I 20 anni di La7. Storia del nanetto televisivo che desiderava diventare grande. Seconda parte: Una tv giovane e controcorrente

 


Secondo appuntamento de: I 20 anni di La7. Un racconto nel quale verrà ripercorsa la storia dell’emittente, le varie epoche che la rete ha vissuto, i cambiamenti e le vicissitudini che ha subito, arrivando agli anni recenti nei quali l'emittente è riuscita ad imporsi come una voce attendibile ed imparziale sull'attualità e sulla politica.

Se nella prima puntata sono state analizzate le origini storiche di La7 partendo dall'antesignana Tele Monte Carlo, in questo appuntamento il focus verrà spostato verso i primi mesi di gestione dell’emittente terzopolista guidata dal tandem Seat Pagine Gialle – Telecom Italia; di come la nascita di un terzo polo televisivo avesse dato molto fastidio ai concorrenti, arrivando al nuovo assetto societario di Telecom Italia il quale ridiscute tutti i progetti e le ambizioni dell’emittente.

2001: Una TV giovane e controcorrente

Per il lancio dell’emittente la proprietà, oltre ad una massiccia campagna pubblicitaria di promozione, ingaggiò numerosi volti noti (da Gad Lerner a Giuliano Ferrara, da Fabio Fazio a Platinette) e tentò l’acquisizione dei diritti di trasmissione di alcuni eventi sportivi: su tutti la Coppa Italia e la serie A di Basket.
Della vecchia TMC le uniche trasmissioni che si salvarono dal nuovo corso furono “Il processo di Biscardi”, che di fatto garantiva buone fette di share ed il contenitore domenicale di “Cartoon Network” che da qualche anno aveva preso il posto del contenitore per ragazzi di Tele Monte Carlo “Zap Zap

La neonata televisione aveva due ardui compiti: il primo era quello di sfidare Rai 2 e Italia 1 nella caccia al pubblico giovane considerato dai pubblicitari come uno dei più pregiati. Per questo Colaninno e Pellicioli chiamarono alla direzione di rete Roberto Giovalli: manager televisivo, “allievo” di Carlo Freccero, con un importante passato a Italia 1.

Il secondo era quello di creare un’emittente di “opposizione”. Con la recente vittoria alle elezioni politiche del 2001 della destra guidata dal proprietario di Mediaset (il quale si preparava a prendere il possesso della Rai e ad effettuare le prime purghe con il famigerato editto bulgaro), l’idea di una tv politicamente controcorrente che potesse attirare le tante persone che non si sentivano rappresentate nella linea editoriale comune di Rai e Mediaset poteva rivelarsi vincente.

Gli obiettivi di ascolto erano molto ambiziosi: si parlava del 6-7 % di share nel breve periodo, arrivando a punte del 10% in caso di eventi e prime visioni. La “Prima serata” evento con la quale si lancia l’emittente la sera del 24 giugno 2001 (serata condotta da Fabio Fazio, Luciana Littizzetto ed i volti della rete) sembra essere un buon auspicio (le cronache parlarono di oltre 2 milioni di telespettatori con uno share del 13%). La serata oltre a far conoscere l'emittente sarà ricordata per aver trasmesso il concerto evento di Antonello Venditti e lo spogliarello di Sabrina Ferilli per celebrate il tanto atteso scudetto della Roma.

Il palinsesto della nuova rete comprendeva un mix di quiz telefonici mattutini e notturni, documentari, programmi di intrattenimento, gossip, sport, film e telefilm inediti nonché tanta informazione. L'immagine della rete era "fresca", "giovane", "dinamica" e "controcorrente". Anche i primi bumper che richiamavano ai videogames anni 80 strizzavano l'occhio al pubblico giovane a cui l'emittente puntava.

Il volto principale della rete doveva essere Fabio Fazio il quale (in coppia con Luciana Litizzetto) nell’autunno avrebbe dovuto guidare un late show  di seconda serata (per 5 sere su 7) in diretta concorrenza con il “Maurizio Costanzo Show” e “Porta a Porta”.

Le prime avvisaglie

Nei primi mesi estivi di vita la macchina di La7 sembrava essersi messa in moto in attesa dell’autunno, stagione nella quale si sarebbe capito se la nuova emittente avrebbe sfondato. Anche il mercato pubblicitario vide di buon occhio il nascituro polo televisivo (solo all’avvio erano stati raccolti 230 miliardi di lire in pubblicità).

Tuttavia il trio Giovalli – Colaninno – Pellicioli, commisero due errori concatenati. Invece di fare esordire la loro creatura in primavera nel bel mezzo della campagna elettorale (facendo conoscere fin da subito al pubblico il pensiero controcorrente della nuova emittente), il trio dirigenziale perde mesi nell’opera di corteggiamento di Enrico Mentana a cui chiedono inutilmente di dirigere il neonato telegiornale, il quale, inizialmente tentato dalla sfida, alla fine decise di rimanere al TG5. Durante la campagna elettorale rimase accesa un’ininfluente Tele Monte Carlo, mentre la nuova televisione esordì il 24 giugno 2001, pochi giorno dopo le elezioni politiche vinte dal centro-destra.

Inoltre, durante l'estate del 2001, Marco Tronchetti Provera, riesce a diventare l'azionista di riferimento di Telecom Italia e di conseguenza il nuovo editore di La7, riducendo il potere di azione del duo Colaninno - Pellicioli i quali pochi mesi dopo abbandonarono la loro creatura.
Già durante l'estate si parla di un'operazione (quella di La7) dal punto di vista finanziario ed editoriale insostenibile e di un possibile cambio di linea editoriale in funzione di una futura vendita dell'emittente inaugurata poche settimane prima.


Nel post 11 Settembre 2001 (data spartiacque anche per l'emittente), in seguito agli attentati al World Trade Center di New York, La7 propone per lo slot della mezza sera “Diario di guerra”: programma di attualità antesignano del noto “Otto e mezzo” condotto dalla coppia Giuliano Ferrara e Gad Lerner. Questa è una trasmissione che, prendendo spunto dalla guerra scatenatasi tra occidente e medio-oriente, vuole anche analizzare l’attualità politica italiana. La coppia Lerner-Ferrara vuole sottolineare il dualismo politico esistente tra destra e sinistra in Italia ben rappresentato dai due giornalisti dichiaratamente schierati politicamente.

I nodi vengono al pettine

A pochi mesi dalla messa in onda di La7 i primi nodi cominciarono a venire al pettine. La mancanza di una library e di diritti di eventi, il mancato acquisto dei diritti della Coppa Italia e della Serie A di Basket; il deciso taglio degli investimenti deciso dal nuovo management di Telecom Italia, il successivo abbandono di Colaninno e Pellicioli, la cancellazione dello show di Fabio Fazio a pochi giorni dall’avvio, le dimissioni del direttore del telegiornale Gad Lerner («non voglio fare lo straccione che vive di elemosina» dirà), sommati ad una scarsa copertura del segnale ereditata da TMC, oltre ad un mercato televisivo in continuo cambiamento, restituirono ai vertici di La7 un triste riscontro: nei primi mesi di vita l’emittente aveva raccolto un deludente 2% di share (a fronte di obiettivi di ascolto tripli o quadrupli).

Inoltre, l’essere considerati una televisione ostile al nuovo governo che di li a poco avrebbe dovuto gestire l’affare del digitale terrestre e che poteva decidere le sorti di Telecom Italia erano tutti segnali che la barca appena varata stava per affondare.

Con la seguente acquisizione di Telecom Italia da parte di Marco Tronchetti Provera nell'estate del 2001, si decise già da subito di ridiscutere e ridisegnare i progetti e le ambizioni iniziali dell’emittente nonché di un'eventuale vendita. Ma di ciò che successe nei mesi seguenti al nuovo assetto societario di Telecom Italia se ne parlerà nel prossimo appuntamento de: I 20 anni di La7.

 Se sei interessato alla storia di La7 puoi seguire la 

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