Lo sponsor del Parmigiano Reggiano: felici di lavorare 365 giorni l'anno
Un gruppo di ragazzi va a far visita alla fabbrica dove si produce il famoso parmigiano. La guida (interpretata da Stefano Fresi) spiega che l'unico additivo che è presente nel loro formaggio è l'amore di un tale Renatino, il quale lavora in azienda da quando aveva 18 anni per 365 giorni l'anno. I ragazzi invece di chiedersi come faceva a lavorare senza mai staccare non fanno altro che complimentarsi e chiedere al povero Renatino se è felice della sua vita, il quale non può far altro che annuire.
Roba da far venire voglia di mandargli un curriculum!
Lo spot di Amazon. Grazie Amazon che mi permetti di ammazzarmi di lavoro per assistere mia sorella disabile
Sarò che tendo sempre a dubitare delle aziende che per promuovere la loro immagine istituzionale si affidano alle "testimonianze" dei loro dipendenti, ma la pubblicità del colosso dell'e-commerce Amazon è ancora più inquietante.
Viene presentato un tale Mohamed e la storia di sua sorella disabile. Egli si dice grato di poter lavorare per Amazon ed essere spremuto come un limone in modo da poter avere a fine mese qualche soldino per poter aiutare la sorella.
Chi ha creato la pubblicità voleva comunicare un'idea semplice: quella di un'azienda elemento di inclusione sociale (trattandosi nel caso in esame di un cittadino straniero) e soprattutto, grazie all’enorme favore che concede a Mohamed di lavorare, poniamo Amazon come pilastro nell’aiuto per le persone che hanno problemi di disabilità all’interno della famiglia. Tutto molto bello!
Peccato che conosciamo tutti le condizioni lavorative del gigante americano. Sono state documentate dalla stampa di tutto il mondo e l'azienda di Jeff Bezos è stata multata dai vari governi nazionali. Quindi questo spot da Mulino Bianco stride enormemente con la realtà dei fatti.
Il problema è dei pubblicitari incapaci
Sappiamo bene che nessun Renatino lavora 365 giorni dentro un caseificio (confidiamo che durante il terremoto in Emilia del 2012 stesse pensando alla sua famiglia e non ad occuparsi del suo amato parmigiano), eppure in un periodo dove le divisioni sociali si stanno ampliando, dove la domanda di lavoro, di diritti e tutele è maggiore, comunicare che in azienda vi sono persone (non macchine) che lavorano per 365 giorni l'anno è un bell'autogol istituzionale, così come lo è promuovere un azienda nota per il suo sfruttamento nei confronti dei lavoratori, comunicare l'idea di un azienda "felice" che permette alla plebe il privilegio di lavorare.
Ma perché nel 2021 si producono ancora questi sponsor da autogol istituzionale?
Dietro una pubblicità non c'è mai un'azienda (la quale si limita a commissionare il lavoro), ma un azienda di comunicazione e pubblicità che al suo interno dovrebbe avere sia degli specialisti in marketing che degli specialisti della comunicazione.
Qui abbiamo un corto circuito. Molti specialisti delle risorse umane sono convinti che comunicazione sia uguale a marketing. Niente di più sbagliato in quanto comunicatori ed esperti di marketing sono due professionalità che lavorano in sinergia ma sono completamente opposte.
Invece in molte aziende di comunicazione e pubblicità spesso e volentieri ci si affida ai soli specialisti in marketing (dando per scontato che abbiano per scontato le competenze in campo comunicativo), lasciando a casa gli esperti in comunicazione.
Gli esperti in marketing saranno bravissimi a fare le analisi di mercato ed intuire gli andamenti del mercato, ma quando vengono messi sul lato pratico e comunicare all'utente l'idea di promozione istituzionale si pestano delle grosse merde! E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Del resto voi vi fareste curare una gamba rotta da un cardiologo?
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