Anche questo Festival di Sanremo è passato con i suoi vincitori, i suoi vinti la sua coda di polemiche e le recriminazioni di vario titolo.
Il sentore comune di buona parte della stampa e degli addetti ai lavori è che sia stato un festival flop a causa del calo degli ascolti e di alcune scelte artistiche discutibili. Ma è davvero così?
Dai numeri non si scappa
La media degli ascolti di questa edizione è di 8.481.000 (share 45,40%) a fronte dei 9.856.000 (55,27%) della scorsa edizione. Il calo è stato di oltre il 10% di share. Numeri certo altissimi ma anche in netto calo rispetto agli anni precedenti (considerando che con il coprifuoco alle ore 22.00 la platea televisiva di quest’anno poteva essere potenzialmente molto più ampia).
Il calo degli ascolti non viene mai solo ma ci sono delle scelte sbagliate fatte sin dall’inizio che potevano essere evitate e molti errori che potevano essere corretti in corsa che invece non sono stati evitati. E non è a causa dell’assenza del pubblico in sala che applaude a comando. Qui di seguito spiegherò cosa in questo Festival non è andato e cosa poteva essere gestito meglio.
Le polemiche pre-festival
La mancanza di un pubblico che applaude, che ride o contesta a comando non si è sentita nei teleschermi.
Al contrario, questa poteva essere l’occasione per stravolgere la scenografia del teatro e sperimentare un approccio differente nelle scene e nella regia. Invece ci si è affidati all’ennesima scenografia fotocopia di Castelli (con aggiunta della figlia) mostrando in continuazione le sedie vuote.
Il cast
Bisogna capire che il pubblico di Rai 1 è un pubblico “nazional popolare”. Non voglio dire che è un pubblico di vecchi ma è
risaputo che l’età media del telespettatore di Raiuno è di oltre i 45 anni di
età. Buona parte dei cantanti presenti in gara erano dei perfetti sconosciuti non
solo ai cinquantenni ma anche ai trentenni (in quanto rappresentanti di nicchie
e sottonicchie (molto conosciute dalla generazione Z).
Sia chiaro che l’artista di nicchia (o la quota indie, rap, talent, social ecc) nei vari
festival c’è sempre stata e in molti casi si è rivelata la carta vincente di
quelle edizioni (penso ai vari Achille Lauro e Lo Stato Sociale, nei festival di
Baglioniana memoria). Se 3 o 4 outsider
sono i benvenuti e possono dare quella marcia in più al Festival è chiaro che al
decimo cantante semi sconosciuto al pubblico mainstrem la gente cambi
canale. Ed è quello che è successo. I telespettatori giovani sono cresciuti
mentre gli spettatori oltre i 40 anni sono calati. Ed il risultato al netto di
tutto non può dirsi positivo.
Gli ospiti
Non ho mai capito il perché delle ospitate a Sanremo. Che
aggiungono al racconto? Se la presenza di un’artista internazionale che di rado
concede interviste o ospitate è auspicabile mi chiedo con quale faccia si può promuovere al
rango di super ospite Achille Lauro? La sua moda dei travestimenti è nota. Se
lo scorso anno è stata una bella novità quest’anno è stato solo un terribile
deja-vu. Ma poi era necessaria la presenza tutte le sere?
Scelte autoriali
Stesso discorso fatto per Achille Lauro vale anche per la coppia Amadeus – Fiorello. Hanno ripetuto lo stesso copione dello scorso anno.
Sono dell’opinione che la conduzione del Festival di Sanremo
debba cambiare ogni anno o se rimane la stessa deve avere netti elementi di
discontinuità rispetto all’anno precedente.
Fabio Fazio e Luciana Littizzetto fecero lo stesso errore nell’edizione del
2014 e furono pesantemente puniti dall’auditel. Carlo Conti che lo ha condotto
per tre anni consecutivi ha confezionato tre festival completamente diversi con
un ascolto crescente.
Anche la quantità (troppi) e la qualità dei monologhi
presentati è stata decisamente imbarazzante. Perché ogni anno il palco del
festival deve essere utilizzato per i soliti polpettoni femministi/umanitari/di
sinistra?
Bombardamento pubblicitario
Agli investitori sono state fatte delle promesse di ascolti
molto elevate che (numeri alla mano) non sono state garantite (Il Sole 24 Ore
parla di una compensazione con gli investitori con spot gratuiti nel corso
dell’anno). Tuttavia il bombardamento pubblicitario c’è stato ed è stato
elevato. Non è necessariamente un male! Ormai il Festival si organizza anche
per incassare soldi dalla pubblicità.
Assolutamente evitabile lo sbrodolamento del
conduttore/direttore artistico sul palco dell’Ariston nel ringraziare uno sponsor
che la fa da padrone sugli altri; non si capisce l’utilità dell’anteprima (il
famigerato “Primafestival”) organizzato a solo scopo e beneficio di un altro
sponsor.
E in ultima istanza non si capisce il perché la Rai abbia acconsentito
nelle sue reti una massiccia campagna mediatica da parte delle piattaforme di
streaming video (cioè la concorrenza). Come se su Repubblica apparissero
pubblicità del Corriere della Sera.
Durata delle serate
Rimandare di continuo l’inizio della prima serata sequestrando il telespettatore fino all’una di notte (per poi sventolare alla stampa share altissimi ma ascolti netti disastrosi) significa avere mancanza di rispetto nei confronti di quelle persone che guardano uno show e che il giorno dopo devono andare a lavorare/studiare o hanno altro da fare.
Concludendo... Flop o non flop?
Questo festival è stato contrassegnato da tante polemiche, tante defezioni e tanti divieti. È stato realizzato in un Paese molto arrabbiato che fa fatica ad uscire da una pandemia che ha causato fame, distruzione e morte. È stato un festival diverso da come Amadeus e Fiorello se l'aspettavano. Il responso auditel è sicuramente impietoso, anche se (stime di Rai Pubblicità a parte) a sentire le parole di Salini e Coletta, pare che in Rai fossero preparati ad un calo molto più marcato. Sarà giusto per le prossime edizioni paragonarle con il dato del 2020, in quanto questa è stata un'edizione assolutamente atipica che sicuramente ha un merito. Aver rimesso in moto una grossa parte dell'industria culturale italiana ferma da un anno.
Nessun commento:
Posta un commento