Ecatombe del digitale

Il refraiming del digitale terrestre attualmente in corso in Sardegna (la procedura di liberazione di parte di parte dello spettro di frequenze fino ad ad oggi utilizzate dalla televisione e che dal 2023 saranno destinate alla telefonia mobile 5G) ha mostrato per l’ennesima volta tutte le falle del sistema del digitale terrestre: una tecnologia ormai ventennale ma nata vecchia, con grossi limiti tecnologici al quale il progredire della tecnologia sta rendendo evidenti tutti i suoi limiti.
Nell’attuale procedure di refraiming si è deciso in attesa del definitivo passaggio al digitale terrestre di seconda generazione (che forse avverrà nel 2023) di accentrare le varie emittenti sorte negli anni in meno frequenze. 
Così come è stato nel primo switch off del 2008 la Sardegna sta facendo da apripista  e tutto ciò sta causando molti problemi. 
La prima notizia è la riduzione delle emittenti locali (già esigue). Ne ho già parlato in passato: la situazione mediale in Sardegna non è delle migliori. Le emittenti regionali e locali erano poche e in alcuni casi malgestite. 
Con la riorganizzazione delle frequenze, alle emittenti regionali è stata destinata una sola frequenza a livello regionale di proprietà di un ente terzo che fa capo al gruppo Mediaset (Elettronica Industriale). La piccola emittente cittadina che vuol continuare a trasmettere su digitale terrestre, deve essere disposta a pagare una quota d'affitto al proprietario della nuova frequenza regionale (si parla di una cifra di 80 mila euro annui). Molte piccole realtà televisive non riescono a far fronte a un tale investimento, infatti nel giro di un mese ben cinque emittenti locali hanno deciso di chiudere in battenti e continuare l'attività sul web (Super Tv Oristano, Olbia Tv, Canale 12 Sassari, Telegi Sassari e Telemaristella Carloforte).
Oltre il danno la beffa, il Ministero dello Sviluppo Economico ha deciso di riassegnare le numerazioni di tutte le emittenti locali operanti. Alcune di queste, viste privarsi della loro storica numerazione (questo è il caso di Canale 12 Sassari) hanno deciso di chiudere la loro attività sul digitale terrestre. 
La cosa assurda della nuova numerazione destinata alla televisioni regionali della Sardegna è che le principali posizioni (10, 11, 12) sono state assegnate a tre emittenti di proprietà dello stesso editore, mentre altre tre numerazioni (16, 17, 18) sono state assegnate a delle emittenti non sarde la cui programmazione è formata quasi esclusivamente da televendite e chiromanti.


Il Digitale Terrestre è una tecnologia vecchia

Il problema è che la tecnologia del Digitale Terrestre è una tecnologia nata vecchia, che in 20 anni di storia non è riuscita a risolvere i problemi di segnale che la televisione si porta dietro fin dai tempi dell’analogico. La televisione terrestre si sposa bene con le emittenti strettamente locali con un bacino di utenza ridotto, ma applicato su scala nazionale mostra dei limiti che negli anni non sono stati risolti ma addirittura amplificati.
Una soluzione che si poteva applicare negli anni 2000 poteva essere l’impiego massiccio della tecnologia satellitare (L'unica tecnologia davvero all'avanguardia nel raggiungere tutto il territorio italiano). Prevedendo un piano di incentivi per l’adeguamento degli impianti di antenna alla tecnologia satellitare si sarebbero evitati i numerosi problemi di segnale che da anni attanagliano gli utenti televisivi. 
I cosiddetti switch off sarebbero stati meno frequenti e soprattutto si poteva lasciare la sola televisione terrestre ad appannaggio delle televisioni regionali e locali le quali (già dai primi anni 2000) potevano evitare un notevole esborso di denaro per l’adeguamento dei macchinari alla tecnologia digitale e continuare la loro attività (molte volte di vero servizio pubblico) in analogico (così come ancora oggi fa la radio in modulazione di frequenza). Ma quello è un treno che abbiamo perso anni fa.
L'auspicio è quello di conoscere una nuova era delle televisioni locali (magari quando le tecnologie in fibra ottica e le smart tv saranno maggiormente presenti nelle nostre case.

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