.</span></div><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><o:p></o:p></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-11452841382593370012022-08-18T08:52:00.005-07:002022-08-18T08:52:52.626-07:00L'overdose di concerti dal vivo<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEig9oiylyauWg1NXsciyHr87L-OkV-n9jQ-wYwhkNrLU1e90ihT93umTR8Y0A6uZTyDszBPbk2UIl6BxY4RHk06ftl-FVI7ByfYVSySnhIvaNRF_TH-kBhQAA-KK5ytAT1CUHnkzMlY3boEVweRE-FjARSshXjueEN8W83cwz_hu3y7Fx2ZbaGhpvYNgA/s1200/jovabeach.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEig9oiylyauWg1NXsciyHr87L-OkV-n9jQ-wYwhkNrLU1e90ihT93umTR8Y0A6uZTyDszBPbk2UIl6BxY4RHk06ftl-FVI7ByfYVSySnhIvaNRF_TH-kBhQAA-KK5ytAT1CUHnkzMlY3boEVweRE-FjARSshXjueEN8W83cwz_hu3y7Fx2ZbaGhpvYNgA/w385-h256/jovabeach.jpg" width="385" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Se c'è una cosa di cui non ho sentito la mancanza durante i due anni di pandemia e lockdown annessi sono i concerti dal vivo (che siano nelle piazze, nelle arene, negli stadi o nelle spiagge).</span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;">Nella mia vita ho assistito a diversi concerti di artisti più o meno noti in campo nazionale ed internazionale. Per assistere ad alcuni di questi ho anche pagato un biglietto. In tutti questi spettacoli non mi sono mai divertito (eppure in molti casi si trattava di artisti che ho apprezzato e che continuo ad apprezzare). Sarà per l'attesa snervante? Sarà per le politiche di prezzo? Sarà per la pessima qualità audio? Sarà per il fatto che questi posti diventino dei carnai? Ah saperlo!</div></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;">Sopratutto in questa estate la forma del concerto dal vivo è dilagata a tal punto di essere sfuggita di mano a molte amministrazioni comunali le quali sono convinte che questo sia l'unico modo per attrarre gente e far conoscere la propria città. </div></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">In Sardegna, passata la moda delle <b>sagre</b> (di cui si potrebbe parlarne in separata sede), in qualsiasi località più o meno nota stanno spuntando concertoni e festival a pagamento con i cantanti noti provenienti dalla penisola. Non stiamo parlando di star internazionali ma per la maggiore di artisti provenienti da qualche talent show oppure i quali non hanno nemmeno un grandissimo repertorio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /><span><a name='more'></a></span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;">Molto spesso questi concerti o festival non sono per tutti, ma si accede dietro il pagamento di un biglietto molto salato. Per accaparrarsi i posti migliori bisogna presentarsi ore prima, sotto il sole cocente. Per non meglio precisate ragioni di sicurezza non è consentito portare qualcosa da bere all'interno dell'area (è consentita in alcuni casi solo una bottiglietta d'acqua da mezzo litro senza il tappo). Se qualcuno vuole rifocillarsi in qualche modo, deve usufruire dei chioschi presenti in zona, i quali (essendo gli unici abilitati a vendere alimenti e bevande all'interno di quell'area) possono applicare qualsiasi politica di prezzo (sicuramente non a vantaggio del cliente). E' capitato nelle scorse estati (ed anche in questa calda estate) che qualche spettatore si sentisse male ed avesse dei collassi a causa del divieto di introdurre cibo e bevande da fuori, costringendo gli stessi artisti ad interrompere le loro performance per soccorrere il/la malcapitato/a.</div></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;">Ad Alghero, dopo alcuni anni che le passate amministrazioni comunali stavano pensando ad un diverso tipo di turismo basato sull'esperienza del territorio, sugli itinerari gastronomici, sulla bellezze naturalistiche ed architettoniche della città (strategia che stava dando i suoi frutti), dalla scorsa estate si è deciso di investire risorse pubbliche nei concerti privati. Sono stati spesi oltre un milione e mezzo di euro dalle casse pubbliche per riqualificare un vecchio anfiteatro dismesso all'estrema periferia della città, per ospitare dei concerti a cui per assistervi bisogna pagare un biglietto di ingresso che oscilla dai 30 ai 70 euro (in un periodo dove la gente fatica anche a trovare i soldi per mangiare in redazione ci chiediamo con quale coraggio spendere 70 euro per un cantante). </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Diverso discorso meritano i festival musicali sponsorizzati dalle radio (o da qualche brand) e ripresi dalle televisioni. Da qualche anno le televisioni e le radio stanno cercando di trovare il degno erede dello storico Festivalbar (<a href="https://teleradioma.blogspot.com/2021/08/cosera-il-festivalbar-e-perche-un-suo.html">non riuscendoci</a>), così diverse emittenti radio televisive accompagnate dallo sponsor di turno producono un evento in qualche piazza italiana (da trasmettere in differita televisiva) con ospiti vari cantanti (generalmente quasi tutti future meteore uscite dai talent show) i quali si esibiscono con il loro tormentone di turno e ritirano il loro bel premio di cartone davanti ad una folla urlante di felicità per il loro beniamino.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Consideriamo un'altra cosa. Molto spesso questi eventi sono iper affollati e se sei fortunato riesci ad accaparrati un posto nelle prime file. Altrimenti bisogna accontentarsi di vedere il concerto da molto lontano e quindi si dovrà fare affidamento ad un maxischermo.</div><div style="text-align: justify;">L'ultimo concerto a cui assistetti dovetti guardarlo attraverso un maxischermo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></span></div><div><span style="font-family: arial;"><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-size: x-large;">Concerti ad impatto ambientale zero? Ma dove?! Il caso Jova Beach Party</span></h2><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">C'è inoltre un fatto ambientale non più trascurabile. E' risaputo che i concerti non sono ad impatto ambientale zero (nemmeno quelli che si facevano in occasione dell'Earthday: operazione che sapeva molto di <b><i>greenwashing</i></b>). </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">in tal proposito non possiamo citare il "festival" che sotto questo aspetto è il più "criminale" di tutti: il J<b>ova Beach Party</b>. Ovunque è passato questo carrozzone capitanato da un milionario che ha costruito il suo impero (altrettanto milionario) attorno a due accordi stonati e quattro camice da straccione, vi è stata la devastazione di paesaggi e bellezze naturali.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Nei Jova Beach Party, viene letteralmente sequestrato (con il beneplacito delle varie amministrazioni comunali) un tratto molto ampio di arenile, (nei quali sono stati cancellati flora e fauna locali) per ospitare un mega carrozzone capitanato da un Jovanotti (sempre più sottomesso alle logiche di marketing). Evento a cui per assistervi bisogna pagare un biglietto che arriva anche a costare 100 euro, a cui poi bisogna aggiungere le spese accessorie: quali mangiare e bere (<a href="https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/cultura-e-spettacoli/1352668/a-presto-barletta-balleremo-ancora-il-jova-beach-party-chiude-un-bis-di-successi-ma-c-e-un-caso-prezzi.html">si parla di una spesa accessoria che varia dai 20 ai 100 euro oltre il prezzo del biglietto e del costo di una birra pari ad 8 euro</a>).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Il Jova Beach Party nonostante l'eco mediatico e la continua sponsorizzazione da parte dei media (perché poi?) è stato costantemente criticato, sia per i prezzi davvero spropositati, sia per la bieca operazione di <b>greenwashing</b>. Un famoso divulgatore scientifico Mario Tozzi, ha fatto notare su un quotidiano che questa tipologia di eventi su una parte di ecosistema molto sensibile come la spiaggia è la cosa meno ecosostenibile che esista. Il diretto interessato dall'alto del suo profitto (che probabilmente nei due anni di pandemia non è stato così alto) ha bollato le critiche legittime come delle accuse da parte di <b>econazisti</b>.</span></div></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Certo la spiaggia successivamente viene pulita (ci mancherebbe altro) ma rimane il fatto che utilizzare delle ruspe per spianare il terreno che successivamente ospiterà un evento di 50 mila persone è tutto men che ecosostenibile.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><h2 style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="color: #e69138; font-size: x-large;">E' il modo giusto?</span></span></h2><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;">Non si vuole giudicare chi va ai concerti, ancora meno chi decide di spendere dei soldi per prendere parte a questi eventi. So bene che molte persone vivono per assistere a questi spettacoli dal vivo (in tanti fanno anche dei viaggi al solo scopo), oltre al fatto che per molti artisti (soprattutto agli inizi della propria carriera) sono l'unico mezzo per farsi conoscere e lavorare. Tuttavia ci chiediamo se sia davvero questo il modello di turismo che le località turistiche (specie quelle balneari) vogliono adottare.</div></span></div><p></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-87853538421353431232022-08-16T08:07:00.000-07:002022-08-16T08:07:22.258-07:00L'insegnamento di Piero Angela<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOOawvtnFOhCSTmu-vLf4Rs8VBQ9q2AtKDxvXMape4Z4QMe9cQCpQOOu8wfHu0NSeIA38uFT8MGTbX1xfQRSF8rP7WD6NfUvTvXpPW3enoK0-nMwOKcmSN-JeQT1Dhr8fkIg5cqFNIwAt6CiNiyQqtlIM5V0tQmGOxuudmwc6dYwgPaOkNiG8ru0HDLA/s656/b2a78607b2a642f4c72b05864363258b-ktDD-U3300102409179o0C-656x492@Corriere-Web-Sezioni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="492" data-original-width="656" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOOawvtnFOhCSTmu-vLf4Rs8VBQ9q2AtKDxvXMape4Z4QMe9cQCpQOOu8wfHu0NSeIA38uFT8MGTbX1xfQRSF8rP7WD6NfUvTvXpPW3enoK0-nMwOKcmSN-JeQT1Dhr8fkIg5cqFNIwAt6CiNiyQqtlIM5V0tQmGOxuudmwc6dYwgPaOkNiG8ru0HDLA/s320/b2a78607b2a642f4c72b05864363258b-ktDD-U3300102409179o0C-656x492@Corriere-Web-Sezioni.jpg" width="320" /></a></div><span style="font-family: arial;">La morte di Piero Angela è stata uno shock per tutti, non solo per gli appassionati di scienza e documentari, ma soprattutto per quella generazione nata tra gli anni 80 e 90 e <br />cresciuta a pane e televisione. Nel medium oggi tanto bistrattato la nostra generazione ha potuto conoscere quelli che sono diventati i nostri miti e quando apprendiamo della loro morte ovviamente ci sentiamo scossi. E’ successo con Corrado, con Mike Bongiorno, con Fabrizio Frizzi, con Raffaella Carrà e tanti altri. Piero Angela è stato il volto della scienza in televisione. L’ha fatta conoscere, l’ha fatta apprezzare ai tanti e (grande merito) l’ha resa comprensibile a tutti.<span></span></span><p></p><a name='more'></a><span style="font-family: arial;">Di lui ho sempre ammirato che (nonostante l’età avanzata) nelle sue trasmissioni dedicava ampio spazio all'innovazione, alla tecnologia e al futuro.</span><p></p><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;">Ha lavorato fino all'ultimo, producendo una serie inedita di SuperQuark, un disco jazz (sua grande passione) e come ha raccontato suo figlio Alberto si è spento serenamente come una persona che nella sua vita ha realizzato tutto quello che poteva realizzare.<br /></span><span style="font-family: arial;">La sua scomparsa molto silenziosa e discreta ha fatto molto rumore perché il suo stile era unico. Uno stile d'altri tempi, che ha saputo mantenere fresco ed intatto nonostante i cambi di ere ed i cambiamenti tecnologici e comunicativi della televisione.</span><span style="font-family: arial;"><span style="background-color: white; caret-color: rgb(60, 60, 60); font-style: italic; letter-spacing: 0.20000000298023224px;"><br /></span></span><span style="font-family: arial;"><span style="background-color: white; caret-color: rgb(60, 60, 60); letter-spacing: 0.20000000298023224px;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="background-color: white;"><span style="caret-color: rgb(60, 60, 60); letter-spacing: 0.20000000298023224px;">Nonostante quel che si dice a proposito della freddezza degli accademici e degli uomini di scienza, Angela era il contrario di tutto ciò. Rendeva argomenti spinosi molto comprensibili; si rapportava al suo pubblico con rispetto e amore. </span><b style="caret-color: rgb(60, 60, 60); letter-spacing: 0.20000000298023224px;"><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2021/10/le-parole-di-piero-angela.html">Lo stesso amore che ha dedicato nei confronti della comunità LGBT</a></b><span style="caret-color: rgb(60, 60, 60); letter-spacing: 0.20000000298023224px;"> lo </span></span><span style="caret-color: rgb(60, 60, 60); letter-spacing: 0.20000000298023224px;">scorso ottobre quando ospite di Fabio Fazio dichiarò che le coppie omosessuali fanno lo stesso percorso di vita di quelle eterosessuali.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="caret-color: rgb(60, 60, 60); letter-spacing: 0.20000000298023224px;"><br /></span></span><span style="font-family: arial;">I suoi programmi sono sempre stati seguiti da un pubblico trasversale. </span><span style="font-family: arial;">I suoi programmi hanno sempre conosciuto degli alti indici di ascolto (anche in periodi di programmazione poco fruttuosi come quello estivo).</span></div><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="font-family: arial;">Il suo ultimo pensiero è stato per il pubblico che lo ha amato, al quale ha lasciato un monito (ancora più potente vista l'imminenza delle elezioni politiche):</span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="font-family: arial;">"<span style="background-color: white; caret-color: rgb(60, 60, 60); font-style: italic; letter-spacing: 0.20000000298023224px;">Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese".</span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="background-color: white; caret-color: rgb(60, 60, 60); font-family: arial; letter-spacing: 0.20000000298023224px;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="background-color: white; caret-color: rgb(60, 60, 60); font-family: arial; letter-spacing: 0.20000000298023224px;">Ci mancherà, come ci mancano tutti coloro che hanno fatto la televisione con grande garbo, con grande passione e rispetto.</span></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-76732932270804768272022-07-18T01:07:00.004-07:002022-07-21T03:52:28.292-07:00Ma quante vacanze hanno per davvero gli insegnanti?<div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXliuMuDzhztVrNu3XVZLzsJUQfSC6zCB1p_vqcWMiKumBFpfjTcy4Ln4WeWWXlasEckw6b4EKI7QCIvDyOtQZehqmZUO6YWlBQFBMh5DmPFqhchP1jAdEGvGqUe2zOeAcOA7X4WaT7Vl-xvK1CCCTdhaEav9vjwwfPUYM-I0IxLKDHpDCeEuI6qU74g/s720/Screenshot_20220718-100256_Facebook.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="676" data-original-width="720" height="330" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXliuMuDzhztVrNu3XVZLzsJUQfSC6zCB1p_vqcWMiKumBFpfjTcy4Ln4WeWWXlasEckw6b4EKI7QCIvDyOtQZehqmZUO6YWlBQFBMh5DmPFqhchP1jAdEGvGqUe2zOeAcOA7X4WaT7Vl-xvK1CCCTdhaEav9vjwwfPUYM-I0IxLKDHpDCeEuI6qU74g/w352-h330/Screenshot_20220718-100256_Facebook.jpg" width="352" /></a></div><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div>Ogni anno con l’avvio della stagione estiva si ripresenta la solita polemica degli insegnanti e dei tre mesi di ferie l’anno.</span></div><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;">E’ risaputo che al 10 giugno alla chiusura delle scuole gli alunni che non hanno debiti formativi da colmare o gli esami hanno un periodo di vacanza della durata di tre mesi. Erroneamente in molti pensano che anche gli insegnanti abbiano lo stesso quantitativo di ferie. Ovviamente la categoria tirata in ballo non ci sta e ricorda che gli insegnanti hanno 36 giorni di ferie l’anno come tutti gli altri dipendenti pubblici italiani.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Ma è davvero così?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Ispirato dall'immagine postata arrivata alla mia attenzione pochi giorni fa, a</span><span style="font-family: arial;">priamo una nuova rubrica chiamata </span><b style="font-family: arial;">operazione verità</b><span style="font-family: arial;"> nella quale proveremo a tacere o confermare questa presunta diceria.<span><a name='more'></a></span></span></div><h2><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Dai numeri non si scappa!</span><span style="font-family: arial;"> </span></h2><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Poniano il caso dell’anno scolastico che si sta portando a conclusione il <b>2021/2022</b> cominciato il 1 settembre 2021 e che si concluderà il 31 agosto 2022.</div><o:p><div style="text-align: justify;"> </div></o:p><div style="text-align: justify;">Poniano il caso di un docente di <b>scuola secondaria</b> a <b>tempo indeterminato</b> che quest’anno ha partecipato agli <b>esami </b>di terza media o maturità (per i quali comunque riceve una retribuzione accessoria oltre a quella base).</div><o:p><div style="text-align: justify;"> </div></o:p><div style="text-align: justify;">Ipotizzando che le sessioni di esame siano state concluse sabato 16 luglio (anche se in realtà finiscono prima), potremmo conteggiare il periodo che va da lunedì 18 luglio a mercoledì 31 agosto 2022. Escludendo dal calcolo i giorni festivi (domeniche e ferragosto) siamo a quota <b>38 giorni </b>(superando la famosa quota di 36 giorni). </div></span></div><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Va decisamente meglio agli insegnanti della</span><span style="font-family: arial;"> </span><span style="font-family: arial;">scuola primaria</span><span style="font-family: arial;"> </span><span style="font-family: arial;">(per loro il termine delle attività è il 30 giugno) e quelli della secondaria i quali non sono impegnati in sessioni d’esame ed esami di riparazione (dopo gli scrutini, la loro presenza a scuola sarà molto sporadica per poi essere in vacanza dal 30 giugno). Per loro i giorni di ferie durante il periodo estivo sono ben <b>52</b>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Alle giornate di vacanze estive appena citate, si devono aggiungere ben </span><b style="font-family: arial;">10 giorni</b><span style="font-family: arial;"> feriali di vacanza goduti durante le vacanze di natale (23 dicembre - 6 gennaio) e di altri </span><b style="font-family: arial;">5 giorni</b><span style="font-family: arial;"> feriali goduti nel periodo di pasqua.</span></div><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">La scuola inoltre concede sempre <b>2 giornate</b> di “ponte” in prossimità di due festività segnate in rosso sul calendario dove le attività didattiche vengono interrotte per permettere un periodo continuativo di chiusura della scuola.</div><o:p> <br /><div style="text-align: justify;">A queste si devono aggiungere altre <b>3 giornate</b> lavorative ove si applica la chiusura della scuole: il 2 novembre (commemorazione dei defunti), il martedì grasso ed in Sardegna il 28 aprile (Sa die de Sa Sardigna).</div></o:p><o:p> <br /><div style="text-align: justify;">Con un semplice calcolo addizionale possiamo arrivare a ben <b>58 giorni</b> di vacanza all’anno (<b>72 giorni</b> per i loro colleghi che non sono impegnati in esami). A questo calcolo non sono state considerate le giornate nelle quali non vi è erogazione d’acqua, i termosifoni non sono accesi, le elezioni, le allerte meteo, gli scioperi dei collaboratori scolastici: eventi nei quali la scuola rimane chiusa facendo incrementare lievemente questo valore.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></o:p></span><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;"><b>Cosa c’è di giusto e cosa di sbagliato?</b></span><span style="font-family: arial;"> </span></h2><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;"><b><i><br /></i></b></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Gli insegnati hanno 3 mesi di ferie durante l’estate!</i></b> <span style="color: #cc0000;"><b>FALSO</b></span>: Durante la stagione estiva nell’anno scolastico corrente (il 2021/2022) gli insegnanti italiani hanno goduto <b>dalle</b> <b>38 alle 52 giornate libere</b>. Non sono 3 mesi ma è comunque un valore ben più altro di qualsiasi altro dipendente pubblico (che in tale periodo ottiene tra i 15 e i 25 giorni).</div><o:p> <br /><div style="text-align: justify;"><i style="font-weight: bold;">Gli insegnanti non possono scegliere il periodo di ferie! </i><b><span style="color: #38761d;">VERO</span></b> ma anche <b><span style="color: #cc0000;">FALSO</span></b>: E’ vero che gli insegnanti non possono scegliere il periodo di ferie ma è anche vero che nessun dipendente pubblico e privato può scegliere il periodo di ferie autonomamente, in quanto va concordato con i colleghi ed il datore di lavoro. Gli insegnanti possono chiedere ai loro colleghi collaboratori e segretari scolastici quante settimane di luglio ed agosto o di natale hanno passato dentro scuole bollenti d’estate o gelide d’inverno mentre loro erano a casa o in qualche località di villeggiatura. </div></o:p><o:p> <br /><div style="text-align: justify;"><b><i>Gli insegnanti hanno molte più ferie rispetto ad altri lavoratori:</i></b> <b><span style="color: #38761d;">VERO</span></b>: Il dipendente pubblico italiano ha diritto a 36 giorni di ferie l’anno, mentre come i numeri hanno appena dimostrato gli insegnanti in quest'anno scolastico hanno avuto <b>dalle 58 alle 72 giornate di vacanza</b>.</div></o:p><o:p> <br /><div style="text-align: justify;"><b><i>Gli insegnanti hanno tutte queste ferie perchè hanno un carico di responsabilità e di ansie maggiori</i></b>! <span style="color: #38761d;"><b>VERO</b></span> ma anche <b><span style="color: #cc0000;">FALSO</span></b>: Questa argomentazione (che mi capita di sentire di frequente) oltre ad essere classista, riflette anche una mancanza di sensibilità nei confronti di altri lavoratori (non degna di un insegnante). Nessuno mette in dubbio il fatto che un docente ha un carico di responsabilità elevato. Siamo tutti d’accordo sul fatto che le classi dovrebbero essere meno affollate la retribuzione maggiore e i locali adeguati, ma siamo sicuri che tutte le altre categorie lavorative non hanno degli scazzi sul lavoro? Siamo sicuri che un bidello o un operatore ecologico non ha un carico di responsabilità altrettanto elevato? </div></o:p><o:p> <br /><div style="text-align: justify;">Nessuno qui vuol dire che gli insegnanti siano perennemente in vacanza. Buona parte del sistema scolastico attuale si regge sul precariato e quindi durante il periodo estivo molti docenti sono disoccupati; sappiamo bene che durante l’anno scolastico ci sono dei compiti da assolvere autonomamente (anche quando la scuola rimane chiusa perché i riscaldamenti sono rimasti spenti), però è assolutamente vero che gli insegnanti hanno più ferie di altri dipendenti della pubblica amministrazione. Nessuno in questo blog pretende che gli insegnanti lavorino ad agosto (anzi sono dell'opinione che la scuola dovrebbe aprire il primo ottobre), però dai numeri non si scappa e sarebbe un segnale di umiltà ammettere quello che c'è di vero anziché nascondersi dietro futili argomentazioni facilmente smontabili da chiunque.</div></o:p></span></div><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-36648235244748401682022-06-01T00:14:00.004-07:002022-06-01T00:14:43.922-07:00Contro il classismo e la strafottenza di alcuni docenti italiani<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjQgV03YUMFHi8ZB9SwvjOUicbaP7DPnN-LAbKEnxA8haJ5XbrjDGxn1sbN_-pbpM1MdLeWHF5cy4Ohdb_LTeVNx4SM5LWzktDKiA4_2ZoPYAazZnWkprcU-gug8Dj7wZG2VR9Gmng4JV3qWXazuTImOY0k3wq0jEbbFkJf2bsIyWWzPQwyte8KP0rew/s730/scuola_finita-e1590607397907-730x410.jpg.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial;"><img border="0" data-original-height="410" data-original-width="730" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjQgV03YUMFHi8ZB9SwvjOUicbaP7DPnN-LAbKEnxA8haJ5XbrjDGxn1sbN_-pbpM1MdLeWHF5cy4Ohdb_LTeVNx4SM5LWzktDKiA4_2ZoPYAazZnWkprcU-gug8Dj7wZG2VR9Gmng4JV3qWXazuTImOY0k3wq0jEbbFkJf2bsIyWWzPQwyte8KP0rew/w369-h208/scuola_finita-e1590607397907-730x410.jpg.webp" width="369" /></span></a></div><div><span style="font-family: arial;">"<i>I docenti italiani sono penalizzati nella fruizione dei loro giorni di ferie perché sono costretti a goderne soltanto in alta stagione. La scuola di oggi richiede riunioni e adempimenti in modo ossessivo tanto è vero che la maggior parte degli insegnanti <b>invidia gli impiegati</b> che finita la loro <b>mezza giornata </b>di servizio, non hanno più impegni di lavoro".</i></span></div><div><span style="font-family: arial;"><i><br /></i>Queste sono le parole vergognose pronunciate da <b>Rina Di Meglio</b> del sindacato scuola <b>Gilda</b>, in merito alle proteste del personale scolastico culminate con lo sciopero dello scorso 30 maggio.<br />Le condizioni borderline in cui lavorano gli insegnanti sono note, ma siccome nel difendere le proprie istanze la sindacalista in questione attacca i colleghi delle segreterie (ed in generale chi lavora negli uffici), essendo parte della categoria tirata in ballo, mi pare lecito rispondere alla professoressa Di Meglio.</span><a name='more'></a><span style="font-family: arial;">Nel dettaglio il personale amministrativo della scuola:<br />- Lavora per trentasei ore settimanali su sei giorni la settimana;<br /><o:p> <br /></o:p>- Molte volte deve garantire la disponibilità oltre la cosiddetta “mezza giornata” e con un preavviso di poche ore;<br /><o:p> <br /></o:p>- Non gode dell’elasticità di orario in entrata ed uscita di cui invece gode il personale docente, in quanto i suoi ingressi ed uscite sono registrati da un badge elettronico;<br /><o:p> <br /></o:p>- Se ci sono delle scadenze improrogabili è “costretto” a portarsi il lavoro a casa;<br /><o:p> <br /></o:p>- Ha “solo” 30 giornate di ferie l’anno e molte volte non può usufruire di tutte le ferie a disposizione (le incombenze nelle segreterie sono tante e il personale è insufficiente rispetto al reale fabbisogno);<br /><o:p> <br /></o:p>- Non può prendere le ferie quando vuole ed anche nei periodi di alta stagione nella fruizione dei periodi di congedo deve turnare con i colleghi (la segreteria non può rimanere scoperta);<br /><o:p> <br /></o:p>- A Natale e Pasqua non ha giorni liberi a parte quelli segnati in rosso sul calendario;<br /><o:p> <br /></o:p>- Non esistono i ponti, giorno dei morti, martedì grasso, giornate della Sardegna eccetera: in quelle giornate si lavora;<br /><o:p> <br /></o:p>- Se la scuola dispone una chiusura in un giorno feriale, il personale amministrativo è “costretto” a prendersi un giorno di congedo (anche contro la sua volontà);<br /><o:p> <br /></o:p>- Ha uno stipendio nettamente inferiore al personale docente a fronte un carico di responsabilità notevole;<br /><o:p> <br /></o:p>La maggior parte del personale amministrativo della scuola ha una laurea magistrale (esattamente come il personale docente), che nel ruolo che ricopre viene svalutata. Nonostante il titolo di “dottore” di cui un laureato si può fregiare, nelle segreterie il segretario/a è noto/a con l’appellativo di “signore o signora”;<br /><o:p> <br /></o:p>E’ sempre oggetto di scherno ed umiliazione da parte di qualche docente stupido e classista che descrive le segreterie come "luoghi dove non si fa mai un cazzo”;<br /><o:p> <br /></o:p>Nessuno qui vuole andare contro il personale docente. Le condizioni con il quale lavorano gli insegnanti italiani sono note e avrebbero bisogno di una maggiore considerazione.<br /><o:p> <br /></o:p>Tuttavia i docenti italiani affetti da <b>lamentite cronica</b> (e ce ne sono a bizzeffe), se non vogliono subire critiche (fondate o meno) sui presunti <b>due mesi di vacanza</b>, sul fatto che lavorano meno rispetto ad altre categorie lavorative (su questi due punti magari in futuro si farà un <b>fact checking</b> empirico) o sul fatto che hanno dei benefit (anche economici) che altre categorie di lavoratori si scordano evitino di fare queste lotte che sanno di classismo contro i colleghi.<br /><o:p> <br /></o:p>Per diventare segretario scolastico è sufficiente un diploma ed un minimo di esperienza in Pubblica Amministrazione. Se i docenti italiani sono convinti che il lavoro in segreteria sia il paradiso esente da scazzi possono tranquillamente ambire a tale posizione.<br /><o:p> <br /></o:p>Infine se le rimostranze dei sindacati scuola sono di questo tenore, sono veramente sollevato di non aver aderito allo sciopero dello scorso 30 maggio, che alla prova dei fatti si è dimostrato un autentico flop.</span></div><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span></span></p><o:p></o:p><p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-82129608744602102712022-05-23T01:28:00.001-07:002022-05-23T01:28:02.634-07:00La retrocessione del Cagliari è figlia di una gestione scellerata che viene da lontano<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOsLoy_fzawyjvuzmTNgXS0LdZVfuAE2xcMi9ju_rWzU5K2dWPe_iWWo_cjOFoAnvj55C2p7mn5A4G3GMEdckuUjD6GUQY5g4nqxVRyKfEgwTPpX-X-1QYz8c4XPeHwbOKS71hoG4xW_xlzpUVHKoBQZOfMS6b9wZQbJrIX_i7rvsvFOcXwNjAM8OesA/s570/9948998fb32731df78ddf4c3b007a222-01718-95723157c8ebcac4750156d2b21ac04e.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="570" height="219" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOsLoy_fzawyjvuzmTNgXS0LdZVfuAE2xcMi9ju_rWzU5K2dWPe_iWWo_cjOFoAnvj55C2p7mn5A4G3GMEdckuUjD6GUQY5g4nqxVRyKfEgwTPpX-X-1QYz8c4XPeHwbOKS71hoG4xW_xlzpUVHKoBQZOfMS6b9wZQbJrIX_i7rvsvFOcXwNjAM8OesA/w390-h219/9948998fb32731df78ddf4c3b007a222-01718-95723157c8ebcac4750156d2b21ac04e.jpeg" width="390" /></span></a></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Alla fine è successo quello che i tifosi sardi si aspettavano. In seguito al pareggio con un Venezia già retrocesso da diverse settimane, il Cagliari ha sprecato anche l’ultima occasione di rimanere in serie A regalandosi la retrocessione in serie B.</span></div><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;">Chi vi parla non è un esperto di calcio (o di sport in generale), ma le cause di questa retrocessione amara sono evidenti anche ai non appassionati.</div><div style="text-align: justify;">Questa retrocessione fa male perché è figlia di scelte sbagliate, di una mentalità antica e di una gestione di una società sportiva scellerata.</div><span><a name='more'></a></span><div style="text-align: justify;">Giulini è proprietario e presidente del Cagliari da ormai otto anni. Al contrario del suo predecessore Massimo Cellino (che è sempre stato massacrato dai giornali) ha sempre goduto di <b>buona stampa</b>. Durante la sua gestione abbiamo assistito repentini cambi di allenatori (bruciando anche delle buone carriere che stavano nascendo), un piano sportivo mai definito, il progetto del nuovo stadio mai decollato, un monte ingaggi molto elevato per una squadra “provinciale”, due retrocessioni e le salvezze ottenute per demeriti altrui. In questi otto anni si è visto molto fumo e poca sostanza. </div><div style="text-align: justify;">E vero che con Cellino sembrava di stare sulle montagne russe però nonostante l'ex presidente del Cagliari avesse contro istituzioni e stampa ha sempre garantito una sana gestione economica del club, una buona permanenza in serie A, l'arrivo di giocatori che hanno fatto la storia della squadra sarda.</div><div style="text-align: justify;">Nell'ultimo anno oltre ad una serie di sconfitte molto brucianti abbiamo assistito ad un presidente ed un allenatore che in televisione facevano la <b>sceneggiata</b> contro presunti torti arbitrali o contro la stampa (da cui hanno sempre avuto un trattamento di favore).</div><div style="text-align: justify;">In questi anni i tifosi del Cagliari si sono sorbiti allenatori venditori di fumo, i quali -nonostante gli ingaggi elevati- non hanno mai saputo rispondere agli obiettivi prefissati (Zeman, Zenga, Di Francesco, Mazzarri), mentre altri allenatori meno famosi che -nonostante tutto- stavano ottenendo discreti risultati, sono stati <b>denigrati</b> e messi ingiustamente alla porta (Rastelli, Maran, Semplici), forse perché la società era più impegnata ad ascoltare gli ultras di Facebook e qualche commentatore da tv locale più che affidarsi alle analisi dei direttori sportivi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In questi anni piuttosto che pensare alla squadra si è pensato alle passerelle per i giocatori, le pubblicità il merchandising, mentre sul campo i risultati non sono mai arrivati e le volte che la squadra è riuscita a garantire la presenza in serie A è stato per <b>demerito</b> altrui.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La retrocessione di ieri non è figlia del caso e fa molto male perché è arrivata nonostante la principale antagonista (la Salernitana) veniva sonoramente sconfitta, nonostante l’arbitro abbia concesso al Cagliari sette minuti di recupero per cercare di strappare una vittoria ad un Venezia che non ha giocato una grande partita.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Infine credo che un pizzico di umiltà debbano farlo anche buona parte dei tifosi cagliaritani. </div><div style="text-align: justify;">In passato hanno difeso allenatori venditori di fumo mentre hanno chiesto più volte la testa di allenatori meno noti che stavano facendo egregiamente il loro lavoro (uno di questi fu Rastelli il quale nonostante riuscì a riportare la squadra in Serie A nel giro di pochi mesi in molti ne chiesero ed ottennero la cacciata).</div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><img border="0" data-original-height="230" data-original-width="1157" height="112" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQgU0Yf2DOVJJHEoTYi9XgT_Q16Hs6KeTRE_3hovuB9eSOILjE2ZysrZlstChhYrTzmhBAsmbf3U0pbNU34pErXOEbo3R3fkMkWziH5ZOxq0hDKt3eUMwIxnk-k05GvkJkfTg_9i2xj_pz9GLfTURhqZTP8RXKDihBU1pAppaR4xnUOpqCy4eakOguIw/w560-h112/sardegna-arena-centrocampo-10-settembre-2017-1200x720.jpeg" width="560" /></span></div><div style="text-align: justify;">Nello stadio provvisorio che durerà chissà fino a quando (ma il nuovo stadio non doveva essere completato per il 2020?) campeggia una scritta che recita “<b>una terra, un popolo, una squadra</b>” quasi a voler testimoniare il fatto che il Cagliari è la squadra dei sardi e della Sardegna. Tutto vero, se non fosse per il fatto che ancora oggi durante le partite del Cagliari si sentano spesso e volentieri <b>cori contro la città di Sassari</b> ed il nord Sardegna oltre ai soliti <b>ululati razzisti</b> (episodi isolati certo ma non per questo trascurabili).</div><div style="text-align: justify;">Credo che anche una parte della tifoseria debba maturare un atteggiamento migliore nel rapportarsi allo sport e quella che dovrebbe essere la squadra della Sardegna.</div></span></div><p></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="font-family: arial;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="font-family: arial;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="font-family: arial;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQgU0Yf2DOVJJHEoTYi9XgT_Q16Hs6KeTRE_3hovuB9eSOILjE2ZysrZlstChhYrTzmhBAsmbf3U0pbNU34pErXOEbo3R3fkMkWziH5ZOxq0hDKt3eUMwIxnk-k05GvkJkfTg_9i2xj_pz9GLfTURhqZTP8RXKDihBU1pAppaR4xnUOpqCy4eakOguIw/s1157/sardegna-arena-centrocampo-10-settembre-2017-1200x720.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div><p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-57287069244118374752022-05-17T02:13:00.007-07:002022-05-17T09:34:24.145-07:00Debelliamo l'omofobia!<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKNL2iZ57FvdMa6zuo_z1Slpz8hsdUF8P0-8faYR5SdpyXw_Hbk2pm8ZzIXNEGVEDzE4tNzOJDH9gN0sfz83kSTF5udUrMc91xAEaWnsoHSRKAEyVIhogvXCXzVH7ul40A9__EDmZ6FH1S-y1bg0ZQzzV0GZtHs1CoVx5tHtSBitVLphGTRCmp2a7J0g/s4000/20211130_160857.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="3000" height="368" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKNL2iZ57FvdMa6zuo_z1Slpz8hsdUF8P0-8faYR5SdpyXw_Hbk2pm8ZzIXNEGVEDzE4tNzOJDH9gN0sfz83kSTF5udUrMc91xAEaWnsoHSRKAEyVIhogvXCXzVH7ul40A9__EDmZ6FH1S-y1bg0ZQzzV0GZtHs1CoVx5tHtSBitVLphGTRCmp2a7J0g/w276-h368/20211130_160857.jpg" width="276" /></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;">G: <i>Sarebbe bello se tornassi a scrivere dedicando un pensiero alla giornata internazionale contro l’omofobia.</i></div><i><div style="text-align: justify;"><i> </i></div></i><div style="text-align: justify;">A:<i> Si! bello ma di cosa posso parlare io?</i></div><i><div style="text-align: justify;"><i> </i></div></i><div style="text-align: justify;">G:<i> Della tua storia, no? Di quanto possa essere stato pesante portarsi un fardello così pesante per diversi anni, di cosa è stato subire l’omofobia, di quando hai deciso di accettarti o di quando hai deciso di uscire allo scoperto.</i></div><o:p><div style="text-align: justify;"> </div></o:p><div style="text-align: justify;">Questo è il dialogo intercorso tra me ed un amico, che mi ha spronato a scrivere due righe su questa giornata molto fondamentale per la comunità LGBTQIA+.</div><o:p><div style="text-align: justify;"> </div></o:p><div style="text-align: justify;">Il 17 maggio si celebra la giornata internazionale contro l’omo-lesbo-bi-trans fobia. Giornata istituita nel 2004 in una data non scelta a caso: fu il 17 maggio del 1990 che L'Organizzazione Mondiale della Sanità decise di <b>rimuovere l'omosessualità dalla lista dei disturbi mentali</b>. </div></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Sembra paradossale, ma ancora oggi, nel 2022, molte persone sono ancora vittime di attacchi per il loro orientamento sessuale, che li pregiudicano nella vita privata, nella ricerca di un lavoro, nelle amicizie, nelle relazioni parentali ecc.</span></span></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;">In molti paesi essere omosessuali è considerato un reato punibile con la morte. Mentre in altri l’omosessualità è censurata e moralmente disapprovata.</div></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span><a name='more'></a></span><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel nostro paese ad esempio <b>non esiste una legge contro i crimini d’odio</b>. L’ultima legge presentata in Parlamento è stata bocciata con tanto di applauso soddisfatto di alcuni membri del Senato.</div><div style="text-align: justify;">Ancora oggi molte persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+, provano vergogna ad esporre il proprio orientamento sessuale per paura delle reazioni, per paura di perdere le amicizie, i legami parentali o peggio ancora il lavoro.</div><o:p><div style="text-align: justify;"> </div></o:p><div style="text-align: justify;">Queste paure le ho vissute sulla mia pelle per molti anni ed ogni qual volta non prendevo parte alle classiche conversazioni da caserma tra i compagni di classe, colleghi di università e lavoro (dove in una società patriarcale eteronormativa vede gli individui di sesso maschile pensare solo alle donne, allo sport e ai motori) venivano avanzati dei dubbi sulla mia sessualità.</div></span></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;">Quando si arriva a fare i conti con la propria sessualità spesso non si accetta il proprio orientamento. Ancora oggi molte persone si vergognano della propria sessualità, la nascondono, la negano la reprimono a volte anche con atteggiamenti deplorevoli ed offensivi nei confronti di chi invece ha fatto il proprio percorso e vive bene la propria sessualità; altre volte reprimendo se stessi, non accettandosi, evitando di conoscere gli altri ed allontanarsi non appena persone vicine cominciano a fare delle domande sull'orientamento sessuale. Personalmente ho fatto parte di quest’ultima categoria per molti anni. </div><o:p><div style="text-align: justify;"> </div></o:p><div style="text-align: justify;">Leggendo, studiando, confrontandomi con gli altri e soprattutto grazie alla <b>sensibilizzazione</b>, negli anni ho demolito il muro che mi ero costruito attorno e ho riconosciuto il mio orientamento sessuale. Scoprì che ciò non mi bastava e poco dopo sentì il desiderio di non doverlo più nascondere.</div></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Quando decisi di fare coming out con il mondo, nonostante le preoccupazioni delle persone a me care mi sono sentito sereno.</span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Ho la fortuna di vivere in un contesto dove (con i tanti problemi) l’omofobia è stata parecchio arginata. Certo gli idioti che fanno le battute e le discriminazioni esistono (e ne ho incontrati parecchi anche all'interno della stessa comunità); però devo ammettere che (a differenza di altri contesti italiani) movimenti, associazioni e collettivi che operano in Sardegna da decenni hanno fatto un ottimo lavoro di sensibilizzazione a partire dalle scuole.</span></span></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Oggi ne parlo apertamente più o meno con tutti. Sono stato molto fortunato perché ho trovato da parte di molte persone vicinanza e curiosità. Qualcuno si è allontanato ma era una cosa che avevo messo in conto (e forse ciò è stato un bene).</div><o:p><div style="text-align: justify;"> </div></o:p><div style="text-align: justify;">Ovviamente le domande sono arrivate: alcune di semplice risposta, altre richiedono un ragionamento più complesso, mentre altre erano delle vere e proprie provocazioni. </div><o:p><div style="text-align: justify;"> </div></o:p><div style="text-align: justify;">Ancora oggi in troppi si chiedono perché ostentare il proprio orientamento sessuale (in fondo gli eterosessuali non ostentano il loro essere etero è l'obiezione che viene avanzata). Questo interrogativo me lo sono posto anch’io per tanti anni. </div></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Mostrare con orgoglio la propria sessualità può convincere le persone che si vergognano di ciò a riconoscerla e ad essere fieri di essere se stessi. Per questo ben vengano giornate come questa, ben venga che si parli di ciò nelle scuole, ben vengano i Pride e ben vengano le persone che si mostrano per quello che sono.</span></span></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;">Tempo fa scrissi che <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2021/10/non-finisce-qui.html">la bocciatura del DDL Zan fu ugualmente un successo</a> per il semplice motivo che molti italiani si erano accorti che nel nostro paese esiste un problema omofobia. Inoltre sia prima che dopo la bocciatura molti personaggi del mondo dello spettacolo, influencer e gente comune hanno deciso di rendere pubblica la propria sessualità facendo sentire quella minoranza molto più rumorosa. </div><o:p><div style="text-align: justify;"> </div></o:p><div style="text-align: justify;">Perché è importante celebrare le giornate contro l’omofobia, il mese del pride, la giornata del coming out? In primo motivo perché è importante che le persone che prendono consapevolezza del proprio orientamento sessuale non debbano nasconderlo o peggio reprimerlo; in secondo punto queste giornate servono per sensibilizzare le persone insensibili le quali non si rendono conto che dietro le parole <i>frocio</i>, <i>ricchione</i>, <i>finocchio</i>, <i>invertito</i> ecc. c’è dietro la sensibilità e l’autostima di una persona che poco a poco per quelle che vengono definite solo "parole" viene distrutta creando dei danni a volte irreparabili. Giornate come questa aiutano a comprendere che non c’è nulla di sbagliato nel proprio orientamento sessuale e che nessuno si dovrebbe permettere di utilizzare l’orientamento sessuale per distruggere l’autostima degli altri.</div></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">L'obiettivo di queste giornate non sono quello di "<i>portare la gente dalla nostra parte</i>" (come spesso mi è capitato di sentire), ma di sensibilizzare, far prendere consapevolezza e ribadire che non c'è nulla di sbagliato nell'orientamento sessuale di nessuno.</span></div><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-30382262347785782522022-05-04T02:03:00.005-07:002022-05-04T07:07:29.785-07:00La crisi dello streaming: Il giochino si è rotto?<div style="text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7gQqa44hVn-w3f7deOq3iFFT1-Ed8hnGVY9x9wpbVOowy9ymdlkUTV5pQxcmnaS0A3C3YUGsHuls1lroIGiqVhU6_CG_xXTG1lCQ7pvtu3Gy48MlKemdk37Eb1gxAB1UyW6NIl51nSo7-bZxr1c-YxE3LzF9yN8O8Z0R19flV_dEI_gfYjdkN_vOXTA/s3525/Netflix-Logo.png.webp" style="font-family: arial; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1579" data-original-width="3525" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7gQqa44hVn-w3f7deOq3iFFT1-Ed8hnGVY9x9wpbVOowy9ymdlkUTV5pQxcmnaS0A3C3YUGsHuls1lroIGiqVhU6_CG_xXTG1lCQ7pvtu3Gy48MlKemdk37Eb1gxAB1UyW6NIl51nSo7-bZxr1c-YxE3LzF9yN8O8Z0R19flV_dEI_gfYjdkN_vOXTA/w635-h267/Netflix-Logo.png.webp" width="635" /></a></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Ma vi ricordate quando nel 2015 arrivò nel nostro paese a gran voce <b>Netflix</b> e tutti preannunciarono il funerale prematuro della televisione generalista? Sette anni dopo <b>Rai</b> e <b>Mediaset</b> dominano gli ascolti, <b>Sky</b> conserva i suoi abbonati storici (nonostante l'assenza del calcio), mentre i servizi di streaming che negli anni si sono moltiplicati come funghi cominciano ad avere le prime crisi di identità dalle quali sarà molto difficile riprendersi. </span></div><div><span></span><span><a name='more'></a></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /><div style="text-align: justify;">Netflix era stata annunciata come una rivoluzione. Per pochi euro al mese si offriva un catalogo sterminato di film, telefilm, documentari e programmi per ragazzi in grado di soddisfare tutti. La possibilità di condividere l’abbonamento rendeva il costo davvero contenuto e gli accordi con le major rendevano il pacchetto molto interessante. I colossi della televisione stavano già rispondendo con le stesse armi creando essi stessi il proprio servizio di streaming con i propri titoli da contrapporre agli altri. </div><div style="text-align: justify;">Dieci anni fa Netflix era <b>un'isola</b>; ora si trova in un arcipelago dove sono sorti numerosi servizi di straming (Prime Video, Hulu, Disney plus e tanti altri). Tutti questi promettono un vasto catalogo di titoli per una spesa irrisoria. </div></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Negli anni siamo diventati dei divoratori di serie televisive (in molti casi di dubbio gusto); nelle nostre conversazioni l'argomento serie tv è diventato preponderante. </span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Negli ultimi mesi si sta parlando di una crisi dei servizi di streaming a causa del <b>calo degli abbonamenti</b> da parte della regina delle piattaforme di streaming ovvero Netflix. I dirigenti per colmare le perdite hanno deciso scaricare le perdite sugli utenti aumentando il costo dei piani di abbonamento.</span></div><h1 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-size: x-large;"><br />Le cause</span></h1><span style="font-size: medium;"><div style="text-align: justify;">La crisi dello streaming video è il frutto di una serie di concause:</div></span></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><div style="text-align: justify;"><b>1. Troppa offerta</b><span style="font-size: medium;">: Se il limite della televisione generalista è la scarsità delle proposte e la mancanza di una vera e propria concorrenza (le emittenti si copiano i programmi e i personaggi), nei servizi di streaming la troppa offerta è anch’esso un limite. L’utente appena apre la home di Netflix e Disney + si ritrova davanti ad una marea di titoli (alcuni belli, altri inguardabili) nei quali non sa neanche cosa scegliere.</span></div></span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ho assistito pochi giorni fa ad una conversazione aberrante: si discuteva di serie tv viste e non viste (il tenore della discussione era sulle serie che si erano viste o meno, non sulla trama o i contenuti); ad un certo punto una ragazza chiede ad un signore se aveva visto una tale serie di cui non ricordo il nome: lui risponde di si ma non ricordava nemmeno la trama perché infondo "di serie ne vede a iosa".</div></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;"><b>2. Mancata serializzazione</b>: La maggior parte delle serie televisive pensate per queste piattaforme non hanno una lunga serializzazione. Spesso molte di queste non vanno oltre la prima stagione. La tanto bistrattata Rai grazie alla lunga serializzazione continua a fare grandissimi ascolti con telefilm nati nella fine degli anni 90 e ancora oggi in onda. </div></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;"><b>3. Connessioni scadenti</b>: Non giriamoci troppo attorno. Oggi si parla di fibra ottica ad un giga di velocità e tecnologia 5G, ma buona parte dei contesti rurali del nostro paese (la maggior parte degli italiani vive in località con meno di 15 mila abitanti) ancora oggi non dispone di connessioni ad alta velocità. In alcune zone del centro di Sassari si incontrano grossi problemi nel fare una telefonata col cellulare. Il non poter disporre di connessioni ad alta velocità è un grosso impedimento per i servizi di streaming (il disastro di DAZN con il calcio lo dimostra), senza considerare l'ampia fetta di over 60 che ancora dipende affettivamente dalla televisione lineare.</div></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;"><b>3.</b> <b>Troppa frammentazione</b>: E' snervante dover scartabellare tutte le piattaforme di streaming per trovare il titolo che si cercava. Al suo arrivo in Italia, Netflix era un grande raccoglitore di titoli provenienti da varie case di produzione (major ed indipendenti). Quando la concorrenza si è fatta sentire i raccoglitori si sono svuotati. </div><div style="text-align: justify;">Se un utente è un appassionato di un determinato genere o di un determinato attore vorrebbe vedere tutti i suoi film e serie tv su una, massimo due piattaforme e non essere "costretto" ad abbonarsi a dieci differenti piattaforme.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Applichiamo questo discorso al calcio o alla musica. Se il tifoso di una determinata squadra dovesse sottoscrivere 4 diversi abbonamenti per vedere tutte le partite della sua squadra del cuore (ai quali poi è costretto ad abbonarsi ad altri servizi che neanche considera), troverebbe più economico andare direttamente allo stadio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><o:p> </o:p></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Musicalmente parlando se il fan di un cantante si ritrova una parte dei suoi album in una prima piattaforma, un altra parte in una seconda ed un'altra parte ancora in una terza piattaforma si può intuire facilmente che il sistema non durerebbe a lungo. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Pensare di abbattere la pirateria frammentando eccessivamente l'offerta su più piattaforme è un eresia.<br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>5. Costi</b>: La forza di Netflix era la sua economicità. Negli anni i contenuti delle major sono calati e frammentati su più piattaforme, i costi sono cresciuti ed infine si sta pensando alla possibilità di limitare la condivisione degli account. Oggi se un utente vuole usufruire delle principali piattaforme di streaming presenti nel nostro paese, deve prepararsi a sborsare una cifra che varia da 50 agli 80 euro al mese (molto più del caro e vecchio Sky). Una cifra spropositata in un'epoca dove molte famiglie fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><h1 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">E' la fine?</span></h1><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Non credo che questa sarà la fine dei servizi di streaming: il mercato della televisione ha continue oscillazioni (la televisione generalista è stata considerata a più riprese morta), anche se una revisione del sistema attraverso una ridefinizione delle offerte ed una minore frammentazione dei contenuti sarà necessaria. E' impensabile andare avanti con decine di servizi di streaming: un sistema del genere si rivela caotico oltre che dispendioso. In più sarà necessario lavorare maggiormente sulla qualità dei prodotti piuttosto che sulla quantità: pochi prodotti, fatti bene e puntare molto sull'archivio!<br /></span></div><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-20749048949788391992022-01-04T12:29:00.000-08:002022-01-04T12:29:12.740-08:00I 40 anni di Rete 4. Storia della terza rete televisiva Mediaset. Quinta parte: Una nuova identità<div style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjtNNFXLi0FFftEQczpvxGhWGqZzAFR_Q9m3drnSo5Bz-pEBXX32SOQnhj1ikqhlrTMRdCkXMNQpYAj-QiRkCNMxs_fngCL0Llx3qp5_8AaM2tqHk7tBya3GU01anJz6S-jDM_NqwyQ0LYJPBLYIrIGbAgLK3WveWL2X1w1neh4OpTEt7kQxP_qJ9NmfQ=s665" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="155" data-original-width="665" height="130" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjtNNFXLi0FFftEQczpvxGhWGqZzAFR_Q9m3drnSo5Bz-pEBXX32SOQnhj1ikqhlrTMRdCkXMNQpYAj-QiRkCNMxs_fngCL0Llx3qp5_8AaM2tqHk7tBya3GU01anJz6S-jDM_NqwyQ0LYJPBLYIrIGbAgLK3WveWL2X1w1neh4OpTEt7kQxP_qJ9NmfQ=w556-h130" width="556" /></a></div><br />Quinto ed ultimo </span></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;">appuntamento de: <b>I 40 anni di Rete4</b>.
Un'inchiesta nella quale si ripercorre la storia della terza emittente
del gruppo Mediaset, le varie epoche che ha vissuto, i cambiamenti di
linea editoriale, le vicende politiche e giudiziarie
connesse alla rete, arrivando agli anni recenti: anni nei quali l'emittente Mediaset si sta imponendo come una stazione televisiva imperniata
sull'<b>informazione</b> ed <b>approfondimento </b>in diretta concorrenza con La 7.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Nel <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_21.html"><b>precedente appuntamento</b></a> abbiamo analizzato le problematiche sorte tra la fine degli anni 90 e gli inizi degli anni 2000, quando in seguito alla mancata assegnazione della <b>concessione nazionale</b> di trasmissione, Rete 4 venne giudicata a più riprese <b>abusiva</b>. Fu la politica (ed in particolare il Governo Berlusconi) con una serie di leggi ad hoc a permettere a l network berlusconiano di poter esistere e continuare a trasmettere (anche a discapito di altri network che avevano ottenuto la concessione nazionale).</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Inoltre in
seguito ad un corposo taglio di budget operato dal management Mediaset (a vantaggio delle altre reti del gruppo) e
dalla scelta di riposizionare l'emittente su un target adulto,</span> Rete 4 comincia a soffrire della crisi di ascolti arrivando in poco tempo a dimezzare lo share medio di ascolto.<br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Con l'abbandono della direzione del TG4 di <b>Emilio Fede</b> e l'arrivo alla direzione di rete di <b>Sebastiano Lombardi</b>, Rete 4 sembra prendere un nuovo corso.</span></div><p><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span></span></span></p><a name='more'></a><p></p><h1 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span style="font-family: arial; font-size: x-large;">Una tv imperniata sull'informazione nazional - popolare</span></span></h1><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Dal 2010 al 2013 sono stati sperimentati diversi programmi di informazione ed approfondimento giornalistico: alcuni di successo come "<i>Quinta colonna</i>" e "<i>Quarto grado</i>" altri di meno appeal come "<i>Radio belva</i>" e "<i>La versione di Banfi</i>".</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Nel 2013 inoltre in seguito al passaggio di Salvo Sottile su La 7, si decise di affidare la conduzione dell'approfondimento di punta della rete "<i>Quarto Grado</i>" a <b>Gianluigi Nuzzi</b> (noto autore di libri e trasmissioni d'inchiesta). </span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span> <br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Con l'arrivo alla direzione di rete di <b>Sebastiano Lombardi</b> e la nuova direzione della testata giornalistica affidata a <b>Giovanni Toti</b> si decise di virare la linea editoriale di Rete 4 verso l'informazione e l'approfondimento.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">L'intento (mai dichiarato) fu quello di fare <b>concorrenza a La 7</b> (che sul terreno dell'informazione politica ci naviga ormai da diversi anni).<br />A differenza del network di Telecom Italia, Piersilvio Berlusconi voleva che Rete 4 avesse un'accezione "<i>nazional popolare</i>". Pertanto alle citate trasmissioni, furono aggiunti nuovi programmi di approfondimento giornalistico ma anche programmi di intrattenimento, casa, cucina e musica indirizzati ad un pubblico prevalentemente anziano (vero zoccolo duro dell'emittente).</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">In questo periodo prendono il via numerose trasmissioni di caratere generalista come il religioso "<i>La strada dei miracoli</i>", l'investigativo "<i>Il terzo indizio</i>", la trasmissione dedicata ai viaggi "<i>I viaggi del cuore</i>", il programma di natura e giardinaggio "<i>Parola di pollice verde</i>", il culinario "<i>Ricette all'italiana</i>" condotto da <b>Davide Mengacci </b>(altro volto noto dell'emittente) e la trasmissione dedicata al mondo animale "<i>Dalla parte degli animali</i>".</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">In particolare in seguito al successo ottenuto con "<i>Una serata Bella per te</i>": show musicale dedicato al cantautore Gianni Bella, si decise di produrre una serie di spettacoli dedicati ai più grandi cantautori e parolieri della musica italiana.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> <br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Inoltre nel 2015 dopo sei anni di assenza, <b>Maurizio Costanzo</b> riporta in televisione il suo "<i>Maurizio Costanzo Show</i>" rilanciando lo storico talk show che nel 2009 era stato chiuso a causa degli ascolti non più eccelsi.<br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Tra il 2016 ed il 2018 la parte del palinsesto dedicata all'informazione e l'approfondimento stava diventando sempre più corposa (questa tipologia di trasmissioni hanno un costo di produzione contenuto e un ascolto legato a doppiofilo con gli andamenti della politica, in Italia spesso litigiosa e al centro di scandali). <br />I critici sostenevano che i programmi di informazione di Rete 4 inneggiavano alla <b>retorica</b>, al <b>populismo </b>e l'<b>antipolitica</b>, senza proporre soluzioni concrete ai problemi. La nuova direzione del TG4 affidata a<b> Mario Giordano</b> accentuò il nuovo spirito populista e battagliero della rete (a tal punto da scatenare le dimissioni del vice direttore <b>Alessandro Cecchi Paone</b> a poche settimane dal suo insediamento nella redazione giornalistica). <br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Alcune trasmissioni come "<i>Quinta colonna</i>", "<i>Dalla vostra parte</i>" (preserale condotto da <b>Maurizio Belpietro</b> e lo stesso TG4 diretto da <b>Mario Giordano</b> furono "accusati" di aver favorito </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;">i successi elettorali della Lega e del Movimento 5 Stelle del 2018 a discapito di Partito Democratico e Forza Italia.<br /><br /></span></div><div style="text-align: left;"><h1 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span style="font-size: x-large;"><span style="font-family: arial;">Il rebranding del 2018 ed una nuova identità </span></span></span></h1><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">In seguito alle elezioni politiche del 2018 che videro vincitori assoluti Lega e Movimento 5 Stelle a discapito di Forza Italia e Partito Democratico, all'interno del gruppo Mediaset si accusò la linea editoriale di Rete 4 di aver favorito la volata elettorale delle due formazioni politiche dichiaratamente populiste e antisistema.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Le prime conseguenze di ciò furono la cancellazione delle trasmissioni "<i>Quinta colonna</i>" e "<i>Dalla vostra parte</i>" e del cambio di direzione del TG4. Al timone della testata giornalistica arriva <b>Gerardo Greco</b> (ex volto della Rai il quale annuncia di voler proporre un modello di informazione di tipo anglosassone).</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Le novità del palinsesto verranno annunciate alla stampa durante l'estate del 2018. I vertici Mediaset annunciarono che Rete 4 avrà una nuova identità, un nuovo logo ed i riferimenti con il passato saranno cancellati.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La nuova Rete 4 sarà un'emittente votata all'informazione e l'approfondimento ragionato e non urlato, lontano dai toni populisti e canzonatori che avevano segnato la rete dal 2015 al 2018. L'obiettivo implicitamente dichiarato era quello di sfidare La7 che con un modello di televisione a basso costo stava ottenendo dei buoni risultati di ascolto.<br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> <br />Nel mese di settembre avrebbe preso il via anche "<i>Stasera Italia</i>" un programma di approfondimento giornalistico dell'access prime time e condotto da <b>Barbara Palombelli</b>.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Alle tramssioni citate avrebbero preso il via nei mesi seguenti anche i programmi informativi "<i>W l'Italia</i>" condotto dal direttore del TG4 <b>Gerardo Greco</b>, "<i>Quarta repubblica</i>" condotto da <b>Nicola Porro</b>, ma anche di intrattenimento come "<i>CR4 - La Repubblica delle donne</i>" con <b>Piero Chiambretti</b> e il divulgativo "<i>Freedom</i>" con <b>Roberto Giacobbo</b>.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Contestualmente al nuovo rebranding dell'emittente va in <b>pensione </b>anche la figura dell'<b>annunciatrice </b>(Rete 4 era l'ultima emittente ad aver conservato la figura dell'annunciatrice). Per <b>Emanuela Folliero</b> era stato riservato un programma mattutino dedicato alla salute che mai vedrà la luce <br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La "nuova" Rete 4 viene uffcialmente inaugurata il 12 settembre 2018 quando Barbara Palombelli aprendo una puntata di "<i>Stasera Italia</i>" cambia il logo di Rete 4 con un telecomando. La storica R viene sostituita da un cerchio con impresso un 4.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEizKbyRMESS1lWUxHwGMtlx2SSs63KnZTrdYn4HcN_KgJdbheH0STBv8gBRpzihYSMppwnY-kPf0gV_aUIXWsrMo1v1djq_ElDCL58q3v_xETYIkk7hCGB1Izl8DAKEK0aOXTTrLoy3kAxZh7cXwDX6id4e5HOTWzoOWf4MPNYRJ8-vEI8VF5COHTWS6A=s1280" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="207" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEizKbyRMESS1lWUxHwGMtlx2SSs63KnZTrdYn4HcN_KgJdbheH0STBv8gBRpzihYSMppwnY-kPf0gV_aUIXWsrMo1v1djq_ElDCL58q3v_xETYIkk7hCGB1Izl8DAKEK0aOXTTrLoy3kAxZh7cXwDX6id4e5HOTWzoOWf4MPNYRJ8-vEI8VF5COHTWS6A=w368-h207" width="368" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Barbara Palombelli inaugura la "nuova" Rete 4<br /></td></tr></tbody></table><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il nuovo corso della rete non sembra tuttavia andare per il meglio. </span>I primi mesi di programmazione della nuova Rete 4 sono quegli più travagliati (a fronte di un'aspettativa di share del 5% si raggiungeva a malapena il 3%). Paradossalmente le uniche trasmissioni che stavano funzionando erano quelle non legate all'informazione ("Freedom" "CR4" e le immancabili soap opera) e "<i>Fuori dal coro</i>" finestra (populista) quotidiana di informazione curata da <b>Mario Giordano</b> e ben presto promossa in prima serata con ottimi risultati di ascolto.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh50kpdxINaj-Kl-P7y5ZbxjQmvqlLj_tSOCqXr4dDFrxe7n8VZPK0OJ-0tArv_B0NQOejMrH_2a2UBDocw5VqlD_nfO_8puSvSoIrTQyJh3nFyx_5p23lZH0qHYO5_A_FlDDhvL38yMpRq-uKvBzhOrOmKVqFr5XJfy_LaqOieriG-eYHTlvUq_J15Cw=s1200" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="1200" height="205" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh50kpdxINaj-Kl-P7y5ZbxjQmvqlLj_tSOCqXr4dDFrxe7n8VZPK0OJ-0tArv_B0NQOejMrH_2a2UBDocw5VqlD_nfO_8puSvSoIrTQyJh3nFyx_5p23lZH0qHYO5_A_FlDDhvL38yMpRq-uKvBzhOrOmKVqFr5XJfy_LaqOieriG-eYHTlvUq_J15Cw=w390-h205" width="390" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mario Giordano alla guida di un monopattino<br /></td></tr></tbody></table> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">In seguito al clamoroso flop di "<i>W l'Italia</i>" che scatenerà le dimissioni di Gerardo Greco dalla guida del TG4 (si dichiarerà in seguito pentito di aver abbandonato la Rai), venne richiamato in video anche il contestato <b>Paolo del Debbio</b> che con "<i>Dritto e rovescio</i>" riporta il stile giornalistico che il pubblico aveva conosciuto in "<i>Quinta colonna</i>".</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il pubblico sembra apprezzare i ritorni di Mario Giordano e di Paolo Del Debbio così come l'innesto dell'ottima <b>Veronica Gentili</b> e di <b>Giuseppe Brindisi</b>: la prima "supplente" di Barbara Palombelli a "Stasera Italia durante il fine settimana, il secondo alla guida di "<i>Zona bianca</i>" talk show del mercoledì sera.<br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Nel frattempo il TG4 rimasto orfano di <b>Gerardo Greco</b> stava subendo un processo di integrazione all'interno della maxi testata <b>News Mediaset</b> (testata nella quale confluiranno oltre lo stesso TG4 anche Studio Aperto, TGCOM, e Sport Mediaset). </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><h1 style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-size: x-large;"><span style="color: #e69138;">Cosa è Rete 4 oggi?</span></span><br /></span></h1></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Oggi Rete 4 è un'emittente che come La 7 è <b>legata a doppio filo agli andamenti della politica</b>. Se questa da spettacolo allora i programmi di approfondimento politico ne beneficiano, se questa non da spettacolo i programmi collegati crollano.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Tuttavia se La 7 propone un tipo di informazione più ragionato ed in parte rivolto ad un pubblico colto e prevalentemente progressista, i programmi di Rete 4 cercano di avere un pubblico maggiormente <b>trasversale </b>senza dimenticare il pubblico anziano (vero zoccolo duro dell'emittente).</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">L'obiettivo dichiarato nell'estate del 2018 di proporre un modello di informazione ragionato e non di pancia è stato <b>abbandonato </b>dopo pochi mesi: sia a causa dei primi flop che dagli ascolti facili che trasmissioni show come "<i>Fuori dal Coro</i>" e "<i>Dritto e rovescio</i>" sono riuscite ad ottenere in poco tempo.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La spinta <b>populista </b>dei programmi di informazione della rete è stata notevolmente accentuata in seguito alla pandemia quando nei talk di Rete 4 hanno trovato casa numerosi medici, opinionisti e politici dichiaratamente no mask, e no vax. La scelta degli ospiti nelle trasmissioni è studiata in modo da scatenare la rissa e far alzare la curva dello share.<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiybQam3C4aUZw5H5GNfeQomTCHPQ5S1p4XPYAPdmUSQ0ZILZqHilyTzQhj2olg9X2rRbUtWc3cu9fr20K_Sfw39tTfBrSNPQLb1ZSKO8A9ah2ZQ-lGJfgqYC572e3QM8jwG07R6nA2uoe-eiqdZqGlauM1rZs7uIodE5P2a0Ed5R_25W1SD7kj-jEIGQ=s1280" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1280" height="189" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiybQam3C4aUZw5H5GNfeQomTCHPQ5S1p4XPYAPdmUSQ0ZILZqHilyTzQhj2olg9X2rRbUtWc3cu9fr20K_Sfw39tTfBrSNPQLb1ZSKO8A9ah2ZQ-lGJfgqYC572e3QM8jwG07R6nA2uoe-eiqdZqGlauM1rZs7uIodE5P2a0Ed5R_25W1SD7kj-jEIGQ=w404-h189" width="404" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La famosa rissa televisiva tra Sgarbi e Mughini a Stasera Italia<br /></td></tr></tbody></table><br />Al contrario di La7, La rete Mediaset può contare su una library di film e telefilm sterminata (i film d'autore e le numerose telenovelas costituiscono ancora oggi uno zoccolo duro nella programmazione) da programmare nei periodi "morti" della politica, oltre che a risorse finanziarie a cui il gruppo di Urbano Cairo non può attingere.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Così come Rai 2 ed Italia 1, Rete 4 è una delle emittenti generaliste che ha subito una pesante <b>perdita di ascolti</b>. Nel giro di vent'anni si è passati da un ottimo 10% di share dei primi anni 2000 ad un dignitoso 3,7% dell'ultimo anno. </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La scelta di dedicare buona parte del palinsesto di Rete 4 all'informazione ed approfondimento in diretta è stata dettata da un lato dall'esigenza di risparmiare (i programmi di informazione hanno dei costi di produzione contenuti) e dall'altro lato dall'esigenza di far concorrenza a La 7 (che nel settore dell'informazione politica è un'istituzione).</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">In 40 anni di storia Rete 4 ha avuto repentini cambi di linea editoriale e grossi stravolgimenti alla struttura del palinsesto. L'impressione è che l'attuale linea editoriale dell'emittente non sarà quella definitiva e che la prossima direzione di rete ridisegnerà nuovamente la sua Rete 4 disorientando quel pubblico anziano cui è sempre rimasto fedele alla storica R berlusconiana. <br /></span></div></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span style="font-family: arial;"> </span></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span style="font-family: arial;">Se sei interessato alla storia di Rete 4 puoi seguire la<br /></span></span><b><span><span style="font-family: arial;"><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_4.html">Prima parte</a>, <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_10.html">Seconda parte</a>, <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_1.html">Terza parte</a> </span></span></b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; text-align: left;">e</span><b style="font-size: large;"><span><span style="font-family: arial;"> <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_21.html"><span style="font-size: medium;">Quarta </span><span style="font-size: medium;">parte</span></a></span></span></b></div>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-1024897948360628032022-01-04T07:04:00.003-08:002022-01-04T12:30:02.645-08:00I 40 anni di Rete 4. Storia della terza rete televisiva Mediaset. Quarta parte: Gli anni 2000 dal Lodo Rete 4 all'addio di Emilio Fede<div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhKxSNmLJCHxwP_b8ZleW8DyuiEXwbLfvZuCW4E8tjsr-9n7quemJp38ZCSA0hCSBNaK2651HY0uhOlN7_ELq7sNlpWjnIYp7YPmDsU3vSbFWYIF1Vujhrf3hEAEu7h5wLZU9XewvhINAhMv4HpmAlzbEhsbmLdhlH4-uN3epOZEIPBv4JN26cqztImLw=s665" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="155" data-original-width="665" height="146" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhKxSNmLJCHxwP_b8ZleW8DyuiEXwbLfvZuCW4E8tjsr-9n7quemJp38ZCSA0hCSBNaK2651HY0uhOlN7_ELq7sNlpWjnIYp7YPmDsU3vSbFWYIF1Vujhrf3hEAEu7h5wLZU9XewvhINAhMv4HpmAlzbEhsbmLdhlH4-uN3epOZEIPBv4JN26cqztImLw=w624-h146" width="624" /></a></div><br />Quarto appuntamento de: <b>I 40 anni di Rete4</b>. Un'inchiesta nella quale si ripercorre la storia della terza emittente del gruppo Mediaset, le varie epoche che ha vissuto, i cambiamenti editoriali e le vicende editoriali politiche e giudiziarie connesse arrivando all'attuale linea editoriale imperniata sull'informazione e l'approfondimento. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Nel <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_1.html"><b>precedente appuntamento</b></a> abbiamo raccontato come negli anni anni 90, grazie alla <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Mamm%C3%AC">Legge Mammì</a></b> i network nazionali privati (Rete 4 compresa) sono stati legittimati a trasmettere. In questo decennio la terza rete televisiva della Fininvest (poi nel 1996 divenuta Mediaset), ha vissuto due cambiamenti di linea editoriale. </span></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Se nella prima metà degli anni 90 è stata l'emittente italiana di riferimento per <b>telenovelas </b>e <b>soap opera</b>, nella seconda metà del decennio, durante la direzione di <b>Vittorio Giovanelli</b>, </span><span style="font-family: arial;">Rete 4 è stata trasformata in una rete dedicata prevalentemente <b>all'intrattenimento</b> per tutta la famiglia in diretta concorrenza con le ammiraglie Rai, Mediaset e Tele Monte Carlo.</span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Tuttavia già dall'inizio del decennio l'eccessiva concentrazione di canali televisivi nazionali da parte di un solo editore (la Fininvest/Mediaset) stava causando problemi di tipo giuridico.<span><a name='more'></a></span><span></span></span><h2></h2><h1 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Il Lodo Rete 4 ed il caso Europa 7</span></h1><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">La Legge Mammì del 1990 che legalizzava i network televisivi nazionali, lasciava grosse </span><span><b>lacune</b></span><span style="font-weight: normal;"> nel sistema delle concessioni televisive e dell'assegnazione delle frequenze (queste essendo un <b>bene pubblico</b> devono essere assegnate dallo Stato e non potevano essere "occupate"). </span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">Già subito dopo l'approvazione della stessa legge, in molti contestarono il fatto che la Fininvest avesse un numero <b>eccessivo </b>di emittenti televisive nazionali in uno spettro di frequenze molto limitato. </span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">È su questi presupposti che la Corte Costituzionale </span><span><b>bocciò</b></span><span style="font-weight: normal;"> parzialmente la Legge Mammì, in quanto in contrasto con l'articolo 21 della Costituzione, mentre l'Antitrust impose un limite massimo di televisioni che un editore privato poteva detenere (ossia due).</span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><br /></span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">La successiva legge di riordino del sistema radiotelevisivo </span><span><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Maccanico">Maccanico</a></b></span><span style="font-weight: normal;"> (dal cognome dell'allora Ministro delle Telecomunicazioni <b>Antonio Maccanico</b>) del 1997, aveva previsto un sistema di assegnazione di </span><b>otto concessioni televisive</b> <b>nazionali</b><span style="font-weight: normal;"><b> </b>per i network privati ed un piano di assegnazione delle frequenze per le emittenti assegnatarie della stessa concessione.</span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">Dall'assegnazione rimase fuori </span>Rete 4<span style="font-weight: normal;"> in quanto il gruppo Mediaset aveva ottenuto la concessione nazionale per le <b>Canale 5</b> ed <b>Italia 1</b> e la Legge Maccanico prevedeva l'assegnazione di non più di due concessioni per editore.</span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">Le uniche due soluzioni che si prospettavano per Rete 4 erano o la </span><span><b>chiusura</b></span><span style="font-weight: normal;"> oppure la prosecuzione delle trasmissioni sulla </span><span><b>televisione satellitare e via cavo.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhRl7mc2n1DZ2dy61UQDCPE4EK10U2TQoP63dHCLm0kxGpg95rU_Mg5_QrsQHxUgDhkv731NOj0BMW0bwMWHAlYf0GvJsCMdqJFa9Aypawlia_aDKehWXOC1xES3ORcd_i55Jlutpcj9yrpFNQHi74F8j1ItRqdZ48OBH5rxozsXbdfPusNj8p0HvRbaA=s609" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="455" data-original-width="609" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhRl7mc2n1DZ2dy61UQDCPE4EK10U2TQoP63dHCLm0kxGpg95rU_Mg5_QrsQHxUgDhkv731NOj0BMW0bwMWHAlYf0GvJsCMdqJFa9Aypawlia_aDKehWXOC1xES3ORcd_i55Jlutpcj9yrpFNQHi74F8j1ItRqdZ48OBH5rxozsXbdfPusNj8p0HvRbaA=s320" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il logo di Europa 7<br /></td></tr></tbody></table><br /></b></span><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">Al posto di Rete 4 ad ottenere la concessione nazionale fu </span><b>Europa 7</b><span style="font-weight: normal;">: una nascente realtà televisiva dell'editore </span><span><b>Francesco Di Stefano</b></span><span style="font-weight: normal;"> (già editore di diverse emittenti locali sparse tra il Lazio e l'Abruzzo) il quale aveva costruito nella Capitale un avveniristico centro di produzione televisivo e aveva studiato un palinsesto imperniato sull'informazione, la satira e l'intrattenimento.</span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><br /></span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">Purtroppo per Europa 7, alle concessioni televisive non seguì il piano di assegnazione delle frequenze previsto dalla </span><span><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Maccanico">Legge Maccanico</a></b></span><span style="font-weight: normal;">; pertanto Rete 4 potè continuare a trasmettere (seppur transitoriamente) sulle frequenze che (secondo il patron di Europa 7) dovevano essere liberate e riassegnate.</span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">I vari governi che si sono succeduti tra la fine degli anni 90 e gli inizi degli anni 2000 hanno sempre ignorato la faccenda sino a quando la Corte Costituzionale nel 2002 stabilì che entro il 31 dicembre 2003, Rete 4 doveva </span><span><b>interrompere</b></span><span style="font-weight: normal;"> le trasmissioni sulla televisione analogica terrestre e liberare le frequenze.</span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><br /></span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">Grazie a varie proroghe normative Rete 4 riuscì a trasmettere sino alla fine 2003. Poche settimane prima del definitivo spegnimento del segnale, intervenne in maniera drastica il <b>Governo Berlusconi</b> il quale con l'ennesima legge di riordino del sistema radiotelevisivo italiano (la discussa </span><span><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Gasparri">Legge Gasparri</a></b></span><span style="font-weight: normal;">, dal cognome dell'allora Ministro delle Telecomunicazioni <b>Maurizio Gasparri</b>), fu inserita una norma (poi denominata "</span><span><b>salva Rete 4</b></span><span style="font-weight: normal;">") la quale consentì alla terza rete Mediaset di poter continuare le trasmissioni analogiche in attesa che la tecnologia del </span><span><b>digitale terrestre</b></span><span style="font-weight: normal;"> (la quale avrebbe permesso un numero maggiore di reti) potesse svilupparsi ed essere presente nelle case degli italiani.</span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">L'editore di Europa 7 Francesco Di Stefano potè ottenere le sue frequenze ed un modesto risarcimento danni dalla mancata assegnazione delle stesse solo nel <b>2010</b>. Al contrario,</span></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"> della Legge Gasparri e della norma "salva Rete 4" si è occupata più volte la Corte di Giustizia Europea, condannando lo Stato Italiano a risarcire economicamente il patron di Europa 7 in quanto ha ostruito per oltre dieci anni l'assegnazione delle frequenze.<br /><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="color: #e69138; font-size: x-large;">Gli anni 2000: Le direzioni Scheri e Feyles</span></span></h2><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">Nonostante le tante proroghe allo spegnimento del segnale, Rete 4 continuò a trasmettere tra mille difficoltà (anche di ascolto, in quanto la terza rete Mediaset era quelle che tra tutte le generaliste stava soffrendo il calo di ascolti della televisione generalista).</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">Nel 2000 in seguito al pensionamento di Vittorio Giovanelli la direzione di rete passò a </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>Giancarlo Scheri</b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"> (futuro direttore di Canale 5).</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">Scheri decise di rivoluzionare ulteriormente Rete 4 facendola diventare una rete non più rivolta alle famiglie ma ad un </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>pubblico adulto e prevalentemente maschile</b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">. A farne le spese furono tutte le produzioni di intrattenimento (alcune storiche): da "<i>Ok il prezzo è giusto</i>" a "<i>Bravo Bravissimo</i>", da "<i>La macchina del Tempo</i>" a "<i>La ruota della Fortuna</i>". </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">La spending review cominciò ad abbattersi sul gruppo Mediaset, il quale riteneva più producente investire maggiormente su Canale 5 ed Italia 1 invece che su un'emittente che rischiava la chiusura.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">In questi anni furono inseriti numerosi programmi di tipo calcistico nonché numerosi telefilm concernenti il crimine e film d'autore. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">Negli anni della Direzione Scheri i personaggi principali dell'emittente erano essenzialmente quattro: </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>Rita Dalla Chiesa</b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"> (conduttrice di "<i>Forum</i>"), </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>Emilio Fede</b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"> (<i>deus ex machina</i> del TG4), </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>Emanuela Folliero </b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">(annunciatrice di rete e conduttrice di "<i>Stranamore</i>" dopo la scomparsa di Alberto Castagna) e </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>Mike Bongiorno</b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"> (il quale dopo la chiusura della "<i>Ruota</i>" fu impegnato nelle telepromozioni e nei quiz per ragazzi "<i>Genius</i>" ed "<i>Il migliore</i>").</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">Nel 2007 i vertici Mediaset decisero di nominare direttore di rete </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>Giuseppe Feyles</b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">. Il nuovo direttore di rete doveva rilanciare una rete ormai ridotta al collasso e che in più sarebbe stata privata di "<i>Forum</i>" che nel frattempo (visti gli ottimi ascolti) sarebbe passato su Canale 5.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">Feyles continuò sul solco tracciato dal suo predecessore (impostando un'emittente rivolta ad un pubblico adulto) tuttavia innestando nel palinsesto numerose soap opera e telenovelas: una su tutte il serial tedesco "<i>Tempesta d'Amore</i>" che a cavallo tra il 2007 e il 2010 ottenne lusinghieri risultati auditel.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">Per fronteggiare la crisi di ascolto che stava attanagliando Rete 4 (anche in seguito al crescente successo delle Pay TV e dei nascenti canali tematici del digitale terrestre), Feyles decise di inserire al palinsesto dei programmi di informazione in prima serata: il primo fu "<i>Quarto grado</i>": programma incentrato sui casi di cronaca nera condotto da </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>Salvo Sottile</b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;">. Il secondo fu "<i>Quinta Colonna</i>": un talk show politico condotto dal giornalista <b>Paolo del Debbio</b> che inaugurò la stagione del talk populista ed urlato. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">Le due trasmissioni ebbero un grandissimo successo, tanto da spingere i vertici di Mediaset a pensare di orientare la terza rete del gruppo verso l'informazione e l'approfondimento giornalistico (in diretta concorrenza con Rai 3 e La 7). </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"> </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">Un esperimento curioso quanto sfortunato fu "<i>Radio Belva</i>": trasmissione condotta da </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>Giuseppe Cruciani </b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">e </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>David Parenzo</b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"> durata una sola puntata. Radio Belva non è stato altro che un rifacimento televisivo del programma radiofonico "La Zanzara". Il risultato fu disastroso sia in termini di contenuti (a causa dell'alto numero di risse verbali scoppiate durante la trasmissione) che di ascolti. <br /><br /></span><h2 style="text-align: left;"></h2></div><div><h1 style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"><span style="color: #e69138;"><span style="font-size: x-large;"><b>Le dimissioni di Emilio Fede</b></span></span><br /></span></h1></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">Il 28 marzo 2012 il gruppo Mediaset e Rete 4 in particolare fu colpito da un particolare evento. Dopo vent'anni ininterrotti di direzione del TG4, lo storico direttore della testata giornalistica </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>Emilio Fede</b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"> si vede costretto a lasciare l'incarico in seguito ai risvolti dell'inchiesta sulle olgettine ed il caso Ruby nei quali era coinvolto. Con l'addio di Fede al TG4 si conclude un'epoca storica fatta di notizie parziali ed editoriali faziosi. Si chiude anche la stagione delle <b>meteorine</b>: delle ragazze senza uno specifico talento le quali leggevano il bollettino meteo davanti ad un compiaciuto direttore.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"><br /> Con il pensionamento di Emilio Fede la direzione del telegiornale passa a <b>Giovanni Toti</b> il quale archivia la storia ventennale di Emilio Fede al TG4 e promette una rifondazione della testata giornalistica. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"> </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">Con il cambio di guida al TG4 e con l'arrivo alla direzione di rete di Sebastiano Lombardi, la scelta di virare Rete 4 verso l'<b>informazione </b>si fa sempre più marcata, ma di quello che avverrà negli anni della direzione Lombardi ne parleremo nella <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_28.html"><b>quinta ed ultima puntata</b></a> de: </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b>I 40 anni di Rete 4</b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;">.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium; font-weight: normal;"> </span></div><div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span style="font-family: arial;">Se sei interessato alla storia di Rete 4 puoi seguire la<br /></span></span><b><span><span style="font-family: arial;"><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_4.html">Prima parte</a>, <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_10.html">Seconda parte</a>, <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_1.html">Terza parte</a> </span></span></b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; text-align: left;">e</span><b style="font-size: large;"><span><span style="font-family: arial;"> <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_28.html"><span style="font-size: medium;">Quinta parte</span></a></span></span></b></div></div>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-12695957847743112702022-01-04T04:48:00.008-08:002022-01-04T12:32:50.987-08:00I 40 anni di Rete 4. Storia della terza rete televisiva Mediaset. Terza parte: Gli anni 90 tra sperimentazioni e Berlusconismo<div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhLkh181BxUce-pIv2lzb9zqQAMRejL8VMqEz5gfrPhotC4bDIb_mrn22iRfscw-UQirehRH25GFVjxSPXZTFOJJO1AroyFhstGOwG2G-YxkiVqL7tvvBuNvISW6HrBKGafAOrJj2apAVgyJd-26c_ALgBKPJdCsUGcS_lYPmRF5dCwMkYzAykD9HeOZw=s665" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="155" data-original-width="665" height="140" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhLkh181BxUce-pIv2lzb9zqQAMRejL8VMqEz5gfrPhotC4bDIb_mrn22iRfscw-UQirehRH25GFVjxSPXZTFOJJO1AroyFhstGOwG2G-YxkiVqL7tvvBuNvISW6HrBKGafAOrJj2apAVgyJd-26c_ALgBKPJdCsUGcS_lYPmRF5dCwMkYzAykD9HeOZw=w596-h140" width="596" /></a></div><br />Terzo appuntamento de: <b>I 40 anni di Rete4</b>. Un'inchiesta nella quale si ripercorre la storia della terza emittente del gruppo Mediaset, le varie epoche che l'emittente ha vissuto, i cambiamenti editoriali, le vicende giudiziarie arrivando all'attuale linea editoriale imperniata sull'informazione e l'approfondimento. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /><span>Nel <b><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_10.html">secondo appuntamento</a></b> abbiamo raccontato la vita dell'emittente a cavallo tra il 1985 e il 1990: anni in cui l'eredita di Rete 4 è stata raccolta dalla <b>Fininvest </b>di Silvio Berlusconi. Anni non facili per la terza emittente del gruppo alle prese con cambiamenti radicali di linea editoriale e l'oscuramento dei network commerciali deciso dei Pretori di Roma Torino e Pescara. </span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span>A risolvere la situazione intervennero i Governi dell'epoca: prima con i <b>Decreti Berlusconi </b>che consentivano (seppur transitoriamente) la prosecuzione delle trasmissioni dei network privati e infine dalla <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Mammì">Legge Mammì</a></b> che legalizzava la presenza nell'etere delle emittenti televisive nazionali.<span><a name='more'></a></span></span></span></div><br /><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">La nuova rete 4 in rosa</span></h2><p></p><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La <b>Legge Mammì </b>del 1990 fu la seconda legge di riforma del sistema radiotelevisivo italiano. Tra le tante cose disciplinava il settore dell'emittenza privata a livello nazionale con specifici obblighi, doveri e diritti per le stesse.<br /></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span>La legge consentì ai network privati nazionali la loro esistenza. Per il gruppo Fininvest (che nel frattempo aveva acquisito la Mondadori, diventando di conseguenza pienamente editrice di Rete 4), ciò significava poter trasmettere a livello nazionale senza il sistema dell'interconnessione con le emittenti locali (molte delle quali furono acquisite per avere il pieno utilizzo delle frequenze) e di poter disporre della diretta televisiva.</span></span></div><div style="text-align: left;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjtNcKZZouvZ0OAJQSQiKrXt4j9xwSfIkMxQARB8ghUtFGXoml4yDUa3HQSRSnu8TYEzZc51xJJqcwb3jYCtKsVhl31VH_64gTh8hlio-U82BTpYmbp430EDVN7CqR1URowWfsrmVSRY4XA9yzZlbW1pc6lOUJzwCRDTfUCxBWw_qeixn5wt-TyyPavbQ=s960" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="752" data-original-width="960" height="251" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjtNcKZZouvZ0OAJQSQiKrXt4j9xwSfIkMxQARB8ghUtFGXoml4yDUa3HQSRSnu8TYEzZc51xJJqcwb3jYCtKsVhl31VH_64gTh8hlio-U82BTpYmbp430EDVN7CqR1URowWfsrmVSRY4XA9yzZlbW1pc6lOUJzwCRDTfUCxBWw_qeixn5wt-TyyPavbQ=s320" width="320" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">L'annunciatrice di Rete 4 Emanuela Folliero</span></td></tr></tbody></table><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"><span><br /></span></span><span style="font-family: arial;">Con la direzione di rete affidata a <b>Michele Franceschelli</b>, si decise di dedicare in maniera più marcata la programmazione di Rete 4 ad un pubblico più <b>femminile</b>, all'interno di una strategia globale di segmentazione, dando </span><span style="font-family: arial;">una connotazione alle reti del gruppo, proponendo ai pubblicitari un target mirato di investimento.</span><span style="font-family: arial;"> <br /></span><span style="font-family: arial;">Si scelse pertanto di programmare trasmissioni a tema, telenovelas, soap opera (la più nota il serial statunitense "<i>Sentieri</i>") le quali erano unite tra di loro da programmi contenitori condotti da <b>Patrizia Rossetti</b>.<br /></span></span><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Punta di diamante della programmazione dell'emittente sono "<i>I bellissimi di Rete 4</i>": una serie di film comici e d'autore trasmessi in seconda serata e introdotti da <b>Emanuela Folliero</b> (la quale divenne anche l'annunciatrice e volto principale dell'emittente fino al 2018).</span><br /></span></div><h1 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">La nascita del TG4</span></h1><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La Legge Mammì imponeva specifici obblighi per le nuove emittenti nazionali. Per poter disporre della concessione di trasmissione nazionale era necessario che i nascenti network nazionali si dotassero di un <b>telegiornale</b>. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il <b>TG4 </b>nacque il 29 luglio del 1991. Per un anno la testata giornalistica di Rete 4 fu diretta da <b>Edvige Bernasconi</b> (prima direttrice di telegiornale in Italia).<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjfx1G40DYF-FsVKB3Vrpr3BWP-tyoWJ938fjeORWh2RWOYZCGyW2X3wkP-ujkUmR-ugWHWs3FqVJAg2pW5vvULz_gUvSOdiMcRo5S3VBpCzXKDViWxKhS8jVIJudj6KP6KkAHKficsMSenjU4hAMzAWnBJSdyXRsJDR-BcFJCojaNKpF-gyDeDoGIu8A=s480" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="480" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjfx1G40DYF-FsVKB3Vrpr3BWP-tyoWJ938fjeORWh2RWOYZCGyW2X3wkP-ujkUmR-ugWHWs3FqVJAg2pW5vvULz_gUvSOdiMcRo5S3VBpCzXKDViWxKhS8jVIJudj6KP6KkAHKficsMSenjU4hAMzAWnBJSdyXRsJDR-BcFJCojaNKpF-gyDeDoGIu8A=s320" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lo storico direttore del TG4 Emilio Fede</td></tr></tbody></table><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">L'anno successivo alla guida del TG4 approdò <b>Emilio Fede</b> (il quale rimase direttore del telegiornale per quasi 20 anni dandole una forte connotazione). Emilio Fede era un giornalista di lungo corso, con esperienze da inviato in Africa per la Rai, direttore del TG1, fondatore e direttore del <b>TGA </b>(il primo telegiornale di un'emittente privata) e di Studio Aperto (primo telegiornale della Fininvest).</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Se nei primi anni di vita il TG4 rimane un telegiornale fortemente imperniato sulla cronaca e le curiosità (la politica viene trattata solo marginalmente), è l'ingresso in politica dell'editore della Fininvest <b>Silvio Berlusconi</b> a far diventare Emilio fede ed il TG4 il più acceso sostenitore delle politiche del centro destra berlusconiano. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Si ricordano i continui editoriali del direttore, intervallati da servizi faziosi e continui attacchi e sberleffi ai membri degli schieramenti avversi al Cavaliere. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il pubblico (<b>specialmente quello anziano</b>) sembra però apprezzare la linea editoriale del TG4, meno l'antitrust la quale multò più volte la testata per la violazione della par condicio e per la faziosità del direttore.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">La direzione di Vittorio Giovanelli</span></h2><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Nella metà degli anni 90 ci furono dei grandi cambiamenti. Nel 1996 ci fu cessione di tutte le attività televisive del gruppo Fininvest alla <b>Mediaset </b>(società sempre di proprietà della famiglia Berlusconi).</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Su Rete 4 dopo un anno di direzione ad interim di <b>Carlo Vetrugno</b>, nel maggio del 1996 la linea editoriale della rete subisce un ulteriore stravolgimento.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Direttore di rete nella seconda metà degli anni 90 fu <b>Vittorio Giovannelli</b> (storico tecnico e autore Rai, dagli anni 80 consulente di Berlusconi per la Fininvest). </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">L'idea era quella di posizionare Rete 4 su un target generalista e familiare. L'imperativo di Giovannelli fu categorico: <b>via le telenovelas e le produzioni in rosa</b> (che subirono un drastico taglio), in favore di produzioni dedicate a tutta la famiglia.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span face="sans-serif" style="background-color: white; caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122;">In questo periodo esordirono programmi di divulgazione scientifica (come "<i>La Macchina del tempo</i>" con Alessandro Cecchi Paone)</span><span face="sans-serif" style="background-color: white; caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122;"> e alcuni quiz e talk show storici prima trasmessi su Canale 5</span><span face="sans-serif" style="background-color: white; caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122;"> come "</span><i style="caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122;">Ok, il prezzo è giusto!"</i><span face="sans-serif" style="background-color: white; caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122;">, "</span><i style="caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122;">La ruota della fortuna"</i><span face="sans-serif" style="background-color: white; caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122;"> e "</span><i style="caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122;">Forum"</i><span face="sans-serif" style="background-color: white; caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122;">.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjDZxijhAzgutAgMo9NP4FXfkHNISZ_Vk7hl_wbcDmGghQpZz9b654dJ7KL6hGr-vbIdfiJstBtCK_SE-OTonWMfWEhX8pah-WNY2fA4BSZOgcz4utepDs1RI9ywvFfudntf59JPUNs7qw3l2Z9SUOnwY_ylwB10fQkyNbtmmzM29wlqcNERqjbQGsc4A=s1280" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjDZxijhAzgutAgMo9NP4FXfkHNISZ_Vk7hl_wbcDmGghQpZz9b654dJ7KL6hGr-vbIdfiJstBtCK_SE-OTonWMfWEhX8pah-WNY2fA4BSZOgcz4utepDs1RI9ywvFfudntf59JPUNs7qw3l2Z9SUOnwY_ylwB10fQkyNbtmmzM29wlqcNERqjbQGsc4A=w382-h215" width="382" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ok il prezzo è giusto!</td></tr></tbody></table></span></span></div><div><span face="sans-serif" style="background-color: white; caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Inoltre tutte le produzioni di Mike Bongiorno dal 1996 furono trasmesse da Rete 4 compreso "<i>Bravo Bravissimo</i>" (il primo talent show per ragazzi). <br /></span></span></div><div><span face="sans-serif" style="background-color: white; caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">In questo periodo, dopo anni di assenza tornarono ad essere trasmessi anche i programmi dedicati ai ragazzi. il "<i>Game Boat</i>" trasmesso subito dopo il TG4 della sera era un contenitore di cartoni animati condotto dal doppiatore <b>Pietro Ubaldi</b> e da <b>Cristina D'Avena </b>che ottenne un discreto successo, grazie alla diretta e la trasmissione delle puntate inedite dell'anime "<i>Sailor Moon</i>".</span></span></div><div><span style="background-color: white;"><span style="font-size: medium;"><span face="sans-serif" style="color: #202122;"><span style="caret-color: rgb(32, 33, 34); font-family: arial;">La Rete 4 di quegli anni pur essendo sul lato informativo una rete di connotazione <b>berlusconiana</b> sul lato dell'intrattenimento era in grado di competere con la Rai e persino con Canale 5.</span></span></span></span></div><div><br /></div><h2 style="text-align: left;"><span style="background-color: white;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;"><span style="caret-color: rgb(32, 33, 34);">I dubbi di legittimità di Rete 4</span></span></span></h2><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;"><span><span face="sans-serif" style="color: #202122;">Già dai primi anni 90 se nessuno contestava più la presenza di network televisivi nazionali, in molti contestavano l'eccessiva concentrazione di emittenti televisive nelle mani dello stesso editore (Fininvest/Mediaset). <br />A complicare il tutto intervenne la Corte Costituzionale la quale decretò <b>l'incostituzionalità</b> della Legge Mammì, assieme al</span></span></span><span face="sans-serif" style="background-color: white; color: #202122;">l'Antitrust che impose un limite massimo <b>di due emittenti televisive per editore</b>. </span></span></div><div><span face="sans-serif" style="color: #202122; font-size: medium;"><span style="background-color: white; font-family: arial;">A tutte queste criticità dovette intervenire <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Maccanico#:~:text=249%20(nota%20anche%20come%20legge,466%2F2002%20della%20Corte%20Costituzionale.">una nuova legge di riordino del sistema radiotelevisivo italiano</a></b>, la quale doveva prevedere obbligatoriamente <b>un tetto massimo di 2 emittenti per editore</b>. </span></span></div><div><span face="sans-serif" style="color: #202122; font-size: medium;"><span style="background-color: white; font-family: arial;"><br /></span></span></div><div><span face="sans-serif" style="color: #202122; font-size: medium;"><span style="background-color: white; font-family: arial;">Pertanto per Rete 4 si paventava il rischio di una cessione o di una chiusura.</span></span></div><div><span style="background-color: white; caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122; font-family: arial; font-size: medium;">Con il pensionamento di Vittorio Giovanelli nel 2000 la direzione di Rete 4 passò a <b>Giancarlo Scheri</b>, il quale decise di rivoluzionare nuovamente l'impostazione dell'emittente orientandola verso un pubblico adulto e ponendo fine alla stagione "creativa" dell'emittente.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span face="sans-serif" style="color: #202122;"><span style="background-color: white;">Ma di ciò che successe tra la fine degli anni 90 e gli anni 2000 </span></span><span>ne parleremo nel <b><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_21.html">prossimo appuntamento</a></b> de:<b> I 40 anni di Rete 4</b>. </span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: large;"><br /></span></div><div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span style="font-family: arial;"> Se sei interessato alla storia di Rete 4 puoi seguire la<br /></span></span><b><span><span style="font-family: arial;"><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_4.html">Prima parte</a>, <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_10.html">Seconda parte</a>, <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_21.html">Quarta parte</a> </span></span></b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium; text-align: left;">e</span><b style="font-size: large;"><span><span style="font-family: arial;"> <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_28.html">Quinta parte</a></span></span></b></div></div>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-55818035545369021792022-01-04T04:27:00.005-08:002022-01-04T12:31:50.129-08:00I 40 anni di Rete 4. Storia della terza rete televisiva Mediaset. Seconda parte: La Rete 4 targata Fininvest<p></p><div class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj1UJJHllTpLUj1L8aGTK7WRuX4oLSwrg6egky9_5axc5Mwgzb1p0S58xHLk5OOv7RnOYiYeG3iBTTRnoxS_Q0VrT6u7xHS1zWhOoWXs6ueBIhFkkydQOOgS3P4VHWVgLrMOiHaTq8tO9dK0J5mtqL2mLshChrJxZRz6mlXQ9HKY0hV6w98nBxs97AS8Q=s665" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="155" data-original-width="665" height="145" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj1UJJHllTpLUj1L8aGTK7WRuX4oLSwrg6egky9_5axc5Mwgzb1p0S58xHLk5OOv7RnOYiYeG3iBTTRnoxS_Q0VrT6u7xHS1zWhOoWXs6ueBIhFkkydQOOgS3P4VHWVgLrMOiHaTq8tO9dK0J5mtqL2mLshChrJxZRz6mlXQ9HKY0hV6w98nBxs97AS8Q=w620-h145" width="620" /></a></div><br />Secondo appuntamento de: <b>I 40 anni di Rete4</b>. Un'inchiesta nella
quale si ripercorre la storia della terza emittente del gruppo Mediaset, le varie epoche che la rete ha
vissuto, i cambiamenti di indirizzo, le vicende giudiziarie connesse, barrivando all'attuale linea editoriale imperniata sull'informazione e l'approfondimento giornalistico.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Nel <b><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_4.html#more">primo appuntamento</a></b> abbiamo raccontato la volontà da parte del gruppo Mondadori, il gruppo editoriale de L'Espresso e l'editore Carlo Maria Perrone di sviluppare un network televisivo nazionale imperniato sulla cultura e l'approfondimento. Inoltre sono stati raccontati i primi anni di vita del network, fatti di onerose acquisizioni di diritti e ingaggi di personaggi famosi. Nonostante i primi successi, le ambizioni della nuova rete si sono scontrate contro una concorrenza agguerritissima ed alcune scelte editoriali sbagliate. <br />A "salvare" la rete intervenne <b>Silvio Berlusconi</b> il quale con la <b>Fininvest</b> nell'agosto del 1984 acquisì il 50% dell'emittente facendosi carico dei debiti accumulati. Con l'entrata di scena di Berlusconi escono dall'assetto societario sia il gruppo editoriale L'Espresso di Carlo Caracciolo che Carlo Maria Perrone, mentre rimase la Mondadori in una gestione combinata con la Fininvest.</span></div><a name='more'></a><h1 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">La nuova Rete 4 Berlusconiana</span></h1><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Con l'acquisizione di Rete 4 da parte di Berlusconi, la Fininvest si ritrovava con un impero mediatico di <b>tre network nazionali</b> (Canale 5 fondata nel 1979, Italia 1 fondata nel 1981 da Edilio Rusconi e acquisita dalla Fininvest nel 1983 e la Rete 4 mondadoriana acquisita nell'estate del 1984). <br />La strategia di Berlusconi era quella sì di mantenere un'offerta di programmi trasversale per le sue reti ma di dare una connotazione alle sue televisioni in modo da poter differenziare l'offerta, proponendo ai pubblicitari un target mirato di investimento. Se Canale 5 era il canale dedicato alle famiglie ed Italia 1 era maggiormente mirato verso un pubblico giovane, per Rete 4 si decise di accantonare l'esperimento fallimentare della televisione culturale in favore di una televisione di tipo generalista con un offerta di trasmissioni, film e telefilm maggiormente rivolta ad un <b>pubblico femminile</b>. </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Sotto la gestione della Fininvest (in virtù di quella riorganizzazione dei contenuti voluta da Berlusconi) diverse trasmissioni di Rete 4 furono ricollocate su Canale 5 (questo fu il caso del "<i>Maurizio Costanzo Show</i>") e su Italia 1, mentre l'ampio magazzino di titoli di cui l'emittente aveva i diritti fu in parte riutilizzato per rinfoltire i palinsesti delle altre emittenti del gruppo.</span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">È in questi anni che il palinsesto di Rete 4 viene rimpolpato di telenovelas in prevalenza sudamericane grazie ad un accordo con il network brasiliano <b>Rede Globo</b>. Altra trasmissione dedicata all'universo femminile di notevole successo nella nuova Rete 4 berlusconiana è stata "<i>W le donne</i>" la quale riscosse un discreto successo.<br /><br /> </span></div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEia-DKsL58NXsiJcTnL63QbffxHr8O1m4HEl-xTBlEyiLEicHTwOYDELdGwaCuuLhtnEE2qhEE7HyLKn8mXTjXVtIUy-ZwPvBjtwMp3U_zc8FSMkc-ufVpR6p6uEFGoqZbuR6y4Don48aobYZQe3kDohUZfyPPooyVnmEKhFqJfyRDCK0PojQFqPIMDeA=s800" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="800" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEia-DKsL58NXsiJcTnL63QbffxHr8O1m4HEl-xTBlEyiLEicHTwOYDELdGwaCuuLhtnEE2qhEE7HyLKn8mXTjXVtIUy-ZwPvBjtwMp3U_zc8FSMkc-ufVpR6p6uEFGoqZbuR6y4Don48aobYZQe3kDohUZfyPPooyVnmEKhFqJfyRDCK0PojQFqPIMDeA=s320" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Four: La mascotte di Rete 4</td></tr></tbody></table><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Anche se l'intenzione di Berlusconi era quella di creare un'emittente rivolta all'universo femminile (esperimento a dire il vero concretizzatosi solo nei primi anni novanta), non mancarono programmi rivolti ad un pubblico trasversale come trasmissioni di intrattenimento, musicali, eventi sportivi e programmi per ragazzi. Quest'ultimo genere rappresentato dalla trasmissione "<i>Ciao Ciao</i>": un contenitore per ragazzi curato da <b>Alessandra Valeri Manera</b> (capostruttura Fininvest con delega ai programmi per ragazzi e già autrice del più noto "<i>Bim Bum Bam</i>" su Italia 1), condotto da <b>Giorgia Passeri </b>coadiuvata da <b>Four</b>: un pupazzo creato dal Gruppo 80 dalle sembianze di un orso antropomorfo che (così come con Five per Canale 5 e Uan per Italia 1) divenne la mascotte dell'emittente. </span><p></p><h1 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">I tentativi di oscuramento</span></h1><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Già mesi dopo l'acquisizione di Rete 4 da parte della Fininvest, ci furono numerose critiche ed esposti riguardo le modalità "illecite" con le quali la televisione commerciale (Rete 4 compresa) trasmetteva in Italia. </span><span style="font-size: medium;">La <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Riforma_della_RAI_del_1975"><b>riforma del sistema radiotelevisivo del 1975</b></a>, pur consentendo l'esistenza di televisioni private commerciali, stabiliva che queste potevano trasmettere in un ambito locale o al massimo regionale. Come spiegato nel <b>precedente appuntamento</b>, la strategia dei network commerciali nazionali fu quella di coinvolgere una rete di emittenti locali, le quali (grazie ad un sistema di videocassette) trasmettevano la stessa trasmissione registrata dagli studi romani e milanesi, creando un'interconnessione che aggirava la legge che impediva l'esistenza di un network televisivo nazionale. <br /><br />A seguito di diversi esposti da parte della Rai e dell'Associazione delle Emittenti Locali italiane al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni, il 16 ottobre del 1984, <a href="https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/08/27/quando-pretori-oscurarono-il-biscione.html"><b>i pretori di Roma, Torino e Pescara fecero oscurare le frequenze delle tre reti Fininvest nel Lazio, Piemonte e Abruzzo</b></a>. Ciò che si contestava era il sistema dell'interconnessione in violazione della legge. <br />Pur consentendo la continuazione delle trasmissioni in ambito strettamente locale, in quei giorni fu trasmesso un cartello il quale informava i telespettatori che le trasmissioni erano sospese a causa dei sequestri disposti dai pretori.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgqxtDjM5cn8iSF4DxSySTw46urUNLBgLcQSRXsYDfGkIUwuh1RG_7QPPATBldi6pz0iFHEvcI2nwfGDyXgjBvuPERWoVqbWguzKno4B5nXwrMlOnUonnRLmtmPz1ZcOcK-u-tOa4yFjpvXAlhZKEojigD4yBTBkDeAXSaFXoOO-97GH63ptfHWyIGLPQ=s2300" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="color: black;"><img border="0" data-original-height="1294" data-original-width="2300" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgqxtDjM5cn8iSF4DxSySTw46urUNLBgLcQSRXsYDfGkIUwuh1RG_7QPPATBldi6pz0iFHEvcI2nwfGDyXgjBvuPERWoVqbWguzKno4B5nXwrMlOnUonnRLmtmPz1ZcOcK-u-tOa4yFjpvXAlhZKEojigD4yBTBkDeAXSaFXoOO-97GH63ptfHWyIGLPQ=s320" width="320" /></span></a></div></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="font-size: medium;"><span style="caret-color: rgb(75, 75, 75); font-family: arial;"><b>Giuseppe Casalbore</b>, il pretore torinese che dispose il sequestro degli impianti di trasmissioni Fininvest, in seguito alle critiche e le ingiurie ricevute, si limitò a commentare: "<i>Non faccio che applicare la legge. Le tv trasmettano pure, ma in ambito locale</i>".</span></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="font-size: medium;"><span style="caret-color: rgb(75, 75, 75); font-family: arial;"><br /></span></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;">A</span><span style="background-color: white;"> smuovere una situazione che stava diventando piuttosto pesante (anche a seguito delle proteste del pubblico), intervennero l'editore della Fininvest </span><span style="border: 0px none; box-sizing: border-box; font-weight: 700; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Silvio Berlusconi</span><span style="background-color: white;"> e </span><span style="border: 0px none; box-sizing: border-box; font-weight: 700; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Maurizio Costanzo.</span><span style="background-color: white;"> Quest'ultimo due giorni dopo il blocco, giovedì 18 ottobre 1984, realizzò un </span><b><a href="https://www.youtube.com/watch?v=c9H9W89A8N0"><span style="border: 0px none; box-sizing: border-box; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">grande</span><span style="border: 0px none; box-sizing: border-box; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> </span></a></b><span style="background-color: white;"><b><a href="https://www.youtube.com/watch?v=c9H9W89A8N0">evento televisivo di protesta</a></b> che</span></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;"> aiutò alla riaccensione delle tre reti.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;">Nella vicenda intervenne il governo allora guidato dal socialista <b>Bettino Craxi </b>(amico personale di Berlusconi) il quale grazie a tre Decreti Legge (denominati in seguito <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Decreto_Berlusconi"><b>Decreti Berlusconi</b></a>), si consentì la prosecuzione (seppur in modo transitorio) delle trasmissioni dei network privati a livello nazionale con il sistema delle interconnessioni delle reti locali, in attesa di una legge di più ampio respiro che disciplini il settore dell'emittenza privata.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;">Grazie ai Decreti Berlusconi e la promessa di una legge futura che disciplinasse il settore dell'emittenza privata, le trasmissioni di Rete 4 (così come quelle di Canale 5 ed Italia 1) proseguirono. <br />Tuttavia già pochi mesi dopo l'emanazione dei suddetti decreti, si ipotizzò una cessione dell'emittente ad altri editori: in <i>primis </i>perché ritenuta economicamente la meno remunerativa del gruppo, in <i>secundis </i>perché si ipotizzava che con la nuova legge di riordino del sistema televisivo si sarebbe consentito ad un editore di possedere al massimo due network nazionali. <br />Tuttavia le offerte di acquisto pervenute alla Fininvest furono giudicate dalla proprietà insoddisfacenti e Rete 4 rimase nelle mani della Fininvest e della Mondadori.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="297" src="https://www.youtube.com/embed/NxHrXVLntVk" width="357" youtube-src-id="NxHrXVLntVk"></iframe></div></span></div><h1 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;"><span style="background-color: white;">Una nuova linea editoriale</span></span></h1><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;">Per rilanciare la terza rete del gruppo Fininvest si decise di dedicare buona parte della programmazione di Rete 4 all'<b>informazione e all'approfondimento giornalistico</b>. Così già dal 1988 partirono numerosi programmi dedicati ad hoc coordinati da <b>Maurizio Costanzo</b>. </span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="background-color: white;"><span style="font-size: medium;">Anche se la strategia era quella di fare <b>concorrenza a Rai 3</b> (che abbandonata la sua vocazione "regionalistica" divenne la rete Rai maggiormente dedicata all'informazione), la nuova immagine di Rete 4 mirata all'informazione <b>non ottenne dei buoni riscontri </b>da parte del pubblico: sia perché in quegli anni i programmi di informazione non erano tra i più seguiti dal pubblico, inoltre la mancanza della diretta televisiva (il sistema di interconnessione delle emittenti regionali non lo consentiva) è da sempre penalizzante in questa tipologia di trasmissioni. Anche il primo notiziario quotidiano dell'emittente "<i>Dentro la notizia</i>" non fu premiato né dalla critica né dagli ascolti e venne accantonato dopo pochi mesi.</span></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Così dopo solo due anni il management Fininvest decise di stravolgere nuovamente la struttura dell'emittente, dedicando in maniera più marcata la programmazione di Rete 4 ad un <b>pubblico femminile</b>. </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Inoltre nel 1990 arrivò la fatidica legge che avrebbe regolamentato il sistema dell'emittenza privata. La <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Mamm%C3%AC"><b>Legge Mammì</b></a> (dal nome del Ministro delle Poste e Telecomunicazioni Oscar Mammì), tra le altre cose legalizzò il sistema delle televisioni private a livello nazionale con specifici diritti ed obblighi.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Ma di ciò che succede negli anni 90 sarà oggetto di discussione nel <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_1.html"><b>prossimo appuntamento</b></a> de:<b> I 40 anni di Rete 4</b>.<br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Se sei interessato alla storia di Rete 4 puoi seguire la</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_4.html#more">Prima parte</a></b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;">,</span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b> <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_1.html">Terza parte</a></b></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">,</span><b> <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_21.html">Quarta parte</a> </b>e<b> <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_28.html">Quinta parte</a></b></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><br /></div>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-13440217073001459112022-01-04T04:20:00.008-08:002022-01-04T12:31:26.413-08:00I 40 anni di Rete 4. Storia della terza rete televisiva Mediaset. Prima parte: Una televisione culturale<p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEieYKsPtLk8DR6NHKjjPdEtFmjPMCK176afsrmRJPhBDyRhpCV6xonwqpOfbPGb3ZU4-CoDhHdSnZ8QZdvTGXg_8HehHs_13e-IS_JTC1euSn7GOC69FDJSckRbxdW9fuujE1IIRKhGGhf54AUq_SW5-pYRUMNzC13sIB5L0BJ7NjndYQhLVlo7GrxBjA=s976" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="228" data-original-width="976" height="156" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEieYKsPtLk8DR6NHKjjPdEtFmjPMCK176afsrmRJPhBDyRhpCV6xonwqpOfbPGb3ZU4-CoDhHdSnZ8QZdvTGXg_8HehHs_13e-IS_JTC1euSn7GOC69FDJSckRbxdW9fuujE1IIRKhGGhf54AUq_SW5-pYRUMNzC13sIB5L0BJ7NjndYQhLVlo7GrxBjA=w665-h156" width="665" /></a></div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Il 4 gennaio del 1982 nasceva ufficialmente <b>Rete 4</b>. La terza
rete televisiva oggi appartenente al gruppo Mediaset ha una storia molto
interessante, fatta di diverse vite, differenti linee editoriali, e differenti
proprietà. Diverse volte la sua permanenza nell’etere televisivo è stata messa
in discussione sia da leggi italiane che da quelle europee e numerose sentenze.</span></span><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span><p></p><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">
</span></span><p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Oggi è una delle reti televisive generaliste che è maggiormente focalizzata
nell’informazione ed approfondimento giornalistico. Per anni Rete
4 è stata considerata dagli analisti televisivi come l’emittente delle
telenovelas ed il centro nevralgico del credo Berlusconiano, ma forse non tutti
sanno che in realtà nasce come una televisione di carattere culturale destinata ad
un pubblico adulto ed istruito. </span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">In questa serie ripercorreremo la storia di questa emittente, dagli albori arrivando agli anni recenti. In questa prima parte si approfondirà l'aspetto meno conosciuto dell'emittente: la sua <b>fondazione </b>e i primi anni di vita quando gli allora fondatori e proprietari (il gruppo Mondadori, il gruppo L'Espresso e l'editore Perrone) decisero di sfidare la Rai e il network Canale 5 proponendo una televisione di carattere culturale.</span></span></p><a name='more'></a><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">
</span></span><p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"></span></span></p><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span style="font-size: x-large;"><span style="font-family: arial;">Una televisione culturale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhx0x48f7HpsLhTjRi7sUzNmnFjZ0-fsvO8UB7KltnRYXCB9XnEWjiQifRfnsk0gwICeUEmwwbAgNAXg3wVYXKcMHMvVUwXKdGokbCC-sLsSO4EVujNyVhJmzCOqK4CdbQ_7OjMp94E8sMFapcT-iRbZRGXMWVfoU_f1l2kYgrdjBhbeCMXtiop30uDaw=s480" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="480" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhx0x48f7HpsLhTjRi7sUzNmnFjZ0-fsvO8UB7KltnRYXCB9XnEWjiQifRfnsk0gwICeUEmwwbAgNAXg3wVYXKcMHMvVUwXKdGokbCC-sLsSO4EVujNyVhJmzCOqK4CdbQ_7OjMp94E8sMFapcT-iRbZRGXMWVfoU_f1l2kYgrdjBhbeCMXtiop30uDaw=s320" width="320" /></a></div></span></span></span></h2><div class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Rete 4 nasce ufficialmente il <b>4 gennaio del 1982</b>, quando nel
far west dell’etere di televisioni locali che nascevano e morivano nel giro di
pochi mesi la <b>Mondadori </b>(già a capo di un circuito televisivo interregionale chiamato "<i>Telemond</i>"),
il gruppo Editoriale <b>L’Espresso</b> di <b>Carlo Caracciolo</b> (anche a capo della
concessionaria pubblicitaria Manzoni la quale curava i rapporti con gli
inserzionisti) e l’editore <b>Carlo Maria Perrone</b> unirono i loro mezzi, le loro competenze ed il loro know-how creando il network televisivo Rete 4.</span></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Per poter trasmettere a livello nazionale (negli anni 80 la
trasmissione a livello nazionale era consentita alla sola Rai), si adottò la
tecnica già sperimentata con successo da Berlusconi per Canale 5 e Rusconi per
Italia 1. Grazie a varie emittenti locali disseminate nel territorio nazionale
(molte di proprietà della Mondadori, altre semplici affiliate) che
trasmettevano allo stesso orario lo stesso programma, si crea di fatto un circuito televisivo che andava ad aggirare la
legge che impediva la trasmissione a livello nazionale alle emittenti private.</span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"><br /><br />Già dalla nascita, la nuova stazione televisiva era stata
definita la rete della <b>borghesia italiana</b>, non solo per l’assetto societario,
ma anche per la linea editoriale che la proprietà le aveva dato: un’emittente
di carattere culturale, votata all’approfondimento, all’informazione, ai
documentari ed al cinema d'autore, senza trascurare gli eventi sportivi, l’intrattenimento ed
i cartoni animati tipici della televisione generalista.</span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"><br />Con il nome si voleva presidiare il tasto numero 4 del
telecomando (fino a quel momento ad appannaggio della televisione regionale
principale), proprio tra i tre canali Rai e il network Canale 5 che nel
frattempo stava diventando gigante. Una posizione strategica al fine di poter competere con i nascenti network privati.</span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"><br />La Rai (che in seguito alla riforma del 1975 cambiò i nomi
delle sue emittenti in Rete 1, Rete 2 e Rete 3), pochi mesi dopo la nascita della nuovo
network privato (che sulla carta faceva davvero paura), decise di rinominare le
sue emittenti in Rai 1, Rai 2 e Rai 3 (nomi utilizzati tuttora) proprio per
evitare ogni riferimento alla nuova realtà televisiva.</span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"> </span></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"><br />Al lancio dell’emittente furono ingaggiati i più grandi nomi
del giornalismo italiano: da <b>Giorgio Bocca</b> (il quale condusse un programma di
approfondimento) ad <b>Enzo Biagi</b> (il quale curò le interviste dell’emittente ed
una sorta di cineforum-approfondimento ai film che l’emittente mandava in onda). <br />Anche <b>Maurizio Costanzo </b>fece parte della nascente televisione, il quale dopo un periodo di sperimentazione in varie
emittenti regionali, creò l’iconico “<i>Maurizio Costanzo
Show</i>”. A questi si aggiunsero personaggi del calibro di <b>Loretta Goggi</b> (la
quale condusse il primo varietà dell’emittente "<i>Gran varietà</i>"), <b>Luciano Salce</b>,
<b>Pippo Baudo</b>, <b>Sandro Mazzola</b>, <b>Piero Ottone</b> e <b>Paolo Panelli</b>.</span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"><br />Direttore artistico del primo ciclo di Rete 4 era <b>Enzo
Tortora</b> il quale oltre ad essere conduttore del rotocalco “<i>Cipria</i>” fece
acquistare i diritti di numerose telenovelas sudamericane (al tempo molto in
voga in Italia), ma anche i diritti di numerosi serial statunitensi (quali
"<i>Dynasty</i>" e "<i>Venti di Guerra</i>"). Inoltre grazie ad accordi con il gruppo Disney
furono acquistati i diritti in esclusiva di alcune serie e cartoni animati dell’omonimo
gruppo. </span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"><br />Anche se le intenzioni della proprietà erano quelle di
proporre un’emittente di carattere <b>culturale </b>alternativa sia alla Rai che a
Canale 5, spesso e volentieri Rete 4 proponeva una sorta di
<b>controprogrammazione </b>al network di Silvio Berlusconi. Ad esempio nella stessa sera in
cui Canale 5 proponeva il seriel "<i>Dallas</i>", Rete 4 trasmetteva il serial "<i>Dynasty</i>";
quando il biscione proponeva "<i>Superflash</i>" con Mike Bongiorno, Rete 4 programmava “<i>Un
milione al secondo</i>” condotto dall rivale-amico Pippo Baudo. Inoltre il sabato sera
mentre Canale 5 proponeva lo show di punta “<i>Risatissima</i>”, Rete 4 controproggrammava “<i>Stupidissima</i>”:
un collage di spezzoni tratti da vecchi film comici interpretati da attori in larga parte presenti
nel cast della trasmissione del biscione.</span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"><br />Tuttavia, nonostante la concorrenza implicitamente dichiarata al
gruppo Fininvest, la vera punta di diamante di Rete 4 erano i <b>film</b>. Infatti la
prima visione assoluta per l’Italia del film "<i>Guerre Spaziali</i>" di George Lucas avvenne
proprio su Rete 4 nel dicembre del 1983. Inoltre sempre nella Rete 4 mondadoriana
furono trasmessi numerosi Blockbuster di successo negli anni 70 ed inizio anni
80.</span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"> </span></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"> </span></span></div><h1 style="text-align: left;"><span><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">L'acquisizione di Berlusconi</span></span></h1><div class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Nonostante le grandi ambizioni, nonostante le ingenti
campagne acquisti di personaggi famosi, giornalisti e diritti tv, nel giro di
pochi mesi l’emittente era oberata di <b>debiti</b>. Inoltre competere con il gruppo Fininvest stava diventando sempre più
complicato. In pochi anni, grazie ad una politica dei prezzi degli
spazi pubblicitari molto aggressiva, Berlusconi riuscì a far diventare il
network Canale 5 una corazzata (al pari della più blasonata Rai 1) rendendo difficile qualsiasi possibilità di concorrenza ad alto livello. Inoltre nel
1983 il gruppo Fininvest acquistò dall’editore Edilio Rusconi l’emittente “<b>Italia 1</b>” facendola diventare la seconda rete del gruppo. <br /></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Per sanare la situazione sempre più ingestibile si decise di nominare direttore di rete <b>Carlo
Freccero</b> (giovane manager televisivo già direttore di Canale 5 ed Italia 1 e
grande conoscitore del mezzo televisivo). Nonostante nel mese di giugno
del 1984 Freccero presentò la nuova programmazione maggiormente orientata all’informazione,
il 27 agosto dello stesso anno il gruppo <b>Fininvest acquisisce il 50% di Rete 4</b>
(valutata al tempo in 30 miliardi di lire). Berlusconi si fece carico del
pagamento dei debiti pregressi e del magazzino dei programmi (valutati per
105 miliardi di lire).<br /></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Nel nuovo assetto societario uscirono di scena Caracciolo e
Perrone e rimase una comproprietà tra Berlusconi e la Mondadori.</span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"> <br /><br />La nuova strategia di Berlusconi (che nel frattempo era
diventato proprietario di ben tre emittenti nazionali) era quella di dare dei <b>target
differenti</b> ai suoi network. Se Canale 5 era il canale indirizzato alle famiglie,
Italia 1 doveva essere maggiormente indirizzata ad un pubblico giovane e
maschile. Per Rete 4 si decise che doveva avere un palinsesto
maggiormente rivolto alle donne. <br />Nonostante i target di riferimento tutte e tre le
emittenti della Fininvest avevano un carattere generalista con un offerta di
programmi trasversale.<br /></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">L’indirizzo culturale della nuova Rete 4 berlusconiana venne definitivamente
accantonato assumendo un’identità simile a quella delle altre due emittenti
Fininvest.</span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"> Ma di ciò che accadde durante il nuovo corso berlusconiano ne
parleremo nel <b><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_10.html">prossimo appuntamento</a></b> de: I 40 anni di Rete 4.</span></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"> </span></span></div><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"> Se sei interessato alla storia di Rete 4 puoi seguire la<br /><b><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_10.html">Seconda parte</a></b>; <b><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_1.html">Terza parte</a>,</b> <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_21.html"><b>Quarta parte</b></a> e <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_28.html"><b>Quinta parte</b></a><br /></span></span></p><br /><p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"> </span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"> </span></span></p>
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Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-13995851891730701202022-01-02T23:50:00.006-08:002022-01-04T12:30:25.787-08:00I 40 anni di Rete 4. Storia della terza rete televisiva Mediaset<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgInsBGzXfUx98IjcLClnfmQ7m26lhLUloje-OgKd8ipxoeTqv4E18xUHZY4ZOOAdrQd2aGWtLrtSTM_JUkdZFbUa3yb4b3LR8gu3-vYvMH0-P54lwbzKMPTC_FBqhxRnbU5xeoa6rz6aqzPXTiqckSv97hJMHOAcSmPTaJqfzL98Lo5IxzTQwUPBakMQ=s315" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="290" data-original-width="315" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgInsBGzXfUx98IjcLClnfmQ7m26lhLUloje-OgKd8ipxoeTqv4E18xUHZY4ZOOAdrQd2aGWtLrtSTM_JUkdZFbUa3yb4b3LR8gu3-vYvMH0-P54lwbzKMPTC_FBqhxRnbU5xeoa6rz6aqzPXTiqckSv97hJMHOAcSmPTaJqfzL98Lo5IxzTQwUPBakMQ" width="315" /></a></div><br /><!--[if gte mso 9]><xml>
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<p></p><p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Il 4 gennaio del 1982 nasceva ufficialmente <b>Rete 4</b>. La terza
rete televisiva oggi appartenente al gruppo Mediaset ha una storia molto
interessante, fatta di diverse vite, differenti linee editoriali, e differenti
proprietà. Diverse volte la sua permanenza nell’etere televisivo è stata messa
in discussione sia da leggi italiane che da quelle europee e numerose sentenze.</span></span><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><br /><br />Oggi è l’emittente del gruppo Mediaset che è maggiormente focalizzata
nell’informazione ed approfondimento giornalistico (<a href="https://teleradioma.blogspot.com/2021/09/i-20-anni-di-la7-storia-del-nanetto.html">in diretta concorrenza con La7</a>). </span></span><br /><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Per anni è stata considerata dai critici e gli analisti televisivi come l’emittente delle
telenovelas ed il <b>centro nevralgico del credo Berlusconiano</b>, ma forse non tutti
sanno che Rete 4 nasce come una televisione di carattere <b>culturale </b>destinata ad
un pubblico adulto ed istruito. </span></span></p><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Come quasi tutte le televisioni generaliste, anche Rete 4
soffre della <b>crisi di ascolti </b>che sta attanagliando un po' tutta la televisione lineare ma
ancora oggi la terza emittente del gruppo Mediaset è fedelmente seguita da un
pubblico prevalentemente anziano (a cui una parte della programmazione è
rivolta)</span></span></p><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">In occasione dei 40 anni dalla nascita dell'emittente, ripercorreremo la storia, i cambiamenti di
proprietà, i tanti cambi di linea editoriale, i guai giudiziari che la rete
ha vissuto, arrivando agli anni recenti, quando in una strategia di riposizionamento, il management
Mediaset ha deciso di focalizzare l’emittente sull’informazione e l'approfondimento giornalistico in diretta concorrenza con La7.</span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"> </span></span></p><p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_4.html">Prima Parte: Una televisione culturale</a></span></span></b></p><p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_10.html">Seconda parte: La Rete 4 targata Fininvest</a></span></span></b></p><p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_1.html">Terza parte: Gli anni 90 tra sperimentazioni e Berlusconismo</a></span></span></b></p><p class="MsoNormal"><b><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_21.html">Quarta parte: Gli anni 2000 dal Lodo Rete 4 all'addio di Emilio Fede</a><br /></span></span></b></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://teleradioma.blogspot.com/2022/01/i-40-anni-di-rete-4-storia-della-terza_28.html"><b>Quinta parte: Una nuova identità</b></a><br /></span></span></p><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><br />Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-55147082285885977742021-12-20T04:23:00.001-08:002021-12-20T04:25:54.644-08:00La nuova stazione di Olbia e le ferrovie sarde dell'ottocento<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjiyF5N_8Gn9kblCRicX3iQrm5exVikWEmiVKQXJX84NTPSqVGtw-hExRgzabGVXAiFBIaYhki2NTFM4lguM8DL91q-XEorhbhTDmNshDHXDheRygAWLHl8FmDj5Fz76oIz5bVg-7efqoOyNZIaU_zff5LG_XPiQHoX0qfozC5iUvpeCdYC0mEc1YrC5A=s1024" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="289" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjiyF5N_8Gn9kblCRicX3iQrm5exVikWEmiVKQXJX84NTPSqVGtw-hExRgzabGVXAiFBIaYhki2NTFM4lguM8DL91q-XEorhbhTDmNshDHXDheRygAWLHl8FmDj5Fz76oIz5bVg-7efqoOyNZIaU_zff5LG_XPiQHoX0qfozC5iUvpeCdYC0mEc1YrC5A=w385-h289" width="385" /></a></div><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Pochi giorni fa è stata inaugurata ad Olbia la nuova mastodontica stazione ferroviaria. L'opera appena realizzata è il frutto di un progetto che consiste nell'arretramento del binario di circa 300 metri sulla tratta per Golfo Aranci in modo da impedire l'eccessiva chiusura dei tre passaggi a livello presenti nel centro della città gallurese i quali congestionano eccessivamente il traffico.<br />L'opera dalle dimensioni mastodontiche risulta eccessivamente sovradimensionata per una città (ed una regione) dove il trasporto ferroviario non è mai stato di moda.<span><a name='more'></a></span></span></span><p></p><p><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Inoltre gli olbiesi all'inaugurazione delle nuova stazione Olbia Terranova hanno avuto le prime docce fredde. Per almeno qualche altro anno la nuova stazione risulterà essere una semplice fermata, lasciando la fermata terminale alla vecchia strazione: quindi i tre passaggi a livello in centro continueranno ad essere chiusi a frequenze impressionanti (con buona pace degli automobilisti). La seconda notizia è che la nuova stazione non verrà utilizzata dagli autobus come punto di interscambio (preferendo il più trafficato Corso Vittorio Veneto): quindi chi sognava il centro inermodale e il punto di snodo tra ferrovia bus urbani ed extraurbani dovrà rivedere le proprie aspettative.</span></span></p><p><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">La nuova stazione ferroviaria inserita in un quartiere degradato (in attesa di ristrutturazione) è costata la bellezza di 22 milioni di euro. L'infrastruttura<br /> in sè è anche carina e all'avanguardia, se non fosse che la "bellezza" della nuova opera cozza terribilmente con le linee ferroviarie ottocentesche presenti nell'isola, l'assenza dell'elettrificazione nell'intera rete ferroviaria sarda (escludendo le due tranvie di Cagliari e Sassari), il fatto che di centri urbani di primaria importanza nell'isola (Alghero e Nuoro) sono ancora oggi serviti dalla ferrovia a scartamento ridotto, e che i fondi per l'ampliamento della tranvia di Sassari sono legati al palo.</span></span></p><p><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Ancora oggi (nonostante i famosi treni che avrebbero dovuto raggiungere i 180 km/h) per andare da Cagliari a Sassari sono necessarie 4 ore, per percorrere i 28 chilometri che separano Alghero da Sassari, sono necessari più di 45 minuti, mentre per i 100 chilometri tra Sassari ed Olbia necessitano quasi 2 ore.</span></span></p><p><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Invece di spendere risorse (sopratutto da parte della Regione Sardegna) per opere inutili (si parla di un collegamento ferroviario con il porto e l'aeroporto di Olbia) non sarebbe meglio cominciare a fare un serio piano di investimenti sulle tratte esistenti? Le nostre stazioni saranno anche bruttine e arretrate ma arrivarci in tempi celeri potrebbe essere anche abbastanza carino. Solo così si potrà fare reale concorrenza all'automobile.</span></span><br /></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-43381393927262427982021-12-17T04:16:00.009-08:002021-12-18T03:40:06.145-08:00L'assurda storia dei Jalisse. Da star musicali europee a meteore<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgRLBZyT-aploVf1P7I7M_X7H_kxLUy0hUMmzZx20Yl56JpFO77Uk7byy9MgFoiLBvrh1xyMdZg5vmfWBSDV5PhWUAxM2jhER68A0XEVrjs3fm5GA_n3oh7tTRdCMtsVdIuXRBF7OTv1ld9vNpXVDzDmc2Pv4ky5doVSbTVeCUcQj1x0g3X60wUyTq60g=s520" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /><img border="0" data-original-height="348" data-original-width="520" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgRLBZyT-aploVf1P7I7M_X7H_kxLUy0hUMmzZx20Yl56JpFO77Uk7byy9MgFoiLBvrh1xyMdZg5vmfWBSDV5PhWUAxM2jhER68A0XEVrjs3fm5GA_n3oh7tTRdCMtsVdIuXRBF7OTv1ld9vNpXVDzDmc2Pv4ky5doVSbTVeCUcQj1x0g3X60wUyTq60g=s320" width="320" /></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Ricordate il duo musicale dei Jalisse? Da quasi sconosciuti, senza alcuna casa discografica d’appoggio vinsero la <b>47^ edizione del Festival di Sanremo</b> contro una concorrenza agguerritissima.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Seguirono un ottimo quarto posto all’<b>Eurovision Song Contest</b> del 1997 (erano tra i favoriti alla vittoria) ed un oblio musicale che dura da più di vent’anni. Recentemente hanno fatto scalpore le parole di Alessandra Drusian e Fabio Ricci i quali hanno reso noto che il loro duo ha presentato negli ultimi anni, ben 25 canzoni inedite da portare al Festival di Sanremo. Tutte scartate. Che queste canzoni non fossero tutte all’altezza della kermesse canora? Mah.<span><a name='more'></a></span><o:p><br /></o:p>La vittoria dei Jalisse fece particolare scalpore già nel 1997. Grazie ad una regola di Baudiana memoria introdotta negli anni 90, chi otteneva un buon piazzamento nella gara delle <b>nuove proposte</b> del Festival di Sanremo, otteneva il diritto a partecipare tra i big dell’edizione successiva (regola oggi non presente nel regolamento ma ufficiosamente applicata, come testimonia la presenza di numerosi cantanti che l’anno precedente erano delle semplici “nuove proposte”).</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">I Jalisse cominciano a farsi conoscere al grande pubblico grazie alla partecipazione al Festival di Sanremo del 1996 con la canzone “<a href="https://www.youtube.com/watch?v=f0gqA75EhJI">Liberami</a>”. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Essendo riusciti ad arrivare tra i finalisti (grazie alla regola <span style="background-color: white; color: #202122;">in voga in quel periodo, che consentiva ai finalisti non vincitori della sezione "Nuove Proposte" dell'edizione precedente di contendersi 4 posti tra i "Campioni), i Jalisse riuscirono a gareggiare tra big nell’edizione del 1997 (l’ultima condotta da Mike Bongiorno), con il tormentone “<a href="https://www.youtube.com/watch?v=w0-jsUtl2wc">Fiumi di parole</a>”.<br /><o:p></o:p></span> <br />La canzone fin dalle prime battute rimane impressa nelle orecchie della platea, del pubblico musicale e dei critici. Il duo riuscì a <b>vincere</b> l’edizione di quell’anno contro una corazzata del calibro di Albano, Anna Oxa, Fausto Leali, Loredana Berté, Patty Pravo e Massimo Ranieri.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La partecipazione e la successiva vittoria dei Jalisse destò molto scalpore, tra chi contestava la regola che consentiva ai finalisti delle "nuove proposte" dell'anno precedente l'ammissione d'ufficio tra i big dell'edizione successiva del Festival, a chi contestava il fatto che facevano parte di un'etichetta musicale indipendente, a chi ipotizzò la loro presenza al festival grazie ad una presunta "protezione" da parte di </span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white; text-align: justify;">Sergio Bardotti (organizzatore di quell'edizione),</span> a chi invece ipotizzò un plagio con “<a href="https://www.youtube.com/watch?v=yCC_b5WHLX0">Listen your heart</a>” dei Roxette, (accusa mai provata).</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> <br />Come da regolamento (ancora attuale) i Jalisse ottennero il diritto a partecipare all’<a href="https://www.youtube.com/watch?v=S2A4Cangm6s">Eurovision Song Contest</a> di quell’anno. “Fiumi di parole” era famosa in tutto il mondo. I bookmakers puntavano sul duo Drusian - Ricci. La vittoria dell’Italia sembrava davvero sicura. <br />I dirigenti Rai temevano la vittoria europea, in quanto avrebbe comportato l’organizzazione dell’edizione successiva (la tragica edizione italiana del 1991 aveva reso noti tutti i limiti che la Rai aveva nell’organizzazione di una manifestazione internazionale, quindi era meglio evitare il bis). <br />I Jalisse hanno raccontato più volte negli anni che durante l’Eurovision Song Contest del 1997, subirono un boicottaggio sia da parte della Rai (che aveva interesse a non vincere l’ESC), che dalle major discografiche le quali mai hanno digerito il successo del duo musicale indipendente, ripescando durante i giorni della kermesse europea la storia del presunto plagio (mai provato) ai danni dei Roxette. Inoltre come se non bastasse un <b>problema tecnico</b> mai specificato interruppe la diretta italiana per diverso tempo.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Fatto sta che la partecipazione europea (poi conclusasi con un modesto quarto posto) fu l’<b>ultima apparizione</b> dei Jalisse ad un concorso musicale di rilievo. Erano previste tra le altre la partecipazione al Festivalbar e al successivo festival di Sanremo che non avvennero.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />La Rai l’anno seguente decise di non prender parte all’Eurovision Song Contest (assenza durata fino al 2011), con il benestare delle major discografiche. La motivazione ufficiale era lo scarso interesse del pubblico italiano nei confronti della manifestazione. Nella realtà (come raccontato ed <b>Ettore Andenna</b> in un'intervista) "</span><span style="background-color: white; text-align: justify;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">c’è sempre stata una sorta di terrore da parte di televisioni di alto rango di vincere l’ESC perché questo avrebbe comportato il doverlo organizzare l’anno successivo e non c’era volontà di investire una discreta quantità di quattrini con la paura di un’audience non all’altezza". Della stessa opinione fu</span></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> <b>Gigi Vesigna</b> (storico direttore di TV Sorrisi e Canzoni) il quale nel suo libro "VOX populi", ripercorre i retroscena legati al "Festival di Sanremo, racconta l'assurda vicenda dei Jalisse e dell'Italia agli ESC.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Agli artisti che chiedevano spiegazioni alla propria etichetta musicale sull'assenza dell’Italia al più importante concorso musicale mondiale, gli veniva risposto che era meglio non prender parte all’Eurovision Song Contest per non fare la "fine" dei Jalisse.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><o:p><br /></o:p>Effettivamente i Jalisse sparirono dai radar subito dopo l’Eurovision Song Contest del 1997, tuttavia la loro produzione musicale non si è mai fermata. Le apparizioni televisive erano rarissime (i passaggi radiofonici ancora meno) e solo in programmi dal sapore nostalgico del “che fine hanno fatto?”.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />Negli ultimi anni i Jalisse si riavvicinano al grande pubblico grazie alla trasmissione di Amadeus “<a href="https://www.youtube.com/watch?v=dbAZXlA18wA">Ora o mai più</a>”: programma di Rai 1 il quale diede a cantanti che in passato ottennero un grosso successo (poi svanito) l’opportunità di riscattarsi e di farsi riscoprire dal pubblico. Alla presentazione dello show Amadeus (al tempo lanciatissimo verso il suo primo Festival di Sanremo) aveva espresso il desiderio di poter vedere uno o due partecipanti alla trasmissione in gara al Festival di Sanremo. Ovviamente il buon Ama <b><a href="https://www.tvblog.it/post/1693912/amadeus-vincitori-ora-o-mai-piu-sanremo-lisa-vallesi-esclusi">non mantenne la sua promessa</a> </b>e nessuno dei cantanti in gara ri-ottenne il successo svanito.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Di <b>meteore</b> l'Italia ne è piena. Il successo nel nostro paese può essere immediato quanto effimero. Abbiamo conosciuto nella storia (sopratutto musicale) decine di personaggi diventati famosi, i quali una volta spenti i riflettori sono tornati ad una vita normale (<a href="https://teleradioma.blogspot.com/2021/09/a-ventanni-dalle-tre-parole-di-valeria.html">avevo già raccontato la storia di Valeria Rossi</a>).</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La vicenda dei Jalisse però fa riflettere. Dopo quel Festival di Sanremo e l'Eurovision Song Contest, l'attività del duo musicale non si è mai fermata (anche se a riflettori spenti). Negli ultimi 25 anni (senza l'appoggio di etichette musicali) <a href="https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2021/12/05/news/jalisse_contro_sanremo_sono_25_anni_che_veniamo_esclusi_-329029926/">raccontano di aver presentato ogni anno una canzone indedita alle varie commissioni musicali succedutesi al Festival di Sanremo</a>. Al recente sfogo sui social, il direttore artistico in carica Amadeus ha replicato sostenendo che <a href="https://www.davidemaggio.it/archives/205957/sanremo-amadeus-jalisse-replica">è meglio lavorare piuttosto che lamentarsi</a>.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Forse il prode Amadeus (vittima di un sistema più grande del suo ego) dovrebbe destinare parte del suo cachet in un corso di diplomazia e sul <a href="https://video.corriere.it/spettacoli/amadeus-fidanzata-valentino-rossi-sa-stare-passo-indietro-rispetto-un-grande-uomo/7b743bea-387a-11ea-9d38-85b3dab5d683">non dire certe cose inopportune</a> (sport nel quale è molto abile). </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Di fatto i Jalisse in quel lontano 1997 sfidarono (sconfiggendoli nel loro terreno) un sistema fatto di case discografiche, produttori musicali e televisivi e agenti. Sistema che ha reagito con violenza e vendetta. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il sistema di selezione dei cantanti e degli ospiti al Festival di Sanremo è ormai cosa nota (lo decidono le major discografiche, i produttori musicali e televisivi, i potenti editori radiofonici e gli altrettanto potentissimi agenti televisivi).</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La Rai non può far altro che accettare tutto ciò e obbedire per non perdere il malloppo economico che incassa ogni anno dall'organizzazione della kermesse canora. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">I Jalisse non si sono mai arresi a tutto ciò, ma è un dato di fatto che questo sistema ha distrutto e continua a distruggere centinaia di carriere musicali promettenti. </span></div><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-23770117288042717932021-12-14T04:12:00.003-08:002021-12-14T12:10:29.830-08:00-STORIE DI TELEVISIONE- Quelli che...il calcio. Storia di una trasmissione iconica uccisa dal calcio spezzatino<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhYx35AMqOLYtbJBAPKN2ENTGezDDrLv6nopoL_EJ_pZwlQiIhSqcOQsXjbJsjXn8Yrdwu2H7q84hGQRHVlGphzNmTK2pHqK6G27efE3gTaz3V2I53uvWPx_X-wgldQOJR-11ujpkVClQPWYOcke--SSTeB46QwQEYLoybsBE4Aw4B6vE_lobc6HjHfxg=s640" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="430" data-original-width="640" height="241" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhYx35AMqOLYtbJBAPKN2ENTGezDDrLv6nopoL_EJ_pZwlQiIhSqcOQsXjbJsjXn8Yrdwu2H7q84hGQRHVlGphzNmTK2pHqK6G27efE3gTaz3V2I53uvWPx_X-wgldQOJR-11ujpkVClQPWYOcke--SSTeB46QwQEYLoybsBE4Aw4B6vE_lobc6HjHfxg=w359-h241" width="359" /></a></div></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Era il 26 settembre del 1993 quando sui teleschermi di Rai 3 prese il via una trasmissione sperimentale che sarebbe dovuta durare pochi mesi e che invece è rimasta in onda ininterrottamente per quasi 30 anni. Stiamo parlando di "<b>Quelli che il calcio</b>". Trasmissione a metà strada tra l'informazione sportivo-calcistica e l'intrattenimento, che negli anni ha fatto numerosi ascolti, rivoluzionato il racconto del calcio in televisione, ha vinto premi e riconoscimenti e lanciato le carriere di numerosi personaggi comici.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /><a name='more'></a></span><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">L'era Fazio - Bartoletti</span></h2></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La trasmissione nasce originariamente come appendice televisiva del noto programma radiofonico "Tutto il calcio minuto per minuto". L'idea alla base era quella di seguire le telecronache calcistiche dai vari campi di serie A e serie B, (magari facendo conoscere ai telespettatori i volti dei più noti telecronisti del programma radiofonico di Radio Rai), abbinando allo stesso un intrattenimento leggero alternativo alla "Domenica In" di Rai 1 e alla "Buona Domenica" di Canale 5.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Ideatore di quella trasmissione fu il giornalista <b>Marino Bartoletti</b> il quale riuscì a convincere l'allora direttore di Rai 3 <b>Angelo Guglielmi</b> a scommettere sul progetto che sulla carta era davvero azzardato (si temeva la concorrenza della trasmissione radiofonica collegata) e soprattutto sulla conduzione. </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Era necessario affiancare alla figura di Bartoletti un personaggio proveniente dal mondo dell'intrattenimento. Nonostante le riluttanze della direzione di rete, Bartoletti individuò in <b>Fabio Fazio</b> (al tempo un imitatore ventinovenne con poca esperienza televisiva) la persona più adatta a ricoprire il ruolo di cerimoniere.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il titolo della trasmissione era un chiaro richiamo alla famosa canzone di Enzo Jannacci "<a href="https://www.youtube.com/watch?v=uVaa84WhB-U"><b>Quelli che</b></a>" (utilizzata nei primi anni come sigla del programma).<br />La particolarità di Quelli che il calcio è stato il saper coniugare l'approfondimento calcistico con l'intrattenimento (attraverso degli intermezzi comici di Teo Teocoli ed Anna Marchesini). I radiocronisti di "<i>Tutto il calcio minuto per minuto</i>" apparvero per la prima volta in video e divennero delle star al pari dei loro colleghi televisivi. A questi si aggiungevano degli opinionisti "tifosi" i quali seguivano le gesta della loro squadra del cuore direttamente dallo stadio in collegamento oppure dallo studio, pensiamo al<span style="background-color: white;"> conduttore Luciano Rispoli, l’Olandese Volante, l'ex giornalista Paolo Brosio, ma anche personaggi comuni (tra i più noti si ricordano la suora laziale Suor Paola e il primario di pediatria del Gaslini di Genova Renato Panconi, tifosissimo della Sampdoria). Molti inoltre ricorderanno nella squadra degli opinionisti lo sfegatato tifoso juventino <b>Idris</b>, al quale faceva da contraltare l'interista <b>Giuseppe Maria Buscemi</b> il quale sosteneva in trasmissione di mangiare per tutta la settimana pane e </span><span style="background-color: white; box-sizing: border-box;">Gazzetta dello Sport. </span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white; box-sizing: border-box;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white; box-sizing: border-box;">Le prime edizioni vanno in onda in un clima surreale di allegria. Gli ascolti sono spettacolari. Quelli che il calcio si impone come valida alternativa alle corazzate domenicali "Buona Domenica" e "Domenica in", tanto da spingere i vertici Rai a promuovere il programma su Rai 2. Nessuno capisce il segreto del successo della trasmissione, ma numerosi personaggi televisivi smaniano all'idea di poter diventare inviati negli stadi per seguire le gesta della propria squadra del cuore e numerosi comici emergenti sognano di poter far parte del cast.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;">Il successo di Quelli che il calcio consacrò Fabio Fazio come uno dei più importanti cerimonieri televisivi italiani tanto da portarlo alla conduzione delle edizioni del 1999 e del 2000 del Festival di Sanremo (ancora oggi riconosciute come le migliori edizioni della manifestazione canora).</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;"><br /></span></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;"><span style="background-color: white;">L'era Simona Ventura</span></span></h2><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh3lDc56FIfYa0ot4wTV24nqDe22NG9f_qyzPKhRSmM7peGDlaX4_92alu61c-V-WmcPIEOfALTEGhh3CiONDgfbllth2U3GRA3KrdCQQf5Ms_WdxY9R2woZPuphsnBb-33VX-XzxQO2yRfcrVcrPt8FJoBRZqKbIJ9n9Ze9iprpbWU6eEXyD5mPqZpxA=s450" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="256" data-original-width="450" height="204" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh3lDc56FIfYa0ot4wTV24nqDe22NG9f_qyzPKhRSmM7peGDlaX4_92alu61c-V-WmcPIEOfALTEGhh3CiONDgfbllth2U3GRA3KrdCQQf5Ms_WdxY9R2woZPuphsnBb-33VX-XzxQO2yRfcrVcrPt8FJoBRZqKbIJ9n9Ze9iprpbWU6eEXyD5mPqZpxA=w359-h204" width="359" /></a></div><br />Nel 2001 all'apice della carriera e della popolarità Fabio Fazio decide di lasciare la Rai per tentare l'avventura della nascente La7. </span></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;">Il direttore di Rai 2 <b>Carlo Freccero</b> decide di "rivoluzionare" l'ormai iconica trasmissione affidandola a <b>Simona Ventura</b>. </span><span style="background-color: white;">Nonostante l'avvicendamento alla conduzione, che comporta il cambiamento del format in una versione più giovanile, la trasmissione continua ad ottenere degli eccellenti risultati di ascolto, anche grazie al lavoro svolto dai nuovi giornalisti sportivi, affiancati da ex calciatori, che analizzano i momenti cruciali delle partite e degli altri eventi sportivi del pomeriggio (tra gli altri susseguitisi nelle varie edizioni </span>Massimo Caputi<span style="background-color: white;">, </span>Bruno Pizzul<span style="background-color: white;">, </span>Ivan Zazzaroni<span style="background-color: white;">, </span>Marco Fiocchetti<span style="background-color: white;">, </span>Enrico Varriale<span style="background-color: white;">, </span>Luigi Maifredi<span style="background-color: white;">, </span>Bruno Gentili<span style="background-color: white;">, </span>Giampiero Galeazzi<span style="background-color: white;"> e l'ex marito della conduttrice </span>Stefano Bettarini<span style="background-color: white;">). Tra il 2001 e il 2005 il programma ha un quadriennio straordinario. Tra i comici, spiccano </span>Tullio Solenghi<span style="background-color: white;">, </span>Gene Gnocchi,<span style="background-color: white;"> </span>Dario Vergassola<span style="background-color: white;">, </span>Maurizio Crozza<span style="background-color: white;">, </span>Max Giusti<span style="background-color: white;">, </span>Lucia Ocone<span style="background-color: white;">, </span>David Pratelli<span style="background-color: white;">, </span>Ubaldo Pantani<span style="background-color: white;"> e </span>Brenda Lodigiani<span><span style="background-color: white;">. </span></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Nonostante l'impoverimento della parte prettamente calcistica (anche il seguito al passaggio dei diritti del calcio in chiaro sulle reti Mediaset) risulta essere tra le più seguite del panorama televisivo italiano e diventa <b>l'unico presidio per la satira in Rai</b> negli anni dell'editto bulgaro. Così come successe con Fabio Fazio, Quelli che il calcio consacrò la carriera di Simona Ventura, portandola alla condizione del Festival di Sanremo del 2004 (edizione molto funesta). <br />Tuttavia il successo di Super Simo non si arretra tant'è che oltre all'impegno domenicale si aggiunge la conduzione in prima serata de<b> "L'Isola dei famosi"</b> (altro format di clamoroso successo) e il ruolo di giudice del talent show "<b>X Factor"</b>. Erano frequenti gli spazi all'interno di "Quelli che il calcio" dedicati alle trasmissioni di prima serata alle quali prendeva parte Simona Ventura. </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il successo è inarrestabile e le parodie satiriche presenti in trasmissione danno fastidio alla politica la quale chiede censure e provvedimenti.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">La parentesi Victoria Cabello, Nicola Savino e la Gialappa's</span></h2><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Durante l'estate del 2011, come un fulmine a ciel sereno Simona Ventura annuncia che lascerà la Rai per approdare su Sky dove riprenderà il ruolo di giudice di "X Factor" (di cui Sky aveva appena acquistato i diritti di trasmissione) e di un programma sportivo.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La Rai corre ai ripari e decide di "riformare" la storica trasmissione affidandola a <b>Victoria Cabello</b> reduce dai successi su La7 ed MTV. Pur conservando quell'ironia e quella satira tagliente, si comincia a sentire il peso degli anni e la componente calcistica comincia ad essere sempre meno presente anche a seguito del fatto che la Serie B giocava di sabato mentre il campionato di Serie A era sempre più frammentato. Se la trasmissione convinceva la critica, gli ascolti già dopo la prima edizione condotta dalla Cabello cominciano a calare. Dopo soli due anni l'esperienza di Victoria Cabello in Rai si conclude e le redini della trasmissione passano a <b>Nicola Savino</b> e la <b>Gialappa's Band</b>.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Con il tandem Savino - Gialappa's in parte si ricostruisce il clima goliardico che vi era in "Mai dire gol" (anche grazie alle numerose parodie e i commenti taglienti del trio comico). Nonostante gli ascolti sulla media di rete si era lontani dalle vette toccate da Fazio e la Ventura, inoltre il concetto originario attorno alla trasmissione era notevolmente cambiato (la concorrenza delle pay tv era troppo forte e i gusti del pubblico erano differenti rispetto a quelli degli anni 90).</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Gli ultimi anni: Luca & Paolo e la triste chiusura</span></h2><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjemf7KY_q-DBLQ2_8uOxXil6Va7WlU2wqveGg1ZA_16rk_ksJHjcWLXjHy8Rga0UNR-zgZHhCGtdYSrOgGcZvDCKrFwXX9OgGaTEoQM2ilsFlmELmJrX9TMXiW5kpL135kc92A_XGCykEoTHSZ2gUihyXQvyLXFzha8f1NA9zbVGv5H0gpj5T3-uR29A=s1440" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="960" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjemf7KY_q-DBLQ2_8uOxXil6Va7WlU2wqveGg1ZA_16rk_ksJHjcWLXjHy8Rga0UNR-zgZHhCGtdYSrOgGcZvDCKrFwXX9OgGaTEoQM2ilsFlmELmJrX9TMXiW5kpL135kc92A_XGCykEoTHSZ2gUihyXQvyLXFzha8f1NA9zbVGv5H0gpj5T3-uR29A=s320" width="213" /></a></div><br />Dopo l'ennesimo passaggio della Gialappa's band e di Nicola Savino in Mediaset, la Rai decise di affidare la storica trasmissione di Rai 2</span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> alla coppia comica <b>Luca & Paolo</b> i quali affiancati dalla giornalista <b>Mia Ceran</b> e le imitazioni di <b>Ubaldo Pantani</b> hanno cercato di tenere in vita una barca ormai alla deriva. </span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La storia recente la conosciamo tutti: la televisione lineare è un medium sempre meno visto, i<span style="background-color: white;">l format non aveva più nulla in comune con quello originario; il <b>calcio spezzatino</b> e la possi</span><span style="background-color: white;">bilità di poter fruire in diretta degli eventi sportivi aveva già depotenziato la storica trasmissione radiofonica "Tutto il calcio min</span><span style="background-color: white;">uto per minuto".</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Nell'attuale stagione televisiva si era deciso di far traslocare la trasmissione in prima serata al lunedì (ed in seguito al giovedì) ma i risultati di ascolto sono stati deludenti a tal punto da portare la dirigenza di Rai 2 a porre la parola fine all'ormai storica trasmissione nata negli anni 90.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;">In una recente intervista, con un'onestà intellettuale disarmante Ubaldo Pantani precisa che "<i>Q</i></span><i style="background-color: white; box-sizing: border-box;">uelli che... il calcio</i><span style="background-color: white;"><i> non ha chiuso il 2 dicembre, ma a maggio, al termine della passata stagione</i>".</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il passaggio in prima serata è stato un tentativo maldestro di tenere in vita un qualcosa che era già morto da un pezzo. Purtroppo "Quelli che il calcio" sconta il peso del calcio sempre più frammentato, di un intrattenimento televisivo sempre più low budget e soprattutto dal fatto che i gusti del pubblico televisivo sono cambiati.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Pochi giorni fa si è concluso un ciclo cominciato quasi trent'anni fa. Pur non essendo un appassionato di calcio un po' dispiace nel veder chiudere una trasmissione simbolo degli anni 90 che per tanti anni è stato un importante presidio per la satira e la comicità in televisione.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Infine un pensiero su Luca & Paolo. Come dei bravi soldatini hanno tenuto in piedi la barca alla deriva di "Quelli che il calcio". Tuttavia, alla luce dei risultati di ascolto molto mediocri dei loro programmi in Rai (a partire dal pessimo reboot di Camera Cafè), al settimo piano di Viale Mazzini dovrebbero riflettere sul futuro televisivo del duo comico genovese in Rai.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><br /></div><p><span></span></p><p></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-59273933722992583432021-12-10T01:16:00.002-08:002021-12-10T01:42:17.928-08:00Quegli inutili corsi a pagamento fatti solo per spillare soldi e ottenere punteggio per lavorare<p>La prossima primavera sarà previsto l'aggiornamento delle graduatorie docenti. Come molti miei coetanei in questo periodo sto seguendo dei corsi online per ottenere delle certificazioni informatiche, le quali possono dare in dote al potenziale insegnante del punteggio in più che in molti casi può essere decisivo per avere quel contratto al <span>quale si ambisce da tempo.</span></p><p><span>Il mondo di internet pullula di corsi di formazione rivolti ad aspiranti docenti promossi da diversi enti di formazione professionale (molti dei quali riconosciuti dal Ministero dell'Istruzione) i quali promettono in poche settimane di ottenere svariate certificazioni informatiche e linguistiche utili a scalare le famigerate graduatorie.</span></p><p><span>Nelle intenzioni questi corsi dovrebbero fornire all'insegnante le competenze nell'utilizzo degli strumenti informatici ed elettronici della scuola assieme alle competenze linguistiche (sempre più richieste). </span>Nella pratica sono delle semplici tasse da pagare per ottenere uno o due punti in più nella graduatoria docenti. Perché?<span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>Semplicemente perché questi corsi che vengono proposti solitamente si somigliano tutti. Non entrano mai nello specifico della materia (lim o tablet che sia) ma si limitano a fornire dei semplici elementi di alfabetizzazione informatica (che oggigiorno possiede qualsiasi ragazzo di prima media).</p><p>Sui corsi di formazione che promettono ad un neofita della lingua inglese di ottenere addirittura un livello B2 in poche settimane non mi esprimo nemmeno (i nostri figli dovrebbero studiare l'inglese in queste scuole).</p><p>Migliaia di aspiranti docenti (molti dei quali all'atto dell'iscrizione disoccupati) si iscrivono a questi corsi (ben sapendo che non ne usciranno intellettualmente "aricchiti") al solo fine di ottenere l'agognato contratto. Tant'è che all'atto pratico si dimostrano incapaci di utilizzare la strumentazione informatica, spesso e volentieri chiedendo aiuto a colleghi più ferrati al personale tecnico o agli stessi alunni.</p><p>Eppure molti aspiranti docenti arrivano a spendere centinaia di euro per queste certificazioni che potremmo definire "farlocche" per avere del punteggio in più che in molti casi possono non bastare per la supplenza. E allora si iscrivono ad altri corsi e master (sempre a pagamento) che il Miur legalizza. E così gli enti di formazione professionale che offrono le certificazioni a pacchetto si moltiplicano. Le competenze (quelle reali) meno.</p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-44443216865097200192021-12-07T04:45:00.006-08:002021-12-07T13:18:56.265-08:00È la stagione dei flop! Ripercorriamo tutti i fiaschi televisivi della stagione autunnale appena conclusa<span style="font-family: arial; font-size: medium;">Era stata annunciata come l'annata delle nuove produzioni e del rilancio della televisione generalista invece la stagione televisiva autunnale che si appresta al termine sarà ricordata come una delle più disgraziate dal punto di vista dei contenuti televisivi e degli ascolti.</span><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Alcuni programmi erano stati annunciati in pompa magna, su altri addirittura si parlava di eventi di stagione ed invece il pubblico ha preferito snobbare questi nuovi prodotti in favore dell'usato sicuro e delle piattaforme Over The Top che cominciano veramente a far paura.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">In questo articolo elenchiamo tutti i flop televisivi della stagione appena archiviata.<span><a name='more'></a></span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Da Grande - Rai 1 <br /></span></h2><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgsKTfFI8nqx7LsdZ5mrFQTqHqiF76uaJ02ka3BCla5t6a7wxzzngejpKRBbLsy4xpBq6vI60j6Skl6J_fcTGFsVB0pHX6W6WqPCCPZKgw_slApfv6TmZCwfMFigyUlKo0LwZPYu7yxoEXF63nUfxOb0yQ2bLF_RIhxHS5xZKWdEWvRFNUc1FW1_ykApg=s735" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="416" data-original-width="735" height="181" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgsKTfFI8nqx7LsdZ5mrFQTqHqiF76uaJ02ka3BCla5t6a7wxzzngejpKRBbLsy4xpBq6vI60j6Skl6J_fcTGFsVB0pHX6W6WqPCCPZKgw_slApfv6TmZCwfMFigyUlKo0LwZPYu7yxoEXF63nUfxOb0yQ2bLF_RIhxHS5xZKWdEWvRFNUc1FW1_ykApg=s320" width="320" /></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />Annunciato come la grande novità della stagione autunnale, l'arrivo in Rai di Alessandro Cattelan reduce da un decennio nella comfort zone di Sky. Il compito del presentatore tortonese era quello di intercettare il pubblico under 35 alla televisione pubblica.</span><br /><br /></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">L'idea del programma era semplice e ben strutturata (<a href="https://teleradioma.blogspot.com/2021/09/che-cosa-vuol-fare-da-grande-alessandro.html">ne parlai in un precedente articolo</a>). Cattelan ha peccato fin da subito di presunzione, tradendo le aspettative createsi attorno allo show e ha riproposto lo stesso format che proponeva su sky in seconda serata (EPCC), in una rete dove lo zoccolo duro è rappresentato dagli over 60.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Con poco più del 12% di share, "Da Grande" è entrato nella storia della televisione pubblica come <b>uno dei varietà meno visti di sempre</b>.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Cattelan poteva imparare dagli errori (in vista del probabile futuro impegno nella conduzione dell'Eurovision Song Contest) ma paga anche la presunzione (nonostante i dati impietosi) di affermare che se potesse tornare indietro "rifarebbe tutto così". Contento lui.</span></div><h2 style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><br /></div><span style="color: #e69138; font-size: x-large;"><span style="font-family: arial;">Voglio essere un mago - Rai 2</span></span></h2><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhWOHfxAJHRcmo3E-aOxZDxTMB_-YFmhSMZd0L-aemTUxsjlZDuukgHsgbl_xpYSfglBPWNF83gwTJG8kgaycOPPbsMQXuc-YGmnNOO13hoSEfppDVUjIls20BM-hS1zlVyS2mfQKP8XMbQnCsu2i5mL8EjczkijQVZIouogn_6e__vBEt_6UBD8-U7rw=s800" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="458" data-original-width="800" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhWOHfxAJHRcmo3E-aOxZDxTMB_-YFmhSMZd0L-aemTUxsjlZDuukgHsgbl_xpYSfglBPWNF83gwTJG8kgaycOPPbsMQXuc-YGmnNOO13hoSEfppDVUjIls20BM-hS1zlVyS2mfQKP8XMbQnCsu2i5mL8EjczkijQVZIouogn_6e__vBEt_6UBD8-U7rw=s320" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Avete presente quando mangiate un qualcosa che vi piace particolarmente ma se poi mangiate solo quella pietanza finite per odiarla? Bene è quello che è successo a Rai2. "Voglio essere un mago" è l'ennesimo tentativo della rete cadetta Rai (come se il flop dell'anno prima de "La Caserma" non fosse bastato) di sfruttare il successo e l'onda lunga de "<b>Il collegio</b>", questa volta però declinato in una fittizia scuola di magia. La trasmissione ha avuto una partenza horror con appena 690 mila spettatori ed uno share del 3,4% per poi attestarsi ad un miserevole 2,6%.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Quelli che... - Rai 2</span></h2><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhT5ccMJ-DG2XBYKdQHxB_6tMmDo0FRBUNeTd6hECkqz5W2fGr3Pj2GS5zhLocNEIdFULqvqnMzYQr0adTzRxoK8_J6JL7MNZ_GG9_DW7RDsYyhVdJFKzHnFidBeD5yjYBoO89zEEQ7E2r79JZx0fk_c3xnWGFerNBalzv6tpQsDBap4aXTLH1riOvMJg=s1280" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhT5ccMJ-DG2XBYKdQHxB_6tMmDo0FRBUNeTd6hECkqz5W2fGr3Pj2GS5zhLocNEIdFULqvqnMzYQr0adTzRxoK8_J6JL7MNZ_GG9_DW7RDsYyhVdJFKzHnFidBeD5yjYBoO89zEEQ7E2r79JZx0fk_c3xnWGFerNBalzv6tpQsDBap4aXTLH1riOvMJg=s320" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Non voglio infierire più di tanto, ma "Quelli che il Calcio" è morto quando il calcio spezzatino ha preso il largo. Bravissimi Luca e Paolo con Mia Ceran a tirare avanti la carretta per quattro anni, ma la scelta di far traslocare in prima serata lo storico format che ormai con il calcio aveva poco a che fare è stata estremamente infelice. Con un 2,6% di share si conclude miserevolmente la storia di una trasmissione quasi trentennale, uccisa sia dal <b>calcio spezzatino</b> che da scelte non proprio azzeccate. I maligni sostengono che lo spostamento di "Quelli che" in prima serata sia stato un pretesto per disfarsi definitivamente della trasmissione. Vero o falso che sia alla luce dell'ennesimo flop televisivo di Luca e Paolo (sono lontani i tempi delle "Iene" e di "Super Ciro") ci sarebbe da porsi qualche domanda sul loro futuro in Rai.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Citofonare Rai2 - Rai 2</span></h2><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiKi1WA7IMy2LYB5j6C-d_2Gn-zg5Imt4RGfofY75Je6kCu6hMAQ0obbESkUiX9JIxous7k7fKolKCzdvdOVZfBQzb7u9X-NmfloqJGfHfkPMdEDfGGo5gZXGrtdKsCsatydLquYfU_-zJPfIZfC_7fweIUZyE0QEKhO4htFXv1p_WFEHrLf67YvojcrQ=s606" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="358" data-original-width="606" height="189" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiKi1WA7IMy2LYB5j6C-d_2Gn-zg5Imt4RGfofY75Je6kCu6hMAQ0obbESkUiX9JIxous7k7fKolKCzdvdOVZfBQzb7u9X-NmfloqJGfHfkPMdEDfGGo5gZXGrtdKsCsatydLquYfU_-zJPfIZfC_7fweIUZyE0QEKhO4htFXv1p_WFEHrLf67YvojcrQ=s320" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>Prendete una fascia oraria difficile (la domenica a mezzogiorno), una rete in piena crisi di identità (Rai 2), due conduttrici che da anni non azzeccano un programma (Simona Ventura e Paola Perego). Questo è il mix micidiale sul quale è nato "Citofonare Rai 2" contenitore della domenica a mezzogiorno che si scontra contro le corazzate "Linea Verde", "Melaverde" e l'edizione delle 12.00 del TG3. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La trasmissione è di per se molto datata dal punto di vista dei contenuti, inoltre il tandem di conduttrici non più in auge non ha aiutato. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Una soluzione (sia per la fascia oraria che per le due conduttrici) potrebbe essere quella di rispolverare lo storico format "Mezzogiorno in Famiglia" che tanti successi ha regalato a Rai 2 e di cui non si è mai capito il motivo della sua cancellazione. Simona Venura per quel programma sarebbe perfetta!</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Lui è peggio di me - Rai 3</span></h2><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEijerHFFPL72i6wj9tMResJ3d5OKGqDT4mvN98orODzRap9EqUdR-QkbIJUxZrXvtxlnbOZRxIMcilc3e2_zx_9RHXgmoL3J9mtZ5TnR4NoqepAaNFtM7ttU5ePymqRyGNxWSAbBK__lm51KTBuU0tDyBN7YB5iLp3xAZE6A6BMwdWkITG5MtrplFCV8w=s282" style="clear: right; float: right; font-family: arial; font-size: large; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="179" data-original-width="282" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEijerHFFPL72i6wj9tMResJ3d5OKGqDT4mvN98orODzRap9EqUdR-QkbIJUxZrXvtxlnbOZRxIMcilc3e2_zx_9RHXgmoL3J9mtZ5TnR4NoqepAaNFtM7ttU5ePymqRyGNxWSAbBK__lm51KTBuU0tDyBN7YB5iLp3xAZE6A6BMwdWkITG5MtrplFCV8w" width="282" /></a></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Sono lontani i tempi in cui Giorgio Panariello era il mattatore del sabato sera di Rai 1. Il suo "Torno Sabato" itinerante da 40% di share è sempre più un ricordo sbiadito. La trasmissione condotta da Giorgio Panariello in coppia con l'attore Marco Giallini, consiste nell'ennesimo tentativo di dare a Rai 3 (rete storicamente culturalmente e politicamente impegnata) un'impronta di intrattenimento nazional popolare, continuando a strizzare l'occhio al pubblico abituale della terza rete. Se la prima edizione aveva convinto più per contenuti che per ascolti, la seconda edizione, con poco più del 4% di share (a fronte di obiettivi di ascolto doppi) è stata una debacle. <br />Progetto abortito e si ritorna alle solite trasmissioni. Peccato.</span></div></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Star in The Star - Canale 5</span></h2><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgHOgFNJwse88cSf8cWPMVnEsDl0_QT9zf1Yj6lKvuAJNgwDR7-YYS462XcTjPLKPBs05ttD7B3fzmBmiEi1VIiDG1t-Qn65icYLkWKv2NddukVvk0KvpQ4at7e8Y5cExmH1_i6MeHLrJPEBLt6EvtVKSPR7mVNT9P_ZWoNRARhtnrl25Hfh4K6BVDcFw=s1011" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="1011" height="127" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgHOgFNJwse88cSf8cWPMVnEsDl0_QT9zf1Yj6lKvuAJNgwDR7-YYS462XcTjPLKPBs05ttD7B3fzmBmiEi1VIiDG1t-Qn65icYLkWKv2NddukVvk0KvpQ4at7e8Y5cExmH1_i6MeHLrJPEBLt6EvtVKSPR7mVNT9P_ZWoNRARhtnrl25Hfh4K6BVDcFw=w356-h127" width="356" /></a></div><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Povera Ilary Blasi, ultimamente non ne azzecca una: da "Balalaika" passando per una scialba "Isola dei Famosi", arrivando agli sfortunati "Eurogames". Stavolta la signora Totti ha rischiato davvero grosso. Star in The Star doveva essere la punta di diamante del palinsesto del Biscione. Già dalla presentazione dello show i critici avevano notato delle </span><b style="font-family: arial;">similitudini con altri show della Rai</b><span style="font-family: arial;"> "Tale e Quale" ed "Il cantante mascherato". Possiamo dire che il format di Canale 5 è nato sotto una cattiva stella ed è morto peggio. Inoltre la pessima realizzazione delle maschere, sommata al fatto che a livello internazionale il format non ha mai "sfondato", delle cinque puntate trasmesse (di sette previste) il risultato di ascolto medio è stato un deludente 12,7%.</span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Pomeriggio Cinque - Canale 5</span></h2><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjIxJvTO5FBbbiYLO8flPP2t-MK2NL4y3g4lnCJS1KbXnxyKm1ra2fARy9J2GlCPDYCmu7eqNEVORIfnR-gLJbXZGGfIs8-V-vInT2zhMlRYEga1a7Pj-tbV88l_WerCyRDRuUQ56Y7hkZfoTmQylrjljnndZDSRGLeonoUggHRygEDXRMHXZtMtRfv0Q=s300" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="168" data-original-width="300" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjIxJvTO5FBbbiYLO8flPP2t-MK2NL4y3g4lnCJS1KbXnxyKm1ra2fARy9J2GlCPDYCmu7eqNEVORIfnR-gLJbXZGGfIs8-V-vInT2zhMlRYEga1a7Pj-tbV88l_WerCyRDRuUQ56Y7hkZfoTmQylrjljnndZDSRGLeonoUggHRygEDXRMHXZtMtRfv0Q" width="300" /></a></div><br />La novità del palinsesto autunnale era il <b>drastico ridimensionamento di Barbara d'Urso</b>. Archiviata la cronaca rosa ed il bieco gossip, a Maria Carmela non è restato altro che dare un taglio giornalistico all'unica trasmissione superstita del giglio magico</span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"> </span><span style="font-family: arial;">d'Ursiano</span><span style="font-family: arial;">. Se la partenza del nuovo corso di "Pomeriggio Cinque" <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2021/09/televisione-il-nuovo-pomeriggio-cinque.html">sembrava soddisfare parzialmente le aspettative</a>, la partenza della corazzata de "La Vita in Diretta" e l'inserimento in trasmissione di ospiti dichiaratamente no-vax, gli ascolti della trasmissione giornalistica Mediaset sono crollati al 13%. Probabilmente questa sarà anche l'ultima stagione di Pomeriggio Cinque.</span></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Honolulu - Italia 1</span></h2><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhwTZlkT6V8AvwWuyDCwExKUkKyK7L6CJGDOIJ8cf0fBFoxgBoBwzmQwNWVmEgnpFw2atRCAowzAzLT8WukcF0CUunbQshVDzhtjcE6Ao5OQ82fqlaZ3-u_00ZigknYfQE9DNgvUHwDs5C60BQl4AXjH5-eeCL12_75nwb8Ll2r-X6gU138XUR54dIvOQ=s1200" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhwTZlkT6V8AvwWuyDCwExKUkKyK7L6CJGDOIJ8cf0fBFoxgBoBwzmQwNWVmEgnpFw2atRCAowzAzLT8WukcF0CUunbQshVDzhtjcE6Ao5OQ82fqlaZ3-u_00ZigknYfQE9DNgvUHwDs5C60BQl4AXjH5-eeCL12_75nwb8Ll2r-X6gU138XUR54dIvOQ=s320" width="320" /></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il programma comico di Italia 1 "Colorado" stava perdendo smalto da diversi anni. Cosa decidono i vertici di Italia 1? Far riposare il format e rispolverarlo dopo qualche anno (come fatto in modo impeccabile con "Zelig")? Macchè! Riproporre lo stesso programma, con gli stessi comici, le stesse battute da caserma, con lo stesso studio, ma con un nuovo nome e con due presentatori diversi: Fatima Trotta (chi?) e Francesco Mandelli (quello dei "Soliti Idioti"; quello che faceva ridere perché diceva in romanesco "dai cazzo!"). Con meno del 5% di share la ex rete giovane Mediaset si appresta a rimettere nel cassetto l'ennesimo flop televisivo.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Mystery Land - Italia 1</span></h2><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiO3vgOekBKwuLs7gldo5Qdxap-Clpy_nDtPe1y-fsNB-9gtJvGR5RzMJ_vLTDFjtvVrF-Hf7qARihTE4x4pwb72e7TP56baCUYjpw5QPhWjEIWhkZwLzLgvcUJopbCW_loAy5DnSk0ixYjuFFismEB66pHWJqIEFrNqDJjmxmTel-sMeJ0wwGFP6jITA=s1365" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="1365" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiO3vgOekBKwuLs7gldo5Qdxap-Clpy_nDtPe1y-fsNB-9gtJvGR5RzMJ_vLTDFjtvVrF-Hf7qARihTE4x4pwb72e7TP56baCUYjpw5QPhWjEIWhkZwLzLgvcUJopbCW_loAy5DnSk0ixYjuFFismEB66pHWJqIEFrNqDJjmxmTel-sMeJ0wwGFP6jITA=s320" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Ricordate il programma "Mistero" con il mitico <b>Adam Kadmon</b>? Tutti noi ne abbiamo visto almeno una puntata e ci abbiamo fatto una risata. "Mystery Land" è l'ennesimo tentativo di rispolverare un programma del passato, dargli un nuovo nome e dei nuovi conduttori. Peccato che i contenuti sanno di già visto (è dura la concorrenza di YouTube eh?). <br />Capitolo a parte la conduzione. Se Alvin ha delle ottime potenzialità televisive che a Mediaset non sanno sfruttare, ancora non si capisce perché continuare ad insistere su Aurora Ramazzotti. Non è telegenica, ha dei tempi televisivi morti, inoltre l'avere entrambi i genitori famosi non l'aiuta. Un lavoro normale no? Le due sole puntate andate in onda questo autunno hanno raccolto un misero 2,8% di share.</span></div><div><h2 style="background-color: white; border: 0px; color: #8ea6b6; list-style-image: none; list-style-type: none; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></h2></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">X Factor - Sky Uno</span></h2><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjtts53y0v61cKoxLEND7Z8IAEK3gFypuuCVN0f3W8sRTH8PhJupc4zYtHytiy6ws21mRtpbgkl023wkCCZGGCjojEmw8mr1mBJjdiqwE761or6b1hXoDT_fKiex3k9WremrjAMBkmtgvkNT7_syGsS-DH0VyZJNYU2TRg9jL-VOZPo3liOAnClKGpHZw=s1500" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="843" data-original-width="1500" height="202" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjtts53y0v61cKoxLEND7Z8IAEK3gFypuuCVN0f3W8sRTH8PhJupc4zYtHytiy6ws21mRtpbgkl023wkCCZGGCjojEmw8mr1mBJjdiqwE761or6b1hXoDT_fKiex3k9WremrjAMBkmtgvkNT7_syGsS-DH0VyZJNYU2TRg9jL-VOZPo3liOAnClKGpHZw=w359-h202" width="359" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>L'Italia è una delle <b>poche nazioni</b> in cui va in onda lo storico talent show ideato da Simon Cowell. Sono lontani i fasti delle edizioni di Rai 2 e delle prime rivoluzionarie edizioni su Sky condotte da Alessandro Cattelan. Il format appariva stanco già da diversi anni e il cambio di conduzione affidata al giovane quanto inesperto <b>Ludovico Tersigni </b>(ma perché bruciare nuovi conduttori facendoli esordire in prima serata?) non sta dando i frutti sperati.<br />Il calo degli ascolti (si parla di un 2,4% di share) è imputabile non solo allo scarso appeal della quindicesima edizione del talent show ma anche al drastico calo degli abbonamenti in seguito al trasloco di buona parte del campionato di serie A di calcio su altre piattaforme. Inutile girarci attorno: la gente si abbonava a Sky per il calcio, mica per X Factor!</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il sentore è che questa sia la penultima (se non l'ultima) edizione dello storico format canoro. </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><h2><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Resiste ancora l'usato sicuro</span></h2></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Buona parte delle trasmissioni citate hanno un punto in comune. Sono delle novità televisive. È molto curioso notare come da anni il telespettatore medio richiede delle <b>novità </b>dalla televisione generalista e poi quando queste vengono proposte vengono immediatamente bocciate dal pubblico preferendogli l'usato sicuro (trasmissioni storiche come "L'eredità", "Caduta libera", "La vita in diretta", "Forum" o "Che tempo che fa" continuano ad ottenere ottimi ascolti). </span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Paolo Bonolis lo ribadì tempo fa alla presentazione dell'ennesima edizione di "Ciao Darwin" che è molto difficile e molto rischioso proporre delle novità in televisione per una serie di concause.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Tuttavia sarebbe altamente riduttivo bollare il pubblico televisivo italiano come conservatore. Infatti anche trasmissioni storiche come "Striscia la notizia", "Le Iene", o lo stesso "X Factor" stanno conoscendo delle crisi di ascolto.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Quando le novità sono ben studiate, ben strutturate e ben programmate possono ottenere ancora oggi degli ottimi risultati: i recenti successi della serie "Strappare lungo i bordi" su Netflix, di "LOL" su Prime Video e di "Drag Race Italia" su Discovery + ne sono la prova lampante. Quando le novità sono dei semplici adattamenti esteri di trasmissioni di cinquanta minuti estese a tre ore e mezza non si può sperare al miracolo.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il successo inarrestabile delle piattaforme OTT (Netflix, Prime Video, Disney Plus ecc) cancellerà le decine di emittenti tematiche sorte negli ultimi 20 anni (prima sul satellite e poi sul digitale terrestre). A tenere alta la bandiera della televisione lineare saranno le emittenti generaliste e <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2021/12/ecatombe-del-digitale.html">le poche emittenti locali che rimarranno dopo il passaggio al digitale terrestre di seconda generazione</a>. Per non soccombere agli OTT, i manager della televisione generalista dovranno rivedere le loro strategie editoriali a partire dalla quantità dei contenuti, qualità, durata degli stessi (è inconcepibile terminare una prima serata all'una di notte) ed utilizzo della diretta televisiva (questo è il grande vantaggio che la tv generalista deve saper sfruttare).</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: large;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il prossimo Festival di Sanremo incombe e quella sarà la prima vera prova per capire per quanto tempo il sistema della televisione generalista così come lo conosciamo può reggere e su come la sua stessa impostazione e linguaggio dovrà cambiare per intercettare il pubblico che ormai sempre più numeroso sta abbandonando la televisione con la quale è cresciuto. Il tempo a disposizione è poco.</span></div>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-14920488415894910812021-12-05T12:29:00.000-08:002021-12-05T12:29:59.792-08:00Accade 5 anni fa: l'abbandono (mai avvenuto) della politica da parte di Matteo Renzi<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg7Qw7OBLrAvdxFphTE9H4XCJDk8vbSXEtscDcEV4AB3I_WV4wofZylytZGmb-Dw765YwQsampG6EkyR_ihvg0kNTlzOh1vQQ7CtHG4yGGpeoo2wIP_8GuCvl13GauLA5-0YHWJW8rJyvA8NAEQZBwIS2wQ01ApvWAIzmuIz3B1ZlYEFMZewuU6KE0hEA=s630" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="420" data-original-width="630" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg7Qw7OBLrAvdxFphTE9H4XCJDk8vbSXEtscDcEV4AB3I_WV4wofZylytZGmb-Dw765YwQsampG6EkyR_ihvg0kNTlzOh1vQQ7CtHG4yGGpeoo2wIP_8GuCvl13GauLA5-0YHWJW8rJyvA8NAEQZBwIS2wQ01ApvWAIzmuIz3B1ZlYEFMZewuU6KE0hEA=w397-h264" width="397" /></a></span></span></div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><i>"Se perdo il referendum lascio la politica"</i> Parole non mie ma dell'allora presidente del consiglio e segretario del Partito Democratico <b>Matteo Renzi</b> il quale in uno dei suoi tanti deliri di onnipotenza (al tempo molto frequenti in quanto era oggetto di numerose sviolinate dalla stampa) decise di personalizzare eccessivamente un referendum costituzionale di cui si sapeva ben poco e si cui molti italiani non erano nemmeno tanto informati.<span><a name='more'></a></span></span></span><p></p><p><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">La strategia di personalizzazione ha avuto un effetto boomerang. Contro ogni previsione della stampa e dei sondaggisti (ci sarebbe da interrogarsi sulle modalità dei sondaggi politici) stravince il NO. <br />La riforma costituzionale viene respinta, Renzi sembra dar atto alla sua promessa di abbandonare la politica e rassegna le dimissioni sia da Presidente del Consiglio che da segretario del PD. <br />Pochi mesi dopo il Matteuccio di Rignano tradisce la sua promessa ridiventando segretario del Partito Democratico e spedendo il partito del centro sinistra al massacro delle elezioni del 2018 dove tocca il minimo storico.</span></span></p><p><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Renzi non abbandona la politica anzi! Diventa parlamentare, precisamente nello stesso Senato che lui stesso voleva abolire, fa saltare le trattative tra PD e 5 Stelle per far nascere un nuovo governo, spedendo i pentastellati tra le braccia della Lega. Dopo un anno promuove la nascita del secondo Governo Conte e ne scatena la crisi in piena pandemia, portando alla nascita del Governo Draghi. <br /></span></span></p><p><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Intanto fonda un nuovo partito di centro che a detta dei giornaloni e dei sondaggisti doveva raccogliere almeno un 10% prevalentemente da delusi dal PD e dei 5 Stelle, ma nella realtà non raccoglie più del 2%.</span></span></p><p><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Il resto è storia nota. Nella sua insignificanza Renzi condiziona ancora oggi la politica. Tiene per le "palle" l'intero arco parlamentare, viene osannato da establishment, stampa e utenti di Twitter, mentre fuori è odiato da quasi tutti gli altri partiti (PD in primis) e dagli elettori i quali lo considerano il leader politico meno affidabile tra i tanti presenti.</span></span></p><p><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Già da quanto era sindaco di Firenze Matteo Renzi peccava di presunzione; da quando ha perso il referendum costituzionale ed è stato definitivamente smascherato il suo bluff pecca pure di livore. Ogni qual volta viene intervistato ne ha da dire su chiunque. Ormai l'insulto e il piagnisteo sono il suoi marchi di fabbrica. Contro il PD che stranamente segue una linea che è differente da quella di Renzi, contro i 5 Stelle considerati incapaci, contro certa stampa che giustamente si fa domande (anche sui suoi incarichi in Arabia Saudita), contro la magistratura che indaga su di lui e contro i cittadini colpevoli di non aver compreso il suo genio.</span></span></p><p><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Renzi incarna quella che è stata la speranza della politica (alla rottamazione e al rinovo della politica ci abbiamo creduto un po' tutti) e sopratutto la delusione (quando abbiamo scoperto che la politica dopo il suo passaggio è pure peggiorata). Sarà molto difficile liberarci di questo persanaggio. Probabilmente diventerà il nuovo Mastella (il quale contribuiva a far nascere i Governi e a farli fallire). Tuttavia il fatto che sia particolarmente odiato dai tre quarti dell'attuale politica italiana fa ben sperare in una sua irrilevanza futura.</span></span></p><p><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Intanto festeggiamo questo quinto anniversario, che non è più quello del suo abbandono (mai avvenuto) della politica ma quello in cui il suo bluff viene definitivamente smascherato. </span></span><br /></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-35176231228716950552021-12-04T04:52:00.003-08:002021-12-05T12:31:59.531-08:00I nuovi spot Amazon e Parmigiano Reggiano: comunichiamo l'idea di essere felici e sfruttati<span style="font-family: arial; font-size: medium;">Girano in rete da qualche giorno due inquietanti pubblicità che per quanto vogliano comunicare l'idea di aziende felici dove poter lavorare io le trovo davvero inquietanti. Mi riferisco ai recenti sponsor del Parmigiano Reggiano e di Amazon.<span><a name='more'></a></span></span><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span style="font-family: arial; font-size: x-large;">Lo sponsor del Parmigiano Reggiano: felici di lavorare 365 giorni l'anno</span></span></h2><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="284" src="https://www.youtube.com/embed/eutDEaUkBTE" width="342" youtube-src-id="eutDEaUkBTE"></iframe></div><span style="font-family: arial; font-size: x-large;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Un gruppo di ragazzi va a far visita alla fabbrica dove si produce il famoso parmigiano. La guida (interpretata da Stefano Fresi) spiega che l'unico additivo che è presente nel loro formaggio è l'amore di un tale Renatino, il quale lavora in azienda da quando aveva 18 anni per 365 giorni l'anno. I ragazzi invece di chiedersi come faceva a lavorare senza mai staccare non fanno altro che complimentarsi e chiedere al povero Renatino se è felice della sua vita, il quale non può far altro che annuire.</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Roba da far venire voglia di mandargli un curriculum!</span></div><div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span></div><div><h2><span style="color: #e69138;"><span style="font-family: arial; font-size: x-large;">Lo spot di Amazon. Grazie Amazon che mi permetti di ammazzarmi di lavoro per assistere mia sorella disabile</span></span></h2><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="289" src="https://www.youtube.com/embed/RjHZNpVZak0" width="348" youtube-src-id="RjHZNpVZak0"></iframe></div><br /><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Sarò che tendo sempre a dubitare delle aziende che per promuovere la loro immagine istituzionale si affidano alle "testimonianze" dei loro dipendenti, ma la pubblicità del colosso dell'e-commerce Amazon è ancora più inquietante. </span></span></div></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Viene presentato un tale Mohamed e la storia di sua sorella disabile. Egli si dice grato di poter lavorare per Amazon ed essere spremuto come un limone in modo da poter avere a fine mese qualche soldino per poter aiutare la sorella.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Chi ha creato la pubblicità voleva comunicare un'idea semplice: quella di un'azienda </span><span style="font-size: medium;"><span style="background-color: white;">elemento di inclusione sociale (trattandosi nel caso in esame di un cittadino straniero) e soprattutto, grazie all’enorme </span><span style="border: 0px none; box-sizing: inherit; font-stretch: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">favore</span><span style="background-color: white;"> che concede a Mohamed di lavorare, poniamo Amazon come pilastro nell’aiuto per le persone che hanno problemi di disabilità all’interno della famiglia. Tutto molto bello!</span></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="background-color: white; font-size: medium;"><span><br /></span></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Peccato che conosciamo tutti le condizioni lavorative del gigante americano. Sono state documentate dalla stampa di tutto il mondo e l'azienda di Jeff Bezos è stata multata dai vari governi nazionali. Quindi questo spot da Mulino Bianco stride enormemente con la realtà dei fatti.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: large;"><br /></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: x-large;">Il problema è dei pubblicitari incapaci</span></span></span></h2><div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><span>Sappiamo bene che nessun Renatino lavora 365 giorni dentro un caseificio (confidiamo che durante il terremoto in Emilia del 2012 stesse pensando alla sua famiglia e non ad occuparsi del suo amato parmigiano), eppure in un periodo dove le divisioni sociali si stanno ampliando, dove la domanda di lavoro, di </span><span>diritti e tutele è maggiore, comunicare che in azienda vi sono persone (non macchine) che lavorano per 365 giorni l'anno è un bell'autogol istituzionale, così come lo è promuovere un azienda nota per il suo sfruttamento nei confronti dei lavoratori, comunicare l'idea di un azienda "felice" che permette alla plebe il privilegio di lavorare.</span></span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Ma perché nel 2021 si producono ancora questi sponsor da autogol istituzionale?</span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><span><br /></span></span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><span>Dietro una pubblicità non c'è mai un'azienda (la quale si limita a commissionare il lavoro), ma un azienda di comunicazione e pubblicità che al suo interno dovrebbe avere sia degli specialisti in marketing che degli specialisti della comunicazione.</span></span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><span> </span></span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Qui abbiamo un corto circuito. Molti specialisti delle risorse umane sono convinti che comunicazione sia uguale a marketing. Niente di più sbagliato in quanto comunicatori ed esperti di marketing sono due professionalità che lavorano in sinergia ma sono completamente opposte. </span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Invece in molte aziende di comunicazione e pubblicità spesso e volentieri ci si affida ai soli specialisti in marketing (dando per scontato che abbiano per scontato le competenze in campo comunicativo), lasciando a casa gli esperti in comunicazione.</span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"> </span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Gli esperti in marketing saranno bravissimi a fare le analisi di mercato ed intuire gli andamenti del mercato, ma quando vengono messi sul lato pratico e comunicare all'utente l'idea di promozione istituzionale si pestano delle grosse merde! E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. </span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Del resto voi vi fareste curare una gamba rotta da un cardiologo?</span></span></div>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-31453184081165733342021-12-04T01:46:00.000-08:002021-12-04T01:46:28.802-08:00-IL BESTIARIO- Il caso Greta Beccaglia e le atrocità dette dai commentatori televisivi<div style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;">Inauguriamo una nuova rubrica della Tele Radio Ma chiamata “Il Bestiario”: ossia un elenco di cose discutibili dette o fatte da personaggi famosi o meno. Insomma quando certe volte varrebbe la pena di starsene con la bocca chiusa e dare l’impressione di essere ignorante piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: arial;"><br /></span><span style="font-family: arial;">Il bestiario di oggi è dedicato al caso <b>Greta Beccaglia</b>, la giovane giornalista di una televisione locale toscana la quale cercando di raccogliere gli umori dei tifosi all’uscita della partita di calcio Empoli – Fiorentina è stata molestata da un signore a cui giustamente sono stati inflitti tre anni di Daspo.<br /></span><span style="font-family: arial;"> <br /></span><span style="font-family: arial;">Tutti i commentatori, politici, giornalisti si sono sentiti il dovere di dire la loro in settimana. Chi prendendo le parti della ragazza, chi minimizzando il fatto, chi gettando benzina sul fuoco e chi peggio ancora ha preso le difese di questo signore. <br /></span><span style="font-family: arial;">E proprio nei confronti di chi ha preso le difese di questo signore che è dedicata la prima puntata del bestiario, passando in rassegna le peggiori atrocità dette dai principali commentatori politici del Paese.</span></span></div><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span></span></span></p><a name='more'></a><p></p><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Giuliano Ferrara: il minimizzatore</span></h2><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Parlare di Giuliano Ferrara è un po’ come sparare sulla croce rossa: ex comunista, ex berlusconiano, in passato a capo di un partito politico antiabortista. L’elefantino se ne esce due giorni dopo l’accaduto con un titolo che fa solo ribrezzo “L’elogio del non te la prendere” un po’ quando a scuola venivi deriso ma la colpa era la tua perché non sapevi stare allo scherzo</span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></p><h2 style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="color: #e69138; font-size: x-large;">Vittorio Sgarbi: la vittima</span></span></h2><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Altro minimizzatore è senz’altro Vittorio Sgarbi. L’ormai politico, personaggio televisivo, critico d’arte, polemista e presenzialista televisivo si è sentito in dovere di dire la sua. Se Ferrara si è limitato a minimizzare l’accaduto, Sgarbi ha deciso di diventare a sua volta una vittima sostenendo in diretta televisiva che anche lui viene continuamente toccato e palpeggiato nelle parti intime da persone omosessuali senza andare in televisione a lamentarsi di ciò.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><br /></p><h2 style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="color: #e69138; font-size: x-large;">Filippo Facci: l’orgogliosamente sessista</span></span></h2><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: medium;">Altra perla di diamante del giornalismo sovranista pochi giorni dopo l’accaduto ha dichiarato su Facebook “Se quelle sono molestie sessuali io sono Topo Gigio” Il post ha giustamente causato un’ondata di polemiche che hanno portato lo staff del popolare Social Network a sospendere l’account del giornalista il quale si è detto di essere sessista e di ammirare persone come Vittorio Sgarbi, Giuliano Ferrara e Vittorio Feltri.</span><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p><span style="font-family: arial;"> </span></o:p></p><h2 style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="color: #e69138; font-size: x-large;">Vittorio Feltri: Il secondo minimizzatore</span></span></h2><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il decano dei giornalisti berlusconiani all’inizio mantiene un atteggiamento moderato salvo poi mettere benzina sul fuoco minimizzando il tutto: queste le sue parole<span style="background-color: white; color: #2a3950;"> "</span><span style="border: 1pt none windowtext; color: #2a3950; padding: 0cm;">Non è stata un'aggressione, non sto assolvendo nessuno, ma quella è una villanata che andrebbe punita in quel modo. Questo ha toccato il culo ad una ragazza, non ha fatto cascare le Torri Gemelle, cosa gli vogliamo dare l'ergastolo?"</span><span style="background-color: white; color: #2a3950;">.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span style="background-color: white; color: #2a3950;"><br /></span></span></div><h2 style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><span style="color: #e69138; font-size: x-large;">Pietro Senaldi: Il pirla</span></span></h2><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Della scuola di Vittorio Feltri fa parte anche Pietro Senaldi: altra perla del giornalismo berlusconiano e sovranista il quale sentenzia che "ora per una pacca al sedere perdono tutti la testa". Già perdiamo tutti la testa per una pacca al sedere. Non perché quella è stata una molestia. Dobbiamo ancora imparare.</span></div>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-63746883272461467052021-12-03T02:51:00.002-08:002021-12-03T02:51:32.621-08:00Ecatombe del digitale<p><span style="font-family: arial; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiRqlOxkesg7A2f7J-iemsEAxIyT1fx1YQJhnHp901_qvhZ8xSuiSXXGG7FH1KMw4u5bkJs4CQjrgIxEYImXrXJCvXNmGhnbUvCSn9UYCsX0_0mDfuy7e6S1-BSq9RHzE38Mw2vVDlJktyiPP3EYrXJ4ZQeufx8jHPPFv6IDmm83WvqzCin7N9F-hd0kg=s490" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="490" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiRqlOxkesg7A2f7J-iemsEAxIyT1fx1YQJhnHp901_qvhZ8xSuiSXXGG7FH1KMw4u5bkJs4CQjrgIxEYImXrXJCvXNmGhnbUvCSn9UYCsX0_0mDfuy7e6S1-BSq9RHzE38Mw2vVDlJktyiPP3EYrXJ4ZQeufx8jHPPFv6IDmm83WvqzCin7N9F-hd0kg=w421-h258" width="421" /></a></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il <b>refraiming</b> del digitale terrestre attualmente in corso in Sardegna (la procedura di liberazione di parte di parte dello spettro di frequenze fino ad ad oggi utilizzate dalla televisione e che dal 2023 saranno destinate alla telefonia mobile 5G) ha mostrato per l’ennesima volta tutte le falle del sistema del digitale terrestre: una tecnologia ormai ventennale ma nata vecchia, con grossi limiti tecnologici al quale il progredire della tecnologia sta rendendo evidenti tutti i suoi limiti.<br /></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Nell’attuale procedure di refraiming si è deciso in attesa del definitivo passaggio al digitale terrestre di seconda generazione (che forse avverrà nel 2023) di accentrare le varie emittenti sorte negli anni in meno frequenze. <br /></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Così come è stato nel primo switch off del 2008 la Sardegna sta facendo da apripista e tutto ciò sta causando molti problemi.</span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span><a name='more'></a></span></span><o:p><span style="font-family: arial; font-size: medium;"> <br /></span></o:p><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La prima notizia è la riduzione delle emittenti locali (già esigue). <a href="https://teleradioma.blogspot.com/2021/09/inchieste-videolina-si-compra-sardegna.html"><b>Ne ho già parlato in passato</b></a>: la situazione mediale in Sardegna non è delle migliori. Le emittenti regionali e locali erano poche e in alcuni casi malgestite. <br /></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Con la riorganizzazione delle frequenze, alle emittenti regionali è stata destinata una sola frequenza a livello regionale di proprietà di un ente terzo che fa capo al gruppo Mediaset (Elettronica Industriale). La piccola emittente cittadina che vuol continuare a trasmettere su digitale terrestre, deve essere disposta a pagare una quota d'affitto al proprietario della nuova frequenza regionale (si parla di una cifra di 80 mila euro annui). Molte piccole realtà televisive non riescono a far fronte a un tale investimento, infatti nel giro di un mese ben cinque emittenti locali hanno deciso di chiudere in battenti e continuare l'attività sul web (Super Tv Oristano, Olbia Tv, Canale 12 Sassari, Telegi Sassari e Telemaristella Carloforte).</span><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Oltre il danno la beffa, il Ministero dello Sviluppo Economico ha deciso di riassegnare le numerazioni di tutte le emittenti locali operanti. Alcune di queste, viste privarsi della loro storica numerazione (questo è il caso di Canale 12 Sassari) hanno deciso di chiudere la loro attività sul digitale terrestre. <br /></span><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La cosa assurda della nuova numerazione destinata alla televisioni regionali della Sardegna è che le principali posizioni (10, 11, 12) sono state assegnate a tre emittenti di proprietà dello stesso editore, mentre altre tre numerazioni (16, 17, 18) sono state assegnate a delle emittenti non sarde la cui programmazione è formata quasi esclusivamente da televendite e chiromanti.</span></div><p></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: left;"><br /></p><h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">Il Digitale Terrestre è una tecnologia vecchia</span></h2><div style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Calibri, sans-serif;">Il problema è che la tecnologia del Digitale Terrestre è una tecnologia nata vecchia, che in 20 anni di storia non è riuscita a risolvere i problemi di segnale che la televisione si porta dietro fin dai tempi dell’analogico. La televisione terrestre si sposa bene con le emittenti strettamente locali con un bacino di utenza ridotto, ma applicato su scala nazionale mostra dei limiti che negli anni non sono stati risolti ma addirittura amplificati.<br /></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Calibri, sans-serif;">Una soluzione che si poteva applicare negli anni 2000 poteva essere l’impiego massiccio della <b>tecnologia satellitare</b> (L'unica tecnologia davvero all'avanguardia nel raggiungere tutto il territorio italiano). Prevedendo un piano di incentivi per l’adeguamento degli impianti di antenna alla tecnologia satellitare si sarebbero evitati i numerosi problemi di segnale che da anni attanagliano gli utenti televisivi. <br /></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Calibri, sans-serif;">I cosiddetti </span><i style="font-family: Calibri, sans-serif;">switch off </i><span style="font-family: Calibri, sans-serif;">sarebbero stati meno frequenti e soprattutto si poteva lasciare la sola televisione terrestre ad appannaggio delle televisioni regionali e locali le quali (già dai primi anni 2000) potevano evitare un notevole esborso di denaro per l’adeguamento dei macchinari alla tecnologia digitale e continuare la loro attività (molte volte di vero servizio pubblico) in analogico (così come ancora oggi fa la radio in modulazione di frequenza). Ma quello è un treno che abbiamo perso anni fa.<br /></span></span><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Calibri, sans-serif;">L'auspicio è quello di conoscere una nuova era delle televisioni locali (magari quando le tecnologie in fibra ottica e le smart tv saranno maggiormente presenti nelle nostre case.</span></span></div>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-27881531007391310592021-11-13T01:17:00.008-08:002021-12-02T00:09:35.793-08:00Un ricordo su Giampiero Galeazzi<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhHJifzeeaMf1rv0N4JW6xNoKliKej8d0u7n-nmCm6nbZ0wcS2FGY3u3iYGX8ZFuEsdq0DjKlfkMBYrnVUr8X7IPUWj7F0LbaVq8zCATu9dnht2Pg2dDwmvO2g3PeImonuYb-sCa2ifHN_hfKrFIyi8-8anP3fLQo_RYyORoOIXxqs1iv1rK5pR8fsnlw=s2048" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1379" data-original-width="2048" height="251" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhHJifzeeaMf1rv0N4JW6xNoKliKej8d0u7n-nmCm6nbZ0wcS2FGY3u3iYGX8ZFuEsdq0DjKlfkMBYrnVUr8X7IPUWj7F0LbaVq8zCATu9dnht2Pg2dDwmvO2g3PeImonuYb-sCa2ifHN_hfKrFIyi8-8anP3fLQo_RYyORoOIXxqs1iv1rK5pR8fsnlw=w374-h251" width="374" /></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Non è necessario essere un appassionato di sport per non aver apprezzato il talento, la verve e la capacità comunicativa di Giampiero Galeazzi, decano dei giornalisti sportivi di una Rai che ormai diventa sempre più un ricordo sbiadito. Una Rai dove si faceva televisione non solo per soldi ma sopratutto per passione.</span><p></p><p><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Galeazzi aveva il merito di saper coniugare il giornalismo sportivo all'intrattenimento rendendo piacevole il racconto sportivo anche a chi di sport capiva ben poco. Pochi giornalisti sportivi sono riusciti in questo compito. Neanche gli iper osannati Fabio Caressa e Sandro Piccinini che ormai parlano a memoria o a suon di tormentoni. Forse solo Pierluigi Pardo gli si avvicina.<span></span></span></p><a name='more'></a><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Galeazzi esordisce come commentatore sportivo nel 1972. La Rai trasmetteva ancora in bianco e nero, il nostro bisteccone era ancora in attività sportiva ma si dilettava a muovere i primi passi in Rai: carriera che intraprenderà a tempo pieno una volta avvenuto il "pensionamento" da atleta. </span><p></p><p><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Se negli anni 80 lo abbiamo visto raccontare le principali imprese sportive nel nostro paese e degli atleti azzurri (concedendosi un piccolo cameo nel cult cinematografico "l'Allenatore nel Pallone") è negli anni 90 che abbiamo potuto conoscere e apprezzare la sua verve comica. L'idedito sodalizio con Mara Venier nella conduzione di Domenica In e 90° minuto (che in quegli anni andava in onda direttamente dagli studi di Domenica In) è stata una delle migliori coppie televisive degli ultimi 30 anni. Il modo in cui Mara Venier pronunciava il famoso soprannome "bisteccone" con quella cadenza veneta che te lo rendeva immediatamente simpatico. Entrambi comunicavano un'alchimia unica che non si fermava alla luce rossa della telecamera ma proseguiva nella vita privata. Sodalizi del genere in televisione se ne visti pochissimi (Marco Columbro e Lorella Cuccarini, Paolo Bonolis e Luca Laurenti).</span></p><p><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La particolarità di Giampiero Galeazzi non era solo quella di mischiare giornalismo sportivo ed intrattenimento (tutti quelli che ci hanno provato han quasi sempre fallito), ma anche nel rendere semplice nel racconto anche la disciplina sportiva più complessa. Fu lui a seguire per i primi anni il neonato canale satellitare della Rai dedicato agli sport minori.</span></p><p><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Le recenti apparizioni televisive sempre al fianco dell'amica Mara Venier avevano fatto capire che i problemi di salute avevano ormai preso il sopravvento. </span></p><p><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La notizia della sua scomparsa lascia tutti un po' scioccati e sgomenti non solo per la grossa perdita ma anche perchè negli anni ci stanno lasciando dei miti d'infanzia e adolescenza ai quali per un motivo e l'altro siamo legati. Personaggi che in ciò che facevano mettevano anima e cuore e il successo e la stima di cui godevano erano il frutto di anni di lavoro sacrifici e tanto impegno. Un giornalismo, una televisione e uno spettacolo in cui oggi si fa fatica a riconoscere ed apprezzare.</span></p><p><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il nostro "bisteccone" ci ha insegnato questo: che la passione, l'impegno e anche quel sano "cazzeggio"<br /> sono più forti delle raccomandazioni politiche (in Rai molto presenti) degli arrampicatori sociali, del successo immediato quanto effimero. Hai lasciato questo mondo da poche ore e già ci manchi!</span></p>Adrianohttp://www.blogger.com/profile/04133359907303207850noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4839863385110316030.post-41907431549030018432021-11-03T04:43:00.006-07:002021-11-29T01:21:52.137-08:00I 60 anni di Rai 2 in 15 momenti topici<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgFoiY7VKrwKZNFu1YVNoDzRr3e-dtfFRrL-prfuQYSStQxtkjMJ0bL1CsDhZtwBvjB1QOhFaapHFKYjhsLGN1myXIY154HsFNS50XAUWxHINiLMS-iOx__8kaIX88wMwBEszzT4Wwc7ZZfJDglkMB-Dct0Oy2GFsbtmgGZW2c_GSp5ltTzaU1RBI2cIQ=s364" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="364" data-original-width="364" height="328" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgFoiY7VKrwKZNFu1YVNoDzRr3e-dtfFRrL-prfuQYSStQxtkjMJ0bL1CsDhZtwBvjB1QOhFaapHFKYjhsLGN1myXIY154HsFNS50XAUWxHINiLMS-iOx__8kaIX88wMwBEszzT4Wwc7ZZfJDglkMB-Dct0Oy2GFsbtmgGZW2c_GSp5ltTzaU1RBI2cIQ=w328-h328" width="328" /></a></div><br />I<span style="font-family: arial; font-size: medium;">l 4 novembre 1961 il panorama televisivo italiano dominato dalla Rai
con il solo Programma Nazionale fu scosso da una piccola rivoluzione: la
nascita del <b>Secondo Programma</b> (quella che oggi è meglio conosciuta come Rai 2).</span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;">La storia della seconda rete televisiva della Rai è molto affascinante e
piena di suggestioni. La sua vita ha conosciuto cambi di identità, rivoluzioni
e stravolgimenti. Se nelle intenzioni iniziali dei dirigenti Rai, il Secondo
Programma doveva essere una rete con un minore budget e lo spazio dove far
crescere le nuove leve dell'intrattenimento televisivo; con la liberalizzazione
del panorama televisivo e la frammentazione dell'offerta televisiva, la seconda
rete Rai (pur conservano quell'impianto tipico della televisione generalista)
si è specializzata verso un target giovanile (in diretta concorrenza con
Italia1), in parte riuscendovi in parte meno.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">In questo post vorrei celebrare i 60 anni di Rai 2 raccogliendo i
quindici momenti più topici della rete cadetta Rai, per poi fare una
riflessione su cosa è quest’emittente e del perché oggi molti studiosi di
televisione sostengano quasi all'unisono che questa debba essere una rete da
riformare.</span><span></span></span></p><a name='more'></a><p></p>
<h1 style="text-align: left;"><span><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"><span style="color: #e69138; font-family: arial; font-size: x-large;">1. Il Galà di inaugurazione con Mina</span></span></span></h1><h2><span lang="it" style="color: #ca7200; font-size: x-large; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></h2><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjEdIvHrCXv116TJjmzWtL3h0p8-mQ-t97Ro87xK85e6mLuFsiuOIagBpSxXcA1NWyPl62aGGCx2Ub5uV1YrztH0QJrUT4Ns-_7FwPvu7Ht8435HuxIOJqjJoJE-gSQvdGzBLMN-C44v0IWNr84u1pbYvJ2LpZWf2_oKIExkkHSmtpawacp6lU7dLjxig=s1200" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="711" data-original-width="1200" height="226" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjEdIvHrCXv116TJjmzWtL3h0p8-mQ-t97Ro87xK85e6mLuFsiuOIagBpSxXcA1NWyPl62aGGCx2Ub5uV1YrztH0QJrUT4Ns-_7FwPvu7Ht8435HuxIOJqjJoJE-gSQvdGzBLMN-C44v0IWNr84u1pbYvJ2LpZWf2_oKIExkkHSmtpawacp6lU7dLjxig=w380-h226" width="380" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;">«<i style="mso-bidi-font-style: normal;">il suo destino è già segnato, nasce
all'insegna della vittoria. Ed ora ditemi che sono retorica, che sono una
sentimentale ma io a questo secondogenito televisivo voglio dedicare un
brindisi. Cin cin Secondo Canale! Noi ti consideriamo un amico ed anche se,
come nelle dinastie dei monarchi, porti il nome di Canale Secondo, noi ti
auguriamo di non essere secondo a nessuno ed ora, piccolo canale appena nato,
buona notte.</i>»</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;">Con una trasmissione dedicata alla vittoria della Prima guerra mondiale,
la famosissima <b>Mina </b>apre le trasmissioni del Secondo Canale. Le trasmissioni
sono pochissime ed in bianco e nero, il budget e limitatissimo ma l'entusiasmo
è tanto. L'intenzione dei dirigenti Rai era quello di sfruttare la nuova rete
come "palestra" per le giovani generazioni di conduttori e talenti dello
spettacolo i quali una volta "maturati" sarebbero stati promossi al
Programma Nazionale (Rai 1). Per lo spettatore fu una novità in quanto poteva
trovare un'alternativa alla programmazione della rete principale della Rai e
molti artisti poterono emergere.</span></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span style="font-size: x-large;"><span lang="it" style="font-family: arial;">2. Il Rischiatutto di Mike Bongiorno</span></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiQkJZEUc7gDqf_rXDz-y9fH8gh1bJvNO13g0q7Q1b7mtRj40KNfmT0sQcQIRoV8UeYd4UHKBdSz0wsdNvoFrRXvL3ZxwA6RoHmd4GQuCxoNaKmdoxtTnr80FWRdmS1O6Np8LJa3neSt2EWjjOwnRn80ZaAbXUiPOORs39XUAbovnLcZsUvmAu4AmP0Qg=s434" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="244" data-original-width="434" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiQkJZEUc7gDqf_rXDz-y9fH8gh1bJvNO13g0q7Q1b7mtRj40KNfmT0sQcQIRoV8UeYd4UHKBdSz0wsdNvoFrRXvL3ZxwA6RoHmd4GQuCxoNaKmdoxtTnr80FWRdmS1O6Np8LJa3neSt2EWjjOwnRn80ZaAbXUiPOORs39XUAbovnLcZsUvmAu4AmP0Qg=w375-h211" width="375" /></a></div><br /><span style="font-family: arial; font-size: medium;">Il Rischiatutto è ancora oggi considerato il Re di tutti i quiz. Forse
il game show più completo che la televisione italiana ha mai prodotto. Forse
non tutti sanno che le prime edizioni del fortunato quiz di <b>Mike Bongiorno</b>
(all'epoca un po' in ombra come raccontò lo stesso Mike nella sua famosa
biografia "La versione di Mike") furono trasmesse dal Secondo
Programma.<br />
La trasmissione viene ricordata non solo per la grandissima preparazione dei
concorrenti, ma anche per il ritmo dinamico del gioco, l'introduzione di
elementi tecnologici e del ruolo inedito della valletta "parlante"
Sabina Ciuffini la quale fece scalpore con le sue minigonne.<br />
Il successo di questo telequiz fu enorme a tal punto da costringere impresari teatrali,
gestori di cinema ed organizzatori di eventi sportivi a spostare gli eventi in
programma per evitare di scontrarsi con il temutissimo Rischiatutto. </span><p></p>
<h2 style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large;">3. L'altra domenica di Renzo Arbore</span></span></span></h2><h2><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></h2><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;">
</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj3NXAZ59igjTiXsw1Ak3_doEzQjMznhTQ1G8UHIL2nzWpvP8lmQ01JUPuLu1QHz7oHmOQ_P5AfCiCHwjbk36DD_zAT7jDakPG3ZPSG_YbrBJoNPixwbaTbEEem6EcPz8nBOCfxDO0Z667UQqz5QWcY7AdgJkmCSplx6PbKFSO0V21MVZJGKZH7Kb3GSQ=s960" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="539" data-original-width="960" height="221" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj3NXAZ59igjTiXsw1Ak3_doEzQjMznhTQ1G8UHIL2nzWpvP8lmQ01JUPuLu1QHz7oHmOQ_P5AfCiCHwjbk36DD_zAT7jDakPG3ZPSG_YbrBJoNPixwbaTbEEem6EcPz8nBOCfxDO0Z667UQqz5QWcY7AdgJkmCSplx6PbKFSO0V21MVZJGKZH7Kb3GSQ=w393-h221" width="393" /></span></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />"L'altra domenica" doveva essere un inedito mix tra intrattenimento e sport, ma
già dopo un anno la formula cominciava a non dare i suoi frutti. Fu decisa la
virata verso l'intrattenimento, diventando la fucina di tanti talenti comici
emergenti. Tratti caratteristici della trasmissione erano la satira tagliente e
l'irriverenza del conduttore <b>Renzo Arbore</b>. Il programma, grazie anche alle
politiche di austerity che portarono la maggior parte degli italiani a
rinunciare a uscire di casa nella giornata domenicale, ottenne un notevole
successo di pubblico e critica, per merito anche delle innovazioni proposte
nella confezione del varietà. Inoltre la diversificazione dell'offerta
televisiva domenicale della Rai segnata da un lato dal più tradizionalista
Domenica in (sulla prima rete) e l'Altra domenica (su quella che negli anni 70
divenne la Rete 2 e negli anni 80 Rai 2), riuscì a coprire un ascolto
trasversale.</span><p></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large;">4. Portobello di Enzo Tortora</span></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"><b></b></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj0niWCYOiDzF8OqVcpIKikjDVRCZzoNCOGaWAdDPl4VyUPEhrvI8W_9_AJTHb0MUjtjlAQe50D4i6QKlqjbi9FqbXiNffekGar2_acG3Y32Z6pTz9ErDjTMc8BEXKGswzYQw0g4C6oPU8a0Y3XvMo9s8gH75RHY3gMHS3lY3dENNPk8oGpj9Oyweabhg=s1000" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="1000" height="163" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj0niWCYOiDzF8OqVcpIKikjDVRCZzoNCOGaWAdDPl4VyUPEhrvI8W_9_AJTHb0MUjtjlAQe50D4i6QKlqjbi9FqbXiNffekGar2_acG3Y32Z6pTz9ErDjTMc8BEXKGswzYQw0g4C6oPU8a0Y3XvMo9s8gH75RHY3gMHS3lY3dENNPk8oGpj9Oyweabhg=w408-h163" width="408" /></span></a></b></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><b><br />Portobello </b>è l'antesignano di tante trasmissioni. I critici e storici
della televisione sostengono che una buona parte dei programmi televisivi in
onda oggi sono degli spin off tratti da Portobello. Il "mercatino del venerdì" è
ricordato come una delle trasmissioni più iconiche di Rai 2. <b>Enzo Tortora</b> (tornato in Rai dopo un periodo lavorativo nelle
nascenti televisioni locali) creò un format innovativo per l'epoca, basato
sull'idea di un "mercatino" dove i partecipanti potevano vendere le
loro invenzioni o cercare oggetti facendosi contattare dal pubblico da casa. I
personaggi che intervenivano in trasmissione avevano anche l'opportunità di
ricercare persone scomparse, appianare divergenze con dei parenti lontani o
vecchi amici e proporre delle idee al pubblico che le doveva valutare. Un
momento molto atteso era quello in cui una persona, pescata a caso tra il
pubblico in studio, tentava di accaparrarsi una somma in denaro cercando di far
pronunciare al pappagallo la parola "portobello".<br />
La trasmissione (al culmine del suo straordinario successo) si interruppe
improvvisamente agli inizi degli anni 80 in seguito all'arresto di Enzo Tortora
accusato (ingiustamente) di collusione con la camorra. <br />
Una volta scagionato da tutte le accuse, nel 1987 Tortora ritornò alla guida
della sua trasmissione. Al suo ritorno in video, visibilmente commosso,
prima di iniziare fece un breve discorso su tutta la vicenda del suo processo
esordendo con la frase, rimasta celebre, «<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Dunque,
dove eravamo rimasti?</i>». Nonostante il gradito ritorno, la trasmissione non
ebbe però il successo delle edizioni precedenti, e terminato il ciclo di
puntate previste, non venne più riproposta (questo anche perché il presentatore
scomparve l'anno successivo, stroncato da un tumore polmonare all'età di 59
anni). </span><p></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span><span style="color: #e69138;"><b><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large;">5. Quelli della Notte e Indietro tutta</span></b></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiTq75ov0CuH0eDsrOoYOT6HKHIF2C9GiA5Zee0Q0fYmihREnoB3umIryR5-88eGW3gUaLSTCUVe749-n135rZkRlFtqztkgzaiStPCpw4pVax0oFQpA8Z-axTpXn9ItLhUb27hPrwDQDNZlxgBGFhnEGvNfOb5SExWWrkxTb_Wb4Q16Y9_sOsE92NMsA=s1440" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg2Dg-6H9Av9ASm5ScslVp1MoeZ7AzVTTTkLitzdJNRPBlth-6L1ZFQHK3q0BCHHcMicBB8vU7SomYfSL5tl9x_VCDM1-noS0Qb4HolEvH5cIConVIeYyu1ZLQo7sXEV7jn-qxrdrOZ7mer6U9KQHWQwe3R4EfCkvD7cfQLRfRCg76ktEMXfIt06WxD0w=s400" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="300" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg2Dg-6H9Av9ASm5ScslVp1MoeZ7AzVTTTkLitzdJNRPBlth-6L1ZFQHK3q0BCHHcMicBB8vU7SomYfSL5tl9x_VCDM1-noS0Qb4HolEvH5cIConVIeYyu1ZLQo7sXEV7jn-qxrdrOZ7mer6U9KQHWQwe3R4EfCkvD7cfQLRfRCg76ktEMXfIt06WxD0w=s320" width="240" /></span></a></div></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br /><br />Programmi andati in onda tra il 1986 ed il 1988 che consacrarono
definitivamente <b>Renzo Arbore </b>quale genio istrionico delle televisione e <b>Nino
Frassica</b> poi divenuto uno degli attori comici più popolari in Italia. L'intento
di Arbore e Frassica era chiaramente satirico nei confronti di un certo tipo di
televisione ma anche verso il costume sociale degli anni 70 e 80 in Italia. La
particolarità di queste due trasmissioni è che non avevano un copione fisso, ma
era l’improvvisazione a farla da padrone.<br /> In “Quelli della notte” si creavano dei
dibattiti che fossero il più sconclusionati possibile, al punto che questi
venivano interrotti dalle continue risate dei conduttori e degli ospiti in
studio i quali non riuscivano a reggere il clima di ilarità portato agli
estremi. <br />Sulla scia del successo incredibile di Quelli della Notte tra il
1987 ed il 1988 andò in onda <b>Indietro Tutta</b>, sempre con il cast della
precedente trasmissione di culto. La differenza principale tra le due
trasmissioni è che mentre in Quelli della Notte si prendeva di mira il
costume sociale tipico dell’Italia degni anni 70 e 80, in Indietro Tutta la
satira era rivolta al sistema della televisione commerciale fatto di sponsor,
ragazze fast food, quiz e programmi sconclusionati che nel clima surreale di ilarità ed
improvvisazione tipico della coppia Arbore – Frassica ebbe un clamoroso
successo.<span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></span><p></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span><span style="color: #e69138;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large;">6. Mixer di Giovanni Minoli</span></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjiuxKUpn_N1FQvVKiO3Tri0t-ZAZIvZAHC733VEvf4LmDZV8GKDYwkwiaAg6B2YlNscMsb9TGVv_MUvST28FvwIYigt93WocaxttxfphGurapXFb7MngSCJdBAZlL8nds9suuQubSfRsnUy3cYF0yzcMbMydqx2gPffQXCJ4bFhpb_NUxywpjThHqQ3Q=s1440" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="810" data-original-width="1440" height="203" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjiuxKUpn_N1FQvVKiO3Tri0t-ZAZIvZAHC733VEvf4LmDZV8GKDYwkwiaAg6B2YlNscMsb9TGVv_MUvST28FvwIYigt93WocaxttxfphGurapXFb7MngSCJdBAZlL8nds9suuQubSfRsnUy3cYF0yzcMbMydqx2gPffQXCJ4bFhpb_NUxywpjThHqQ3Q=w361-h203" width="361" /></span></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />Una delle trasmissioni giornalistiche più note degli anni 80 e 90 della
seconda rete Rai è <b>Mixer</b>. Storica trasmissione di approfondimento giornalistico
curata e condotta da Giovanni Minoli prevedeva appunto un mix di vari argomenti
di approfondimento giornalistico passando dai confronti, le inchieste arrivando
alle riflessioni sul cinema, lo spettacolo, la cultura e l'intrattenimento. La
trasmissione terminava con un faccia a faccia tra il conduttore Giovanni Minoli
con un personaggio molto discusso della politica, dello spettacolo, dello sport
e della cultura. Tra i giovani collaboratori di Giovanni Minoli spiccarono senz'altro dei giovani <b>Massimo Giletti</b> e <b>Milena Gabanelli</b>.<br /></span><p></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span><span style="color: #e69138;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large;">7. Le trasmissioni per ragazzi di Fabrizio Frizzi</span></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgE6eZHNoLvsy0T67Leb3li9a-SXjXJYUKijrk49c1zIMePuoa853drzwZ9lkxMV0CSLNP0PEcfyhccvmohy2zuzA19AP4mbUE6jFayYhwqtWYiibJzJFoIx2zgGa_Tx_j56NPHfstQLmLUov21P_5-yh9E09pziyI1RJJaMfldVlXpipLUAGcao8rRgw=s480" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="480" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgE6eZHNoLvsy0T67Leb3li9a-SXjXJYUKijrk49c1zIMePuoa853drzwZ9lkxMV0CSLNP0PEcfyhccvmohy2zuzA19AP4mbUE6jFayYhwqtWYiibJzJFoIx2zgGa_Tx_j56NPHfstQLmLUov21P_5-yh9E09pziyI1RJJaMfldVlXpipLUAGcao8rRgw=s320" width="320" /></span></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />Forse non tutti sanno che l'indimenticabile <b>Fabrizio Frizzi</b> segnò il suo
esordio televisivo nella tv pubblica proprio su Rai 2, conducendo
prevalentemente delle trasmissioni dedicate ai ragazzi. <b>Il barattolo</b>, <b>Tandem </b>e
<b>Pane e marmellata</b> erano dei contenitori di cartoni animati i quali erano
inframezzati da dibattiti, gag, e scenette impersonate anche dallo stesso
conduttore. Furono queste tre trasmissioni per ragazzi a lanciare la grande
carriera televisiva dell'indimenticato Fabrizio Frizzi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span><p></p>
<h2 style="text-align: left;"><span><span style="color: #e69138;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large;">8. L'Albero Azzurro</span></span></span></h2><h2><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></h2><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;">
</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhuHgbBZBRUsQvr_iY5Q2OAew4aC4re-WzVLk7aupiqAUIo1H175XOSRDO3Nl6uXaQB6Ta6cc8bNU1Gc3tDQvPLivW2MGYrLEuTJqAsZ7Rdnn3mqxnmREeEmsVkTnLO7SP7lbS7fPssb_lAy-PcG_poIGhXvL3_DDnIMpTN6OcU2_KP9lg6hTmrylrU0g=s300" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="168" data-original-width="300" height="203" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhuHgbBZBRUsQvr_iY5Q2OAew4aC4re-WzVLk7aupiqAUIo1H175XOSRDO3Nl6uXaQB6Ta6cc8bNU1Gc3tDQvPLivW2MGYrLEuTJqAsZ7Rdnn3mqxnmREeEmsVkTnLO7SP7lbS7fPssb_lAy-PcG_poIGhXvL3_DDnIMpTN6OcU2_KP9lg6hTmrylrU0g=w362-h203" width="362" /></span></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />Tutte le generazioni di bambini hanno avuto la loro trasmissione dell'infanzia.
Per chi è nato tra la fine degli anni 80 e l'inizio degli anni 90 <b>L'albero Azzurro</b> è stata sicuramente la trasmissione dell'infanzia
di riferimento per quella generazione.<br />
Presentandosi nel 1990 come esperimento televisivo in Italia su target
prescolare (dai 3 ai 6 anni), il programma si riallacciava, al filone
pedagogista delle produzioni Rai degli anni sessanta unito al lavoro di autori
sensibili alle problematiche di fruizione televisiva dei bambini e in collaborazione
con la Facoltà di Scienze dell'Educazione dell'Università di Bologna. <br />
L'idea della trasmissione era semplice quanto geniale: puntata per puntata
viene esplorato, un tema relativo all'incontro dei bambini col mondo che li
circonda (gli elementi naturali, il tempo, gli agenti atmosferici, l'ambiente
domestico, le stagioni, i suoni, il cibo, i sapori, i vestiti, gli animali, i
colori, le forme geometriche, i sentimenti umani, le arti ecc), il tutto
attraverso la visione di <b>Dodò </b>un volatile parlante (con degli atteggiamenti bambineschi) residente all'interno di un grande albero
azzurro, che nella sua scoperta del mondo
viene aiutato dai suoi amici umani. </span><p></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span><span style="color: #e69138;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large;">9. Freccero, Luttazzi, e Santoro</span></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjw6197MB8s7AYPd9h5xymzWNpCMhRs8Y6ybjdVk-nt1oZ4-ec68EMSilS63b0MW4VVrqoCBzJ-agWr-V-807WnktRRxMfjTVfHJfy9Z7WjkaISFbhxr1vyIqDx2xq_Uzd7MvTgtJO6WPtOdPnbqvj9WDlkCzaCWLTHO3rfqc_To9KJxNvjw8QJw1fzhA=s300" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="168" data-original-width="300" height="167" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjw6197MB8s7AYPd9h5xymzWNpCMhRs8Y6ybjdVk-nt1oZ4-ec68EMSilS63b0MW4VVrqoCBzJ-agWr-V-807WnktRRxMfjTVfHJfy9Z7WjkaISFbhxr1vyIqDx2xq_Uzd7MvTgtJO6WPtOdPnbqvj9WDlkCzaCWLTHO3rfqc_To9KJxNvjw8QJw1fzhA=w298-h167" width="298" /></span></a></div><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;">La migliore Rai 2 si è avuta tra la fine degli anni 90 ed il 2002 con la
direzione di <b>Carlo Freccero</b>. Definire Freccero un appassionato di televisione
sarebbe riduttivo. Io lo definirei ossessionato dalla televisione. È uno di
quei pochi funzionari televisivi che conoscono realmente la materia e sanno dove mettere
mano. Durante la sua direzione di Rai2 lanciò le carriere di Simona Ventura,
Mario Giordano, Sabina Guzzanti e realizzò i grandi appuntamenti giornalistici
di <b>Michele Santoro</b> “Sciuscià” ed “Il raggio verde”.<br />
La Rai 2 di Carlo Freccero era imperniata sulla <b>satira</b>. Sabina e Corrado
Guzzanti, Serena Dandini erano di casa. Ma fu
<b>Daniele Luttazzi</b> a fare più scalpore. L’autore satirico reduce dal successo in
Mediaset con Barracuda e Mai Dire Gol, approdò in Rai con l’idea di proporre <b>Satyricon
</b>un late show di seconda serata con gli argomenti tipici dell’autore satirico:
politica, religione, sesso e morte.</span><p></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgrmrRxfl7HO6KpQGxDCAM3etQvj1FgPwe9eGcRQC_ZM1MiZof-CxrKnO2NKRk89st6quZ0d2k4dIyEn40eNTL5lJdQRw93pu4sLdBkts-5O1NIk9SrmPCBEDJeEuASp9JhoehCJ2Wmdod3NTLPq1qrSQXyqrL8A1o3QrJoyMwYq1DljBad2s3Tuqk1lg=s375" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="281" data-original-width="375" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgrmrRxfl7HO6KpQGxDCAM3etQvj1FgPwe9eGcRQC_ZM1MiZof-CxrKnO2NKRk89st6quZ0d2k4dIyEn40eNTL5lJdQRw93pu4sLdBkts-5O1NIk9SrmPCBEDJeEuASp9JhoehCJ2Wmdod3NTLPq1qrSQXyqrL8A1o3QrJoyMwYq1DljBad2s3Tuqk1lg=s320" width="320" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La contestatissima ospitata a Marco Travaglio<br /></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />
La trasmissione fin dalle prime puntate suscitò scalpore, polemiche,
interrogazioni parlamentari e sospensioni, ma fu con la famosa intervista ad un
allora giovanissimo Marco Travaglio (che in promozione del suo libro “L’odore
dei soldi” dove andava ad indagare sulle fortune finanziarie di Silvio
Berlusconi) che oltre agli ascolti si sollevarono una marea di polemiche
politiche da parte della destra e della sinistra le quali accusarono la Rai di
manipolare l’informazione.<br />
La Rai 2 di Freccero era sgradita sia alla sinistra ma soprattutto alla destra
che nel 2001 aveva vinto le elezioni politiche. Facendo seguito al famoso
<b>editto bulgaro</b> berlusconiano del 2002 Freccero, Santoro e Luttazzi (i tre
moschettieri che avevano portato in alto il nome di Rai2) rimasero disoccupati.
La satira fu abolita dalla Rai e la seconda rete tornò ad essere “normalizzata”.
Michele Santoro ritornò in Rai nel 2006 con “Annozero” che segnò importanti
risultati d’ascolto. Freccero tornò alla direzione di Raidue per un solo anno
nel 2019 mentre Daniele Luttazzi non riuscì a tornare più in Rai.<br /></span><p></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span><span style="color: #e69138;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large;">10. Il regno di Simona Ventura (Quelli che, Isola dei Famosi, X Factor)</span></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgax0XQjwjyPEf3V0EnlAaWeDEDHK9AFkcUn9494TEUooPENnwlQmSYezwV9R1-a2_w_WhSbovaO2a3AOFa-HmrSUAZ2W6LdliyQ006IIb1sJqUdo8zvLY6-R-uCcyqXGcFkeJkTwhSXW6bsJDKuacAKM06NTkIGfUgf3pB4o-pGCT_2uZ940FAIEtS_g=s425" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="344" data-original-width="425" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgax0XQjwjyPEf3V0EnlAaWeDEDHK9AFkcUn9494TEUooPENnwlQmSYezwV9R1-a2_w_WhSbovaO2a3AOFa-HmrSUAZ2W6LdliyQ006IIb1sJqUdo8zvLY6-R-uCcyqXGcFkeJkTwhSXW6bsJDKuacAKM06NTkIGfUgf3pB4o-pGCT_2uZ940FAIEtS_g=s320" width="320" /></span></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />Se Luttazzi e Santoro hanno regalato a Rai 2 i più grandi successi in
termini di satira ed informazione, la regina dell'intrattenimento di Rai 2 nei
primi anni 2000 è stata sicuramente <b>Simona Ventura</b>. Alla ex iena portata in Rai
da Carlo Freccero venne immediatamente affidata la guida di <b>Quelli che il
Calcio </b>(lasciato da Fabio Fazio l'anno precedente). Fu durante la sua
conduzione che Quelli che il calcio<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ebbe
quell'impronta di intrattenimento legata al calcio che ha costituito la base
del successo domenicale di Rai 2. Il successo della trasmissione fu talmente enorme tanto da regalare alla Ventura la conduzione del Festival di Sanremo del 2004.<br /></span><p></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjiLH5AT9ZDinehKsoYEWzne0CugwHyBqLPc7-qhvKXZfuDGExwRVIQFleweC6gXmr7qMucawF-ieDYskWFYjR4PHdlFCOHA3aALup8vlKb7td3osipLBUCAkxz_IhG3rZlvLIQnxxkLzDtjwESLDss0hea05OPYDDAS5oFP-sbsEobVWaGNX6-yqiq-w=s400" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="280" data-original-width="400" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjiLH5AT9ZDinehKsoYEWzne0CugwHyBqLPc7-qhvKXZfuDGExwRVIQFleweC6gXmr7qMucawF-ieDYskWFYjR4PHdlFCOHA3aALup8vlKb7td3osipLBUCAkxz_IhG3rZlvLIQnxxkLzDtjwESLDss0hea05OPYDDAS5oFP-sbsEobVWaGNX6-yqiq-w=s320" width="320" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;">La prima storica giuria di X Factor<br /></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"><br />
Con le successive direzioni di rete, la Ventura divenne una delle conduttrici
più famose della Rai. La definitiva consacrazione avvenne con la conduzione
dell'ormai storico reality show <b>L'isola dei Famosi</b> e
successivamente come giurata del talent show <b>X Factor</b>. Queste
trasmissioni regalarono i più grandi risultati di ascolto a Rai 2 con punte
di ascolto che superavano il 30% di share.</span><br /></span><p></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large;">11. Top of the pops e le trasmissioni musicali</span></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEif5ZZlhWD2b2HPkMgIudgNS4uWnObYm0MODmrDhWBdNTsG8hwHdkD_BysgHsAsaoiGdhI0KvSVzaPUy504LmbbNF6ozrjdEV0xoFE8jBPxxhDvLR8c-JKXHBm639VgcV8byPu0F9ao3tj0RYfGYYwQlWzeSx8Otew4h0Y3lAHYvfAWKXWI8ttFCc5rDg=s1200" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEif5ZZlhWD2b2HPkMgIudgNS4uWnObYm0MODmrDhWBdNTsG8hwHdkD_BysgHsAsaoiGdhI0KvSVzaPUy504LmbbNF6ozrjdEV0xoFE8jBPxxhDvLR8c-JKXHBm639VgcV8byPu0F9ao3tj0RYfGYYwQlWzeSx8Otew4h0Y3lAHYvfAWKXWI8ttFCc5rDg=s320" width="320" /></span></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />La trasmissione musicale della Rai per antonomasia è stata Discoring. Tuttavia
la Rai decise di chiudere lo storico contenitore musciale di successo sul
finire degli anni 80, lasciando alla concorrente Fininvest l'assoluto monopolio
nei programmi musicali.<br />
Una piccola rivoluzione avvenne negli anni 90 quando Rai 2 riusci ad accapparrasi
dalla BBC i diritti di trasmissione di <b>Top of The
Pops</b>. Il programma era una semplice classifica settimanale dei brani più trasmessi dalle
radio e dei disci più venduti. La particolarità della trasmissione è<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che utilizzando una scaletta rigida ed uno
studio con una scenografia molto simile a quella delle varie versioni
internazionali, era possibile avere nella stessa trasmissione artisti italiani
ed internazionali, evitando le difficoltà logistiche. <br />
Nel 2003 in seguito al passaggio di Top of The Pops su Italia 1, in Rai si
decise di continuare con il filone dei programmi musicale proponendo
inizialmente <b>CD Live</b> ed infine <b>Scalo 76</b> (che nelle ultime edizioni divenne
un'estensione di X Factor in onda sulla stessa rete). <br />
Nel 2010 lo storico Top of The Pops dopo un periodo di pausa ritornò su Rai 2, tuttavia, accanto a dei risultati d'ascolto insoddisfacenti e al fatto che la versione
inglese dello show era stata chiusa nel 2006, sommata alla stessa volontà da
parte della BBC di non concedere più l'utilizzo del format, dopo solo due
edizioni, nel 2011 la Rai decise per la cancellazione dello show musicale del
sabato pomeriggio.</span><p></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span><span style="color: #e69138;"><span lang="it" style="font-family: arial; font-size: x-large;">12. I Fatti vostri</span></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi2tajW4-OXs6Il8lpsaZVPY73bUaiPyrwZ1jbtyaJ0vPDeNbSewKtEviR1YbokYtgnGaEsio_y4kpXjwbtZW--R2vwWuolf3M30K7DJmmAOaP4PMRF5hZkyvDMLhluvy8yaIjt3wNLDbhfuwp6AoymNFVo53VHhK2xprmI1eEoMT13apY0mJM_iLtyXQ=s260" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="181" data-original-width="260" height="181" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi2tajW4-OXs6Il8lpsaZVPY73bUaiPyrwZ1jbtyaJ0vPDeNbSewKtEviR1YbokYtgnGaEsio_y4kpXjwbtZW--R2vwWuolf3M30K7DJmmAOaP4PMRF5hZkyvDMLhluvy8yaIjt3wNLDbhfuwp6AoymNFVo53VHhK2xprmI1eEoMT13apY0mJM_iLtyXQ" width="260" /></span></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />È incredibile che in una rete con un
target giovanile la trasmissione più iconica e longeva sia un programma
destinato ad un pubblico di over 60.<b> I fatti vostri </b>è un format ideato da Michele
Guardì che viene trasmesso dal 1990. È un contenitore
quotidiano mattutino ambientato in una tipica piazza italiana immaginaria,
chiamata "Piazza Italia", dove si svolgono interviste a personaggi
famosi e a persone comuni con storie di vita particolari, inframezzate da
giochi telefonici a quiz e intermezzi musicali dal vivo, consigli culinari e di
cura per la casa e varie rubriche di servizio rivolte ad un pubblico over 60.
Molti grandi conduttori sono transitati per Piazza Italia, basti citare
<b>Giancarlo Magalli</b>, <b>Alberto Castagna</b>, <b>Massimo Giletti</b>, <b>Gigi Sabani</b> e
l'indimenticabile <b>Fabrizio Frizzi</b>. Ancora oggi dopo 30 anni di messa in onda,
lo storico programma di Michele Guardì non mostra segni di ruggine e si attesta
su una buona media di ascolto. </span><p></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span><span style="font-family: arial; font-size: x-large;">13. I telefilm di Rai 2</span></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;">La serialità sulla seconda rete Rai è
stata importante fin dagli anni 80. Molti telefilm di culto sono stati
trasmessi dalla seconda rete della Rai. Vari generi di serialità televisiva
sono stati trasmessi su questa rete: dal poliziottesco al medical drama
passando per la sitcom. <b>L’ispettore Derrick</b>, <b>NCIS</b>, <b>Streghe</b>, <b>E.R</b>., <b>Lost</b>, <b>The
good doctor</b>, <b>Due uomini e mezzo</b>, <b>Friends </b>sono solo alcune tra le più note serie TV trasmesse da
Rai 2 le quali che hanno avuto<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>degli
ottimi risultati d’ascolto a cavallo tra gli anni 80 e gli anni 2000.<br />Persino la celebre soap opera <b>Beautiful </b>sul finire degli anni 80 fu trasmessa da Rai 2, prima di approdare su Canale 5.<br /></span></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span><span style="color: #e69138;"><span style="font-family: arial; font-size: x-large;">14. Il ritorno dell'Eurovision Song
Contest</span></span></span></h2>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEioWwOPByty2atxIKdHXIDwKSTA9JaGL1YhDE0RuMidvqS5VXiZ8Tj1jneoTr76E2DTCNO0YjxVwZvTU63x3fsa1N9X3Ee4S4mAMkuhW5x2Jk2vAQugHwqkeqTJbfj2k1Z78r9VzHK07Viyijk_HRMdBx24Xyf6yYrUIfhwxo_MHJwpl_YsvvEuwKjyOg=s400" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="400" height="284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEioWwOPByty2atxIKdHXIDwKSTA9JaGL1YhDE0RuMidvqS5VXiZ8Tj1jneoTr76E2DTCNO0YjxVwZvTU63x3fsa1N9X3Ee4S4mAMkuhW5x2Jk2vAQugHwqkeqTJbfj2k1Z78r9VzHK07Viyijk_HRMdBx24Xyf6yYrUIfhwxo_MHJwpl_YsvvEuwKjyOg=w379-h284" width="379" /></span></a></div><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"></p><p></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;">Oggi festeggiamo la vittoria dei Maneskin
agli <b>Eurovision Song Contest</b> ma il ritorno dell'Italia alla partecipazione della storica manifestazione fu un percorso molto travagliato. La Rai dopo
l'edizione del 1997 decise di non prendere più parte alla gara. Non fu mai data una spiegazione ufficiale in merito al disimpegno dell'azienda
nei confronti dell'ESC. Molti artisti sostennero che un'eventuale vittoria
della Rai avrebbe comportato l'organizzazione dell'edizione successiva con
costi che sarebbero stati proibitivi e senza un effettivo ritorno economico. <br />
Verso la fine del primo decennio degli anni 2000 ci furono i primi segnali per
un eventuale ritorno dell'Italia all'Eurovision Song Contest e di ciò va dato
il merito a due persone: <b>Raffaella Carrà</b> (la quale sollecitò a più riprese la Rai per un ritorno dell'Italia alla manifestazione) e <b>Massimo Liofredi
</b>(che in quanto direttore di Rai 2 promosse il ritorno dell'Italia agli
Eurovision Song Contest). <br />
L'edizione del 2011 segnò il ritorno dell'Italia all'ESC. Conduttrice e
commetatrice di quella serata trasmessa su Rai 2 fu <b>Raffaella Carrà</b> (colei che
più di altri si era spesa per il ritorno dell'Italia a quello che un tempo era
noto come il festival europeo della canzone). Rappresentante dell'Italia fu
Raphael Gualazzi che con la sua <i>Madness of love</i> ci regalò un ottimo secondo posto.<br />
Se oggi l'Eurovision Song Contest festeggiamo il trionfo dei Maneskin e
l'edizione dell'ESC del 2022 a Torino, bisogna dare atto a chi dieci anni prima
promosse il ritorno dell'Italia alla partecipazione di questo evento, questo
nonostante la riluttanza di molti dirigenti Rai e la freddezza delle case
discografiche.</span></p>
<h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span><span style="font-family: arial; font-size: x-large;">15. Pechino Express ed Il collegio</span></span></span></h2>
<p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span style="font-family: arial; font-size: x-large; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg1WFwtf_P_dsOArhWqyKhqqXbkLAb2dZ7Pm-QmsIwywV_fk9-DCnoiPSC5nXGvaE9Cs03S_jMK-aK3MGQpeCU1Gih0mf3WQX9IgfEm37N6OQ020H_9BsM0gvuZ-OXLQH-eD68ODT4t_HAISRuWfeGtXxlYklmMR3duLILtE0Q0lI-sT0DJgSi6Xyn6AQ=s1200" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="1200" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg1WFwtf_P_dsOArhWqyKhqqXbkLAb2dZ7Pm-QmsIwywV_fk9-DCnoiPSC5nXGvaE9Cs03S_jMK-aK3MGQpeCU1Gih0mf3WQX9IgfEm37N6OQ020H_9BsM0gvuZ-OXLQH-eD68ODT4t_HAISRuWfeGtXxlYklmMR3duLILtE0Q0lI-sT0DJgSi6Xyn6AQ=s320" width="320" /></span></a></div><span style="font-family: arial; font-size: medium;"><br />Sono due le trasmissioni che hanno
avvicinato il pubblico dei millennial e della generazione Z alla rete cadetta
della Rai: stiamo parlando di <b>Pechino Express</b> ed <b>Il Collegio</b>. Queste
trasmissioni ormai diventate dei veri e propri cult hanno ottenuto e ottengo
ancora oggi dei risultati di ascolto molto soddisfacenti e hanno avuto il
merito di riavvicinare il pubblico under 35 alla televisione generalista.
Questi due programmi pur essendo totalmente diversi hanno in comune il fatto
che sono scollegati alla logica dello studio televisivo, del conduttore
cerimoniere e dei super ospiti. Grazie ad un racconto graffiante ed un
montaggio superlativo si riesce ad avvicinare un pubblico sempre più
trasversale e non affezionato alla televisione generalista. La speranza è che si continui con la linea della sperimentazione evitando di logorare dei programmi che sono entrati di diritto tra i cult televisivi.</span><p></p><h2 class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="color: #e69138;"><span><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: x-large;">Cosa è oggi Rai 2</span><br /></span></span></span></h2><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;">La critica che oggi viene maggiormente rivolta a Rai 2 (e che condivido in toto) è che è una rete ne carne ne pesce. Nelle intenzioni viene descritta come un'emittente dal target giovanile 15-40 anni, ma nei fatti (esclusi i pochi sporadici tentativi in prima serata) si rivolge ad un pubblico di over 50. Purtroppo anche Rai 2 così come Italia 1 sono le reti che negli ultimi dieci anni hanno subito la maggior perdita di ascolti. Questo fenomeno non è solo derivante solo da una scarsità di idee autoriali e di programmi, ma è da ricercarsi al fatto che queste due reti, avendo goduto negli anni 80, 90 e 2000 dei successi dalla serialità televisiva, dagli anime e dalle serie animate, con l'avvento di YouTube e delle piattaforme in streaming questa tipologia di prodotti nella televisione lineare non da più gli ascolti di una volta.<br />La scarsità di risorse finanziarie è stato un problema per Rai 2. Se le produzioni di Rai 1 sono finanziate essenzialmente dalla pubblicità e quelle di Rai 3 essenzialmente dal canone tv, per Rai 2 fin dagli esordi sono sempre rimaste le briciole. Questo non ha mai impedito alla rete cadetta Rai di poter sperimentare dei successi: pensiamo al Rischiatutto, Portobello, X Factor, Il collegio ecc.</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;">Ritengo che siano tre le problematiche legate a Rai 2.</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"><b>La commistione giovane-vecchio</b>: se decidi puntare ad un target giovane non puoi destinare una buona parte del tuo esiguo budget in trasmissione seguita essenzialmente dagli over 60. I Fatti vostri è un'ottima trasmissione. Freccero sostenne che è una trasmissione (sia per tipologia, costi e ascolti) adatta a Rai 1. Nessuno lo ascoltò. Ma nella sostanza Freccero aveva ragione in quanto Rai 2 destina una buona fetta di budget in una trasmissione del mattino a discapito delle altre fasce orarie.<br /></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"><b>La mancanza di trasmissioni dedicate all'infanzia e ai ragazzi</b>: le grandi assenti dalla televisione generalista sono le trasmissioni dedicate all'infanzia e ai ragazzi. Non si può avere la pretesa di fare una televisione a target giovanile ed escludere totalmente il pubblico tra i 3 e i 15 anni. Questa è una pecca condivisibile con Italia 1. Entrambe le reti negli anni 2000 rinunciarono inspiegabilmente ai loro spazi dedicati all'infanzia lasciando terreno fertile alla crescita incontrollata delle reti tematiche dedicate le quale oggi soffrono la crisi di ascolti. La grave carenza di spazi per l'infanzia hanno segnato la crisi sia di Rai 2 che di Italia 1.<br /></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"><b>L'informazione</b>: Il TG2 è il più "sfigato" tra i telegiornali italiani. Da sempre soggetto (così come tutti i telegiornali della Rai) a controllo politico, a pranzo si scontra contro la corazzata del TG5 e i numerosi telegiornali locali seguitissimi, mentre la sera si scontra con le produzioni dell'access prime time (Soliti ignoti, Striscia la notizia ecc). Le numerose rubrichette corollarie al telegiornale non aggiungono niente che può essere trasmesso da una rete all news. </span></p><p class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-autospace: none;"><span style="font-family: arial; font-size: medium; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;">Quale può essere la soluzione? Qualcuno ipotizza una chiusura della rete, altri una demolizione e una rifondazione; tantissimi altri pensano ad una "privatizzazione" o un appalto ad una società esterna. <br />La verità è che una demolizione e ricostruzione della seconda rete Rai (così come una sua vendita od un suo appalto ad una società esterna) non è ipotizzabile se prima non si passa per una seria riforma della Rai che la sleghi dal controllo della politica, che riduca il numero delle reti, che faccia ordine nella giungla dell'informazione e che riequilibri i budget tra le reti. Solo dopo questa riforma si può pensare di ridefinire l'identità della Rai e delle sue diramazioni. </span><span lang="it" style="mso-ansi-language: #0010; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"></span></p>
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