Sesto ed ultimo appuntamento de: I 20 anni di La7. Un racconto nel quale verrà ripercorsa la storia dell’emittente, le varie epoche che la rete ha vissuto, i cambiamenti e le vicissitudini che ha subito, arrivando agli anni recenti, nei quali è riuscita ad imporsi come una voce attendibile e pluralista sull’attualità e sulla politica italiana.
Nel precedente appuntamento è stato analizzato il periodo
intercorso tra il 2010 e il 2013. Questi sono degli anni di gran fermento tra
nuove sperimentazioni (la nascita del canale La7d e le prime trasmissioni in
alta definizione), graditi ritorni (quello di Daria Bignardi) e di grandi
arrivi (su tutti quello di Enrico Mentana alla direzione del telegiornale).
È in questi anni che (complice la politica italiana che da un continuo
spettacolo di se) che La7 riesce ad essere sul pezzo con programmi a tema e
approfondimenti che interessano il pubblico e riescono ad imporsi nel loro genere tra i più seguiti.
Tuttavia la crisi economica all’interno del gruppo Telecom
Italia non lasciava spazio ad altre scelte se non quella di vendere l’ormai
storica emittente. Alla fine nel marzo del 2013 l’imprenditore Urbano Cairo,
(già concessionario della raccolta pubblicitaria) riesce ad
acquistare La7 per un importo di un milione di euro. «Ho preso una patata
bollente» dichiarerà Cairo subito dopo l’acquisizione, facendo riferimento alla situazione finanziaria di La7. Fatta l’acquisizione resta da disegnare la nuova
La7, restando comunque nel solco dell’informazione ed approfondimento
tracciato da Telecom Italia.
2013/Oggi: Un nuovo editore
Di Urbano Cairo si può dire tutto ed il contrario di tutto. È un personaggio molto divisivo: o lo si ama o lo si odia. Prima dell'acquisizione di La7 di lui si sapeva che ha avuto un passato in Publitalia (la concessionaria pubblicitaria di Mediaset) ed era uno degli uomini di fiducia di Berlusconi. Uscito da Publitalia nel 1995 fonda la sua azienda di raccolta pubblicitaria, ma è in seguito a delle acquisizioni di periodici in crisi che riesce a costruire la sua carriera da editore, arrivando ai suoi due più grandi successi editoriali: i due settimanali dedicati al mondo del gossip e dello spettacolo "Di più" e "Di più TV". Nel 2005 con l'acquisizione della squadra di calcio del Torino (recentemente fallito) molti suoi critici lo paragoneranno ad un Berlusconi in miniatura.La sua presenza nel mondo televisivo prima dell'acquisizione di La7 non era nuova. È infatti la sua concessionaria pubblicitaria che gestisce la raccolta pubblicitaria di La7 fin dal lontano 2003 quando si stava delineando quella che sarebbe stata una televisione dedicata prevalentemente al giornalismo e all'approfondimento. Chi meglio di lui poteva conoscere l'emittente per la quale curava la pubblicità da 10 anni?
Cairo condivideva con la vecchia proprietà l'idea di un'emittente televisiva dedicata all'approfondimento. Il modello della televisione generalista era in crisi e l'unica strada per la sopravvivenza era quello di diversificare i target.
Per la prima stagione di La7 guidata da Urbano Cairo erano previste numerose novità. Oltre alle tante conferme entrarono a far parte della squadra della rete Gianluigi Paragone con "La gabbia", Salvo Sottile con "La linea gialla" (trasmissione dedicata ai casi più eclatanti di cronaca nera) e Rita Dalla Chiesa: quest'ultima avrebbe dovuto condurre un programma molto simile a "Forum" (condotto dalla stessa su Canale 5 fino a pochi mesi prima) ma che fu cancellato dai progetti di rete a poche settimane dall'avvio.
È tuttavia con l'arrivo di Cairo che molti volti che su La7 avevano conosciuto la consacrazione abbandonarono l'emittente: tra i tanti Luca Telese, Gad Lerner, Benedetta Parodi e Geppi Cucciari.
Cairo credeva che era necessario aggiungere dei programmi di intrattenimento puro slegati totalmente al target di La7 al fine di intercettare e successivamente fidelizzare un pubblico diverso.
Fu così che dal 2013 al 2018 furono ospitate su La7 le fasi finali del concorso "Miss Italia". Questa scelta fu molto contestata dai giornalisti della rete i quali si chiedevano quale fosse il nesso tra una rete dedicata all'informazione ed un concorso di bellezza.
Dopo un primo anno come editore passato tra alti e bassi, nel mese di aprile del 2014 Urbano Cairo annuncia una riduzione agli investimenti della rete. Le conseguenze furono il taglio di risorse economiche ai programmi del daytime, l'allungamento dei programmi di prima serata a scapito della seconda serata e il mancato rinnovo dei diritti sportivi che l'emittente si era assicurata negli anni.
Ciò causerà l'abbandono del direttore Paolo Ruffini che in seguito andò a dirigere TV2000.
Giovanni Floris |
Inoltre nel 2015 la Cairo Communication (la società che detiene La7) riesce ad aggiudicarsi ad un asta pubblica un lotto di frequenze che gli consente non solo di aumentare la copertura del segnale ma anche di non essere più legato alle frequenze di Telecom Italia a cui La7 versata una quota di affitto per il loro utilizzo.
Un merito di Cairo è quello di aver dato per la prima volta vigore alla fascia del pomeriggio grazie a "Tagadà": programma pomeridiano di approfondimento giornalistico condotto da Tiziana Panella la quale per la prima volta riesce a portare l'emittente sopra il 3% di share nella fascia del pomeriggio (fascia fino ad allora dedicata a vecchi film e telefilm).
Il 2015, oltre al rinnovamento della fascia pomeridiana della rete, è segnato dall'arrivo alla direzione di rete di Fabrizio Salini. L'ex direttore di Fox Italia e futuro direttore generale della Rai delinea ancora più marcatamente il territorio tracciato dai suoi predecessori di una rete dedicata all'informazione ed approfondimento. Se durante la sua direzione si assiste all'abbandono di Michele Santoro (deciso a sperimentare nuove trasmissioni), è durante la sua direzione che si assiste al ritorno di Luca Telese con "Il bianco e il nero" e all'arrivo di Giovanni Minoli con il suo "Faccia a faccia" (programma di interviste a personaggi della politica, dello spettacolo e dell'economia).
Caso unico nella storia dell'emittente fu il programma "Eccezionale veramente": un talent show ideato da Diego Abatantuono dedicato alla comicità che fece parte di quel progetto di Urbano Cairo di rendere attraente la rete ad un pubblico più variegato. L'esperimento dopo una discreta prima stagione si arenò al termine di una seconda stagione flop.
Tuttavia è nel 2016 che (dopo 11 anni di collaborazione) si conclude la serie di programmi comico-satirici di Maurizio Crozza (i quali sono giudicati molto dispendiosi per un'emittente che sta cercando di limitare i costi).
Diego Bianchi (aka Zoro) ed il suo "Propaganda live" |
L'anno segnato dalla pandemia, il 2020, si è rivelato un anno fondamentale per La7. A differenza delle altre reti televisive che hanno interrotto la produzione televisiva ed infarcito il palinsesto di repliche, La7 è sempre rimasta accesa, mantenendo attive tutte le trasmissioni di approfondimento, le quali grazie alle tante dirette e gli aggiornamenti sulla pandemia in Italia ha fornito un servizio fondamentale al pubblico. Inoltre la sinergia con il Corriere della Sera (giornale detenuto da Cairo dal 2016) ha portato ad una pubblicizzazione dei contenuti di La7 sulle pagine e i canali online del Corriere della Sera.
A distanza di vent'anni
A distanza di vent'anni da quel lontano 2001 molte cose sono cambiate. Il progetto originario del nanetto che voleva scardinare il sistema della televisione generalista formato dai due poli Rai - Mediaset non esiste più. Esiste una rete imbrigliata (nel bene e nel male) nell'informazione e nell'approfondimento, che deve i suoi risultati di ascolto (positivi e negativi) all'andamento della politica . Una rete che (nonostante i proclami, nonostante gli investimenti e le acquisizioni) non va oltre il 3-4% medio di share. Possiamo tuttavia affermare che la maggior parte del pubblico fidelizzato a La7 è un pubblico laureato con alte capacità d'acquisto (e nella vendita degli spazi pubblicitari ciò influisce).
Tuttavia l'essere un'emittente "tematica" impedisce qualsiasi tipo di sperimentazione. Infatti se da un lato La7 è riconosciuta come una rete pluralista e autorevole e i suoi talk show sono tra i più seguiti in Italia, dall'altro lato i tentativi di trasmissioni di intrattenimento slegati dalla mission di rete vengono bocciati dal pubblico (in quanto non riconoscono in La7 quell'animo da televisione generalista riconosciuto invece ad altre emittenti).
Non potremmo mai affermare se quel progetto di una rete giovane e controcorrente potesse veramente spezzare quel duopolio Rai-Mediaset che stava omologando la televisione nei primi anni duemila.
Col senno di poi, possiamo affermare che la virata dell'emittente verso un genere al tempo inesplorato come quello dell'informazione si è rivelata vincente (complice la crisi della televisione generalista e l'andamento instabile della politica italiana) a tal punto da spingere editori differenti ad adottare strategie simili a quelle adottate per La7 (è eclatante il riposizionamento di Rete 4 nel 2018 con la trasformazione della stessa in una rete dedicata all'informazione ed approfondimento).
Tuttavia l'idea di una televisione dedicata esclusivamente all'informazione tout court non poteva funzionare da sola. La scelta di Antonio Campo dall'Orto e continuata durante le direzioni di Lillo Tombolini e Paolo Ruffini, di arricchire la rete con delle produzioni di intrattenimento e di satira legate all'attualità ha contribuito non poco a risvegliare dal coma profondo una rete che nel 2002 era stata narcotizzata e che probabilmente nel giro di pochi anni sarebbe stata chiusa. Una scelta che ha giovato alle trasmissioni giornalistiche stesse le quali negli anni sono state riconosciute dal pubblico tra le più affidabili e tra le più seguite nel loro genere.
Se sei interessato alla storia di La7 puoi seguire la
Prima parte; Seconda parte; Terza parte; Quarta parte e Quinta parte
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