L'overdose di concerti dal vivo

Se c'è una cosa di cui non ho sentito la mancanza durante i due anni di pandemia e lockdown annessi sono i concerti dal vivo (che siano nelle piazze, nelle arene, negli stadi o nelle spiagge).

Nella mia vita ho assistito a diversi concerti di artisti più o meno noti in campo nazionale ed internazionale. Per assistere ad alcuni di questi ho anche pagato un biglietto. In tutti questi spettacoli non mi sono mai divertito (eppure in molti casi si trattava di artisti che ho apprezzato e che continuo ad apprezzare). Sarà per l'attesa snervante? Sarà per le politiche di prezzo? Sarà per la pessima qualità audio? Sarà per il fatto che questi posti diventino dei carnai? Ah saperlo!

Sopratutto in questa estate la forma del concerto dal vivo è dilagata a tal punto di essere sfuggita di mano a molte amministrazioni comunali le quali sono convinte che questo sia l'unico modo per attrarre gente e far conoscere la propria città. 
In Sardegna, passata la moda delle sagre (di cui si potrebbe parlarne in separata sede), in qualsiasi località più o meno nota stanno spuntando concertoni e festival a pagamento con i cantanti noti provenienti dalla penisola. Non stiamo parlando di star internazionali ma per la maggiore di artisti provenienti da qualche talent show oppure i quali non hanno nemmeno un grandissimo repertorio.

Molto spesso questi concerti o festival non sono per tutti, ma si accede dietro il pagamento di un biglietto molto salato. Per accaparrarsi i posti migliori bisogna presentarsi ore prima, sotto il sole cocente. Per non meglio precisate ragioni di sicurezza non è consentito portare qualcosa da bere all'interno dell'area (è consentita in alcuni casi solo una bottiglietta d'acqua da mezzo litro senza il tappo). Se qualcuno vuole rifocillarsi in qualche modo, deve usufruire dei chioschi presenti in zona, i quali (essendo gli unici abilitati a vendere alimenti e bevande all'interno di quell'area) possono applicare qualsiasi politica di prezzo (sicuramente non a vantaggio del cliente). E' capitato nelle scorse estati (ed anche in questa calda estate) che qualche spettatore si sentisse male ed avesse dei collassi a causa del divieto di introdurre cibo e bevande da fuori, costringendo gli stessi artisti ad interrompere le loro performance per soccorrere il/la malcapitato/a.

Ad Alghero, dopo alcuni anni che le passate amministrazioni comunali stavano pensando ad un diverso tipo di turismo basato sull'esperienza del territorio, sugli itinerari gastronomici, sulla bellezze naturalistiche ed architettoniche della città (strategia che stava dando i suoi frutti), dalla scorsa estate si è deciso di investire risorse pubbliche nei concerti privati. Sono stati spesi oltre un milione e mezzo di euro dalle casse pubbliche per riqualificare un vecchio anfiteatro dismesso all'estrema periferia della città, per ospitare dei concerti a cui per assistervi bisogna pagare un biglietto di ingresso che oscilla dai 30 ai 70 euro (in un periodo dove la gente fatica anche a trovare i soldi per mangiare in redazione ci chiediamo con quale coraggio spendere 70 euro per un cantante). 

Diverso discorso meritano i festival musicali sponsorizzati dalle radio (o da qualche brand) e ripresi dalle televisioni. Da qualche anno le televisioni e le radio stanno cercando di trovare il degno erede dello storico Festivalbar (non riuscendoci), così diverse emittenti radio televisive accompagnate dallo sponsor di turno producono un evento in qualche piazza italiana (da trasmettere in differita televisiva) con ospiti vari cantanti (generalmente quasi tutti future meteore uscite dai talent show) i quali si esibiscono con il loro tormentone di turno e ritirano il loro bel premio di cartone davanti ad una folla urlante di felicità per il loro beniamino.

Consideriamo un'altra cosa. Molto spesso questi eventi sono iper affollati e se sei fortunato riesci ad accaparrati un posto nelle prime file. Altrimenti bisogna accontentarsi di vedere il concerto da molto lontano e quindi si dovrà fare affidamento ad un maxischermo.
L'ultimo concerto a cui assistetti dovetti guardarlo attraverso un maxischermo.

Concerti ad impatto ambientale zero? Ma dove?! Il caso Jova Beach Party

C'è inoltre un fatto ambientale non più trascurabile. E' risaputo che i concerti non sono ad impatto ambientale zero (nemmeno quelli che si facevano in occasione dell'Earthday: operazione che sapeva molto di greenwashing). 
in tal proposito non possiamo citare il "festival" che sotto questo aspetto è il più "criminale" di tutti: il Jova Beach Party. Ovunque è passato questo carrozzone capitanato da un milionario che ha costruito il suo impero (altrettanto milionario) attorno a due accordi stonati e quattro camice da straccione, vi è stata la devastazione di paesaggi e bellezze naturali.
Nei Jova Beach Party, viene letteralmente sequestrato (con il beneplacito delle varie amministrazioni comunali) un tratto molto ampio di arenile, (nei quali sono stati cancellati flora e fauna locali) per ospitare un mega carrozzone capitanato da un Jovanotti (sempre più sottomesso alle logiche di marketing). Evento a cui per assistervi bisogna pagare un biglietto che arriva anche a costare 100 euro, a cui poi bisogna aggiungere le spese accessorie: quali mangiare e bere (si parla di una spesa accessoria che varia dai 20 ai 100 euro oltre il prezzo del biglietto e del costo di una birra pari ad 8 euro).
Il Jova Beach Party nonostante l'eco mediatico e la continua sponsorizzazione da parte dei media (perché poi?) è stato costantemente criticato, sia per i prezzi davvero spropositati, sia per la bieca operazione di greenwashing. Un famoso divulgatore scientifico Mario Tozzi, ha fatto notare su un quotidiano che questa tipologia di eventi su una parte di ecosistema molto sensibile come la spiaggia è la cosa meno ecosostenibile che esista. Il diretto interessato dall'alto del suo profitto (che probabilmente nei due anni di pandemia non è stato così alto) ha bollato le critiche legittime come delle accuse da parte di econazisti.
Certo la spiaggia successivamente viene pulita (ci mancherebbe altro) ma rimane il fatto che utilizzare delle ruspe per spianare il terreno che successivamente ospiterà un evento di 50 mila persone è tutto men che ecosostenibile.

E' il modo giusto?

Non si vuole giudicare chi va ai concerti, ancora meno chi decide di spendere dei soldi per prendere parte a questi eventi. So bene che molte persone vivono per assistere a questi spettacoli dal vivo (in tanti fanno anche dei viaggi al solo scopo), oltre al fatto che per molti artisti (soprattutto agli inizi della propria carriera) sono l'unico mezzo per farsi conoscere e lavorare. Tuttavia ci chiediamo se sia davvero questo il modello di turismo che le località turistiche (specie quelle balneari) vogliono adottare.

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