Gli squallidi criteri di assunzione della RAI


Lavorare in un’azienda televisiva e radiofonica era il mio sogno da bambino che ho conservato ancora oggi che sono un po’ più grandicello. Il mondo della televisione e della radiofonia mi ha sempre affascinato, non tanto per i tanti personaggi celebri che la frequentano ma per tutto quel mondo che si nasconde dietro un programma televisivo o radiofonico: il dietro le quinte. Di quel mondo ne ho sempre voluto fare già quando da ragazzino leggevo e studiavo le dinamiche che si celavano dietro le principali emittenti televisive italiane.

Negli anni ho provato in vari modi ad avvicinarmi a questo mondo. La scelta dell’Università e della tesi di laurea è stata dettata dalla voglia di lavorare in questo mondo. Negli anni ho mandato centinaia di curriculum alle televisioni e radio di tutta Italia (anche spendendo una discreta cifra tra raccomandate, francobolli e fax), pur sapendo che il periodo per i media italiani non è dei più floridi.

Da qualche periodo la  Rai (Radio Televisione Italiana) apre a delle selezioni per il reclutamento del personale: si cercano ciclicamente tecnici, addetti, autori ecc. Buono no?
Certo. È molto difficile entrare in Rai (è pur sempre la prima azienda culturale del Paese), però ci si può sempre provare e se non si riesce la prima volta si può provare la seguente con più motivazione.

Se non fosse che…

Da qualche anno la maggior parte delle selezioni che effettua la RAI (la prima azienda culturale del Paese) sono riservate solo alle persone al di sotto dei 30 anni. Il motivo è semplice: si applicano dei contratti di apprendistato riservati ai cittadini sotto i 30 anni i quali permettono all’azienda (per i primi 3 anni) degli sgravi fiscali.

E coloro i quali sono colpevoli di essere vecchi non hanno il diritto a provarci. Trovo tutto ciò ingiusto ed aberrante!

Se hai più di 29 anni non puoi partecipare alle selezioni della Rai
Se hai più di 29 anni non puoi partecipare alle selezioni
La Rai è un’azienda pubblica foraggiata da milioni di cittadini i quali sono obbligati a pagare un canone per il solo possesso dell’apparecchio televisivo con un prelievo forzoso dalla bolletta della luce. È un’azienda pubblica che dovrebbe garantire le stesse possibilità a tutti i cittadini italiani (maschi e femmine, giovani o meno giovani). Invece si applicano queste restrizioni in virtù di un risparmio irrisorio per un’azienda che ha un debito di diverse decine di milioni di euro. Si risparmierà qualche centinaio di euro all’anno ma si nega l’opportunità a migliaia di persone di ambire ad un posto di lavoro!

Così facendo si escludono dalle selezioni non solo cittadini i quali -in passato- quando rientravano nel range 18-29 anni non potevano provarci in quanto le pubbliche amministrazioni erano soggette al blocco delle assunzioni; ma si escludono un discreto numero di professionalità che si sono fatte le ossa nelle centinaia di televisioni e radio private disseminate nel paese e che ora sono colpevolmente vecchie!

Ma del resto la Rai è questa. Viene popolata da dirigenti piazzati dalla politica i quali vengono cambiati ciclicamente ad ogni cambio di governo. I vip e funzionari che la popolano vengono assunti, promossi, demansionati o licenziati in base al loro gradimento politico e la sua rilevanza nel Parlamento.
La dirigenza è totalmente incapace di ribellarsi al capetto di turno, a talpunto da farsi plagiare e prendere per il culo da un insulso rapper tatuato.
Gli ascolti negli ultimi 20 anni sono crollati e si è passati da prime serate da 7-8 milioni di telespettatori a serate da 2-3 milioni di ascolti quando va bene!

Nonostante la radio stia vivendo una seconda giovinezza in Rai è stata ridotta ad una mera espansione della televisione e i risultati d’ascolto parlano chiaro: Radio 1 Rai è solo la sesta stazione radio più ascoltata in Italia. La recente petizione di musicisti ed intellettuali rivolta alla dirigenza radiofonica della Rai nella quale si chiede di far ritornare gli auditorium radio di via Asiago alla loro antica funzione (ossia la radio) del resto è una chiara cartina di tornasole di ciò che sta avvenendo.

La Rai ha bisogno di una riforma che tenga lontana la politica ma ha bisogno di un ricambio professionale (non generazionale) che non può essere riservato ad una fascia ristretta di popolazione che ha la “fortuna” di avere l’età giusta al momento giusto. Le giuste professionalità vanno scelte con il criterio della competenza e della professionalità e non con il criterio anagrafico!

Che sto tipo di selezioni le faccia un’azienda privata è comprensibile ma che lo faccia un’azienda pubblica è inaccettabile!

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