I 40 anni di Rete 4. Storia della terza rete televisiva Mediaset. Quarta parte: Gli anni 2000 dal Lodo Rete 4 all'addio di Emilio Fede


Quarto appuntamento de: I 40 anni di Rete4. Un'inchiesta nella quale si ripercorre la storia della terza emittente del gruppo Mediaset, le varie epoche che ha vissuto, i cambiamenti editoriali e le vicende editoriali politiche e giudiziarie connesse arrivando all'attuale linea editoriale imperniata sull'informazione e l'approfondimento. 

Nel precedente appuntamento abbiamo raccontato come negli anni anni 90, grazie alla Legge Mammì i network nazionali privati (Rete 4 compresa) sono stati legittimati a trasmettere. In questo decennio la terza rete televisiva della Fininvest (poi nel 1996 divenuta Mediaset), ha vissuto due cambiamenti di linea editoriale. 
Se nella prima metà degli anni 90 è stata l'emittente italiana di riferimento per telenovelas e soap opera, nella seconda metà del decennio, durante la direzione di Vittorio GiovanelliRete 4 è stata trasformata in una rete dedicata prevalentemente all'intrattenimento per tutta la famiglia in diretta concorrenza con le ammiraglie Rai, Mediaset e Tele Monte Carlo.
Tuttavia già dall'inizio del decennio l'eccessiva concentrazione di canali televisivi nazionali da parte di un solo editore (la Fininvest/Mediaset) stava causando problemi di tipo giuridico.

Il Lodo Rete 4 ed il caso Europa 7

La Legge Mammì del 1990 che legalizzava i network televisivi nazionali, lasciava grosse lacune nel sistema delle concessioni televisive e dell'assegnazione delle frequenze (queste essendo un bene pubblico devono essere assegnate dallo Stato e non potevano essere "occupate"). 
Già subito dopo l'approvazione della stessa legge, in molti contestarono il fatto che la Fininvest avesse un numero eccessivo di emittenti televisive nazionali in uno spettro di frequenze molto limitato. 
È su questi presupposti che la Corte Costituzionale bocciò parzialmente la Legge Mammì, in quanto in contrasto con l'articolo 21 della Costituzione, mentre l'Antitrust impose un limite massimo di televisioni che un editore privato poteva detenere (ossia due).

La successiva legge di riordino del sistema radiotelevisivo Maccanico (dal cognome dell'allora Ministro delle Telecomunicazioni Antonio Maccanico) del 1997, aveva previsto un sistema di assegnazione di otto concessioni televisive nazionali per i network privati ed un piano di assegnazione delle frequenze per le emittenti assegnatarie della stessa concessione.
Dall'assegnazione rimase fuori Rete 4 in quanto il gruppo Mediaset aveva ottenuto la concessione nazionale per le Canale 5 ed Italia 1 e la Legge Maccanico prevedeva l'assegnazione di non più di due concessioni per editore.
Le uniche due soluzioni che si prospettavano per Rete 4 erano o la chiusura oppure la prosecuzione delle trasmissioni sulla televisione satellitare e via cavo.
Il logo di Europa 7


Al posto di Rete 4 ad ottenere la concessione nazionale fu Europa 7: una nascente realtà televisiva dell'editore Francesco Di Stefano (già editore di diverse emittenti locali sparse tra il Lazio e l'Abruzzo) il quale aveva costruito nella Capitale un avveniristico centro di produzione televisivo e aveva studiato un palinsesto imperniato sull'informazione, la satira e l'intrattenimento.

Purtroppo per Europa 7, alle concessioni televisive non seguì il piano di assegnazione delle frequenze previsto dalla Legge Maccanico; pertanto Rete 4 potè continuare a trasmettere (seppur transitoriamente) sulle frequenze che (secondo il patron di Europa 7) dovevano essere liberate e riassegnate.
I vari governi che si sono succeduti tra la fine degli anni 90 e gli inizi degli anni 2000 hanno sempre ignorato la faccenda sino a quando la Corte Costituzionale nel 2002 stabilì che entro il 31 dicembre 2003, Rete 4 doveva interrompere le trasmissioni sulla televisione analogica terrestre e liberare le frequenze.

Grazie a varie proroghe normative Rete 4 riuscì a trasmettere sino alla fine 2003. Poche settimane prima del definitivo spegnimento del segnale, intervenne in maniera drastica il Governo Berlusconi il quale con l'ennesima legge di riordino del sistema radiotelevisivo italiano (la discussa Legge Gasparri, dal cognome dell'allora Ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri), fu inserita una norma (poi denominata "salva Rete 4") la quale consentì alla terza rete Mediaset di poter continuare le trasmissioni analogiche in attesa che la tecnologia del digitale terrestre (la quale avrebbe permesso un numero maggiore di reti) potesse svilupparsi ed essere presente nelle case degli italiani.
L'editore di Europa 7 Francesco Di Stefano potè ottenere le sue frequenze ed un modesto risarcimento danni dalla mancata assegnazione delle stesse solo nel 2010. Al contrario, della Legge Gasparri e della norma "salva Rete 4" si è occupata più volte la Corte di Giustizia Europea, condannando lo Stato Italiano a risarcire economicamente il patron di Europa 7 in quanto ha ostruito per oltre dieci anni l'assegnazione delle frequenze.

Gli anni 2000: Le direzioni Scheri e Feyles

Nonostante le tante proroghe allo spegnimento del segnale, Rete 4 continuò a trasmettere tra mille difficoltà (anche di ascolto, in quanto la terza rete Mediaset era quelle che tra tutte le generaliste stava soffrendo il calo di ascolti della televisione generalista).
Nel 2000 in seguito al pensionamento di Vittorio Giovanelli la direzione di rete passò a Giancarlo Scheri (futuro direttore di Canale 5).
Scheri decise di rivoluzionare ulteriormente Rete 4 facendola diventare una rete non più rivolta alle famiglie ma ad un pubblico adulto e prevalentemente maschile. A farne le spese furono tutte le produzioni di intrattenimento (alcune storiche): da "Ok il prezzo è giusto" a "Bravo Bravissimo", da "La macchina del Tempo" a "La ruota della Fortuna". 
La spending review cominciò ad abbattersi sul gruppo Mediaset, il quale riteneva più producente investire maggiormente su Canale 5 ed Italia 1 invece che su un'emittente che rischiava la chiusura.
In questi anni furono inseriti numerosi programmi di tipo calcistico nonché numerosi telefilm concernenti il crimine e film d'autore. 
Negli anni della Direzione Scheri i personaggi principali dell'emittente erano essenzialmente quattro: Rita Dalla Chiesa (conduttrice di "Forum"), Emilio Fede (deus ex machina del TG4), Emanuela Folliero (annunciatrice di rete e conduttrice di "Stranamore" dopo la scomparsa di Alberto Castagna) e Mike Bongiorno (il quale dopo la chiusura della "Ruota" fu impegnato nelle telepromozioni e nei quiz per ragazzi "Genius" ed "Il migliore").

Nel 2007 i vertici Mediaset decisero di nominare direttore di rete Giuseppe Feyles. Il nuovo direttore di rete doveva rilanciare una rete ormai ridotta al collasso e che in più sarebbe stata privata di "Forum" che nel frattempo (visti gli ottimi ascolti) sarebbe passato su Canale 5.
Feyles continuò sul solco tracciato dal suo predecessore (impostando un'emittente rivolta ad un pubblico adulto) tuttavia innestando nel palinsesto numerose soap opera e telenovelas: una su tutte il serial tedesco "Tempesta d'Amore" che a cavallo tra il 2007 e il 2010 ottenne lusinghieri risultati auditel.

Per fronteggiare la crisi di ascolto che stava attanagliando Rete 4 (anche in seguito al crescente successo delle Pay TV e dei nascenti canali tematici del digitale terrestre), Feyles decise di inserire al palinsesto dei programmi di informazione in prima serata: il primo fu "Quarto grado": programma incentrato sui casi di cronaca nera condotto da Salvo Sottile. Il secondo fu "Quinta Colonna": un talk show politico condotto dal giornalista Paolo del Debbio che inaugurò la stagione del talk populista ed urlato. 
Le due trasmissioni ebbero un grandissimo successo, tanto da spingere i vertici di Mediaset a pensare di orientare la terza rete del gruppo verso l'informazione e l'approfondimento giornalistico (in diretta concorrenza con Rai 3 e La 7). 
 
Un esperimento curioso quanto sfortunato fu "Radio Belva": trasmissione condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo durata una sola puntata. Radio Belva non è stato altro che un rifacimento televisivo del programma radiofonico "La Zanzara". Il risultato fu disastroso sia in termini di contenuti (a causa dell'alto numero di risse verbali scoppiate durante la trasmissione) che di ascolti.

Le dimissioni di Emilio Fede

Il 28 marzo 2012 il gruppo Mediaset e Rete 4 in particolare fu colpito da un particolare evento. Dopo vent'anni ininterrotti di direzione del TG4, lo storico direttore della testata giornalistica Emilio Fede si vede costretto a lasciare l'incarico in seguito ai risvolti dell'inchiesta sulle olgettine ed il caso Ruby nei quali era coinvolto. Con l'addio di Fede al TG4 si conclude un'epoca storica fatta di notizie parziali ed editoriali faziosi. Si chiude anche la stagione delle meteorine: delle ragazze senza uno specifico talento le quali leggevano il bollettino meteo davanti ad un compiaciuto direttore.

Con il pensionamento di Emilio Fede la direzione del telegiornale passa a Giovanni Toti il quale archivia la storia ventennale di Emilio Fede al TG4 e promette una rifondazione della testata giornalistica. 
 
Con il cambio di guida al TG4 e con l'arrivo alla direzione di rete di Sebastiano Lombardi, la scelta di virare Rete 4 verso l'informazione si fa sempre più marcata, ma di quello che avverrà negli anni della direzione Lombardi ne parleremo nella quinta ed ultima puntata de: I 40 anni di Rete 4.
 

Se sei interessato alla storia di Rete 4 puoi seguire la
Prima parte, Seconda parte, Terza parte 
e Quinta parte

1 commento:

  1. L'anno fatta sporca nei confronti di Europa 7, ovviamente di riflesso per salvare Rete 4... incredibile, legge ad personam per davvero...

    Moz-

    RispondiElimina