I 20 anni di La7. Storia del nanetto televisivo che desiderava diventare grande. Prima parte: Da Tele Monte Carlo a La7



Era il 24 giugno del 2001 quando la storica emittente in lingua italiana del principato di Monaco “Tele Monte Carlo” lasciava il posto ad una nuova emittente edita da Telecom Italia che l’aveva rilevata un anno prima. Siamo parlando di La7: l’emittente costituente il terzo polo televisivo alle spalle dei colossi Rai e Mediaset, famosa oggi per i suoi programmi di informazione e le maratone elettorali.
È proprio in quella giornata estiva che dalle ceneri della storica televisione monegasca nacque un network televisivo che ha vissuto varie vite travagliate, ha conosciuto vari proprietari ed amministratori e ha contribuito a segnare l’agenda politica del paese. 

In questa serie ho intenzione di ripercorre la sua storia, le varie epoche cha ha vissuto, i cambiamenti e le vicissitudini che ha subito arrivando agli anni recenti nei quali l'emittente è riuscita ad imporsi ed essere considerata dai più non più come una cenerentola catodica ma una voce attendibile ed imparziale sull'attualità e sulla politica.

L’Antefatto

La7 nasce dalle ceneri della rete televisiva Tele Monte Carlo: televisione monegasca in lingua italiana che (grazie a una fitta rete di emittenti locali) trasmetteva su tutto il paese già dagli anni 70 (quando la televisione in Italia era un’esclusiva della Rai e delle emittenti private locali che sfidavano il monopolio in una condizione di abusivismo).

Negli anni l’emittente cambiò proprietari e gestori passando dai brasiliani di Rede Globo, passando per la Montedison arrivando a Vittorio Cecchi Gori (già proprietario dell'emittente musicale Videomusic che in seguito ribattezzò TMC2).
Anche se il nome rimase sempre lo stesso i legami con il Principato di Monaco furono molto sporadici già dalla seconda metà degli anni 80.

Con il passaggio della rete a Cecchi Gori fu marcata l’intenzione di creare un terzo polo televisivo generalista in grado di competere con i colossi Rai e Mediaset. È proprio negli anni 90 che ci furono acquisizioni di personaggi famosi, di library e di diritti di eventi sportivi, nonché la costruzione di nuovi studi televisivi nella capitale.

Nonostante il grande dispiegamento di risorse economiche i riscontri auditel non arrivavano a causa della copertura del segnale analogico carente o in alcuni contesti addirittura assente, dalla concorrenza troppo forte di Rai e Mediaset e dalla mancanza di visione nel lungo periodo.

A seguito delle difficoltà economiche delle due reti, nel mese di agosto del 2000 Cecchi Gori decise di vendere TMC e TMC2 ad un gruppo imprenditoriale formato da Seat Pagine Gialle (guidato da Lorenzo Pellicioli) e Telecom Italia (guidato da Roberto Colaninno).

Il primissimo logo de La7
La nuova proprietà decise per una “demolizione” e “rifondazione” delle due reti. Se per la rete cadetta del gruppo (TMC 2) si strinse un’alleanza con il gruppo americano Viacom facendo approdare sulle ex frequenze di TMC 2 la versione italiana di MTV, per la rete principale la nuova proprietà decise di cambiare nome della rete, logo e di cambiare linea editoriale, rinnovando il palinsesto e puntando su un target giovanile.

Il nome dell’emittente sarebbe stato La7, la data di partenza il 24 giugno del 2001. Il colore preponderante della rete e del logo era l’arancione. La mascotte della nascitura televisione terzopolista era eloquente: un nanetto arancione che aveva l’ambizione di sfidare i colossi Rai, Mediaset, la nascente pay TV unificata e diventare grande.

Il nanetto che desiderava diventar grande
Del resto il nome dell’emittente (La7) era un chiaro “invito” al telespettatore a sintonizzare la nuova emittente sul tasto 7 del telecomando (proprio alle spalle delle reti Mediaset), quando fino a quegli anni in molte famiglie italiane i tasti 7, 8 e 9 del telecomando erano riservati alle emittenti regionali.

Per il lancio dell’emittente la nuova proprietà non badò a spese ed ingaggiò volti noti: da Gad Lerner (direttore delle news) a Giuliano Ferrara, da Fabio Fazio (che avrebbe guidato uno show in seconda serata) a Platinette e fece una massiccia campagna pubblicitaria di lancio. Della vecchia TMC le uniche trasmissioni che si salvarono furono “Il Processo di Biscardi” e il contenitore domenicale di “Cartoon Network” con alcuni cartoni animati prodotti dall'omonimo network (oggi considerati cult) al tempo inediti nel nostro paese.

Nella prossima puntata si analizzerà il primo anno della nuova emittente a carattere giovanile, i primi successi televisivi e i grossi problemi che l'emittente dovette affrontare dopo meno di un anno d'attività i quali fecero ripensare al nuovo management di Telecom Italia l'intero progetto televisivo.

Se sei interessato alla storia di La7 puoi seguire la 

Seconda parte; Terza parte; Quarta parte; Quinta parte
e Sesta parte




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